CORRIERE DEI PICCOLI - MILANO
SERIE
" LA CAMPAGNA D’ITALIA DEL 1859 "
INSERTI DEL CORRIERE DEI PICCOLI
PROMO N° 11 DEL 15 MARZO
TAVOLE NUMERI 12 – 13 – 14 DEL 22 E 29 MARZO E DEL 5 APRILE 1959
LE FIGURINE
PRESENTAZIONE
1. INTRODUZIONE (SU BASE STORICA)
Non dico che mi sia appassionato alla storia grazie a queste realizzazioni del corriere dei piccoli, che alla loro uscita nelle edicole mi vedevano pienamente coinvolto dato che all’epoca avevo esattamente nove anni ancora da compiere, ma credo che la cosa abbia molto contribuito alla mia formazione unitamente alle tante iniziative editoriali e non dell’epoca quando eravamo orai prossimi alle celebrazioni del centenario della nascita della “nazione Italia” a me non piace parlare di riunificazione anche perché l’Italia era stata una località geografica ma mai politica fino al giorno in cui le idee dei veri fondatori della patria ed in particolare di Giuseppe Mazzini cominciarono a parlare ai giovani di Italia come una identità politica in una identità geografica storicamente riconosciuta.
Mazzini, fu sollevatore di coscienze, buon maestro, padre assoluto della patria, primo dopo quasi duemila anni a “vedere” la nostra nazione, a vedere l’Italia.
Mi soffermo su Mazzini per due diverse ragioni, la prima delle quali è che quello che ho scritto sopra è per me verità assoluta, ma poi perché in questa raccolta di figurine la figura di Mazzini non c’è!
Non ne faccio una colpa al “Corriere dei piccoli”, però se arrivammo ad una seconda guerra di indipendenza a combattercela con l’Austria fu anche per l’opera di Mazzini verso le coscienze fertili degli italiani.
Vedo, in questo il potere della mente, la forza dell’ideale e delle idee, la verità dell’iniziativa superiore alla ragione pratica della diplomazia o delle schermaglie di ogni ordine e moralità messe in campo (dalla contessa di castiglione alla guerra di Crimea).
Certamente Mazzini uscì sconfitto all’interno di chi anelava alla Patria, perché repubblicano, e perché era un filosofo, un teorico, un rivoluzionario, non un pratico non un diplomatico.
Senza Mazzini a risvegliare le coscienze anche Garibaldi avrebbe fallito e la grande differenza tra i due sta proprio nel fatto che se Mazzini incarnava le sue idee, Garibaldi incarnava le stesse ma in maniera pragmatica, tanto da comprendere che solo appoggiandosi ad un potere affine anche se monarchico come quello dello Stato sabaudo, certe idee avrebbero trionfato.
Garibaldi aveva pragmaticamente capito che prima bisognava fare la Nazione “Italia”, poi ci sarebbe stato tutto il tempo per renderla Repubblicana e Democratica.
In questo senso l’esperienza di Garibaldi a fianco di Mazzini nella Repubblica Romana del 1849 fu ampiamente formativa.
Fu lì che Garibaldi comprese come le idee sono una cosa e come il farle trionfare è ben altra!
Difatti Garibaldi c’è e Mazzini no!!!!!
2. IL PROGETTO
Dopo questo “pistolotto” che mi scuserete di avervi fatto ammorbandovi per bene, torniamo nel mondo delle nostre figurine… e che figurine!!!!!
Il progetto era quello educativo (innanzi tutto) di ricordare, a distanza di 100 anni, ai giovani italiani della seconda metà del xx secolo una delle tappe fondamentali della nostra nascita come nazione, ovvero la seconda Guerra di indipendenza.
Il progetto prevedeva non solo le figurine, ma una serie di articoli che si riproponevano di ricostruire, anche con l’ausilio delle figurine ritagliate, le grandi battaglie di questa guerra (Palestro, Magenta, Solferino, San Martino, tanto breve quanto sanguinosa e dalla precoce fine con risultati solo parzialmente a noi favorevoli (27 aprile – 12 luglio 1859).
Dopo una pagina “promo” con le sole effigie dei principali protagonisti, le tavole vere e proprie uscirono consecutivamente nell’ordine: tre pagine con 99 figure autonome per l’esercito italiano, due pagine con 68 figurine autonome per l’esercito austro-ungarico ed infine ancora due pagine con 68 figurine autonome per le forze francesi.
3. GLI ASPETTI GRAFICI
La realizzazione delle tavole fu affidata all’allora venticinquenne Giorgio Trevisan (classe 1934), uno dei più grandi fumettisti disegnatori, illustratori italiani del novecento ed “oltre”, visto che il Nostro è vivo e vegeto (2023).
Malgrado giovanissimo era già a Milano con moglie e 2 figli e dall’età di 21 anni ed era stato assunto nello studio di Rinaldo Dami (Roy d’amy) che sarà suo maestro e mentore e al quale Trevisan resterà sempre legato.
Tra l’altro voglio osservare bene le figurine edite dalla dolcifico lombardo di perfetti della serie Buck Jones perché, a pensarci bene, qualche cosa dello stile di Trevisan mi pare di averlo intravisto a suo tempo, non escludo che qualche tavola sia sua.
Ad ogni modo su internet, se ne volete sapere di più su questo eccezionale artista, molto vicino, anzi gran creatore delle nostre passioni, consiglio su tutte questo link:
giorgiotrevisan.blogspot.com/2010/09/giorgio-trevisan-disegnatore.html?spref=pi
Non mi dilungo ulteriormente sulla qualità eccezionale del tratto e basta guardare il cavallo di Garibaldi per dire di “aver capito”.
Riguardo alla precisione storica della ricostruzione delle uniformi non mi sembra si debba “investigare più di tanto anche ricordando che le tavole non sono un trattato di uniformologia ma delle pubblicazioni nemmeno di pregio tipografico realizzate per bambini e quindi non possiamo pretendere le perfezioni certificate.
Tuttavia, ho notato che Trevisan, molto intelligentemente, in alcune immagini singole di portabandiera italiani, copre, “ad arte” il bianco delle bandiere per evitare di dover perfezionarla con lo stemma sabaudo che allora era al centro dei tricolori.
Un trucchetto o una casualità voluta, senza commettere nessun peccato.
Ma in ambedue le immagini di un portabandiera garibaldino entrambe le bandiere sono ben spiegate al vento e sul bianco non è riportato alcuno stemma sabaudo.
Una dimenticanza sarebbe possibile, ma due e per di più sempre su portabandiera di un corpo di armati, mi pare molto poco casuale.
Non è facile indagare questo aspetto ma mi ci metterò di buzzo buono!
4. UN PO’ DI STORIA: I GARIBALDINI
Un’altra realtà mi sembra quella dei “garibaldini”, nelle tavole sono tanti e tutti con la divisa rossa che indosseranno nella oramai prossima impresa dei mille, ma nella realtà nessun garibaldino in “divisa rossa” partecipò al conflitto.
Le forze messe a disposizione del Mag. Generale Giuseppe Garibaldi, (anche lui inquadrato nell’esercito sabaudo) appartenevano ad un “corpo speciale” ed erano stati denominati “cacciatori delle alpi” e vennero inquadrati come corpi volontari e dotati di uniformi dell’esercito piemontese (quindi niente camicia rossa) e dipendenti non dal ministero della guerra ma da quello dell’interno come corpi speciali di volontari appartenenti alla guardia nazionale.
Non conosciamo le ragioni per cui i “garibaldini” furono inseriti nelle tavole del Trevisan, con questo nome tanto improprio quanto famoso ed importante anche per le fantasie dei giovani a cui le tavole erano dedicate.
Dei “cacciatori delle alpi” non c’è traccia e questo è un errore di scelta giornalistica, non certo imputabile a Trevisan che di cacciatori delle alpi ne avrebbe sfornate cinque divisioni……
Garibaldi nella guerra agì come ala esterna al corpo militare vero e proprio, un punzecchiatore continuo delle forze austriache adottando una tattica da guerrigliero che egli conosceva benissimo per le esperienze avute in America del sud.
Colpiva e si ritirava abbandonando ciò che aveva conquistato, ma il suo scopo non era quello di conquistare territori da annettere, ma esclusivamente quello di attirare su di sé le forze austriache distraendole dalle posizioni centrali del fronte a sud in attesa che l’esercito franco piemontese superasse con facilità e senza combattere il Ticino, una sorta di barriera naturale, per portare avanti la campagna militare prevista.
Solo dopo che questo fu avvenuto Garibaldi, dismessi i panni tattici del guerrigliero guida i suoi “cacciatori” avanzando lungo l’ala nord delle forze sabaudo francesi, riconquistando Como, Lecco, Varese e spingendosi avanti anche Bergamo e Brescia.
Ad un certo punto delle operazioni Garibaldi, giunto sulle sponde del lago di Garda avrebbe anche tentato di lanciarsi sul Trentino ma fu fermato dall’armata del generale Cialdini mandato li appositamente ed in gran fretta, che impose il rispetto dei patti con la Francia di non invasione della regione e lo mandò a “normalizzare” le zone di confine nord della Lombardia (Valtellina e Bormio) dove fu poi raggiunto dall’armistizio di Villafranca (11 luglio 1859) che pose fine alla guerra.
Se non fosse che troppo spesso, se non sempre, la storia dell’uomo è e sarà scritta col sangue, rappresenta la sintesi complessa dell’agire dell’uomo vista da occhi che non l’hanno potuta vedere.
5. ASPETTI COLLEZIONISTICI
Le tavole del “Corriere dei piccoli” dedicate a questi eventi tanto importanti per la storia del Nostro Paese sono ancora recuperabili sul mercato dell’usato e degli amanti di questa tipologia di figurine.
Ovviamente, come per tutte queste creazioni da stampa di settimanale, non possiamo parlare di singola figurina ma di fogli interi, completi oppure dell’intero giornalino che naturalmente non va privato delle pagine con le tavole ma conservato integro, tanto di lì ne gli austriaci, né i garibaldini che non c’erano (ma ci sono) fuggiranno mai!!!!
Il costo? Contrattatelo, però ricordate che sono tavole dal valore storico di quasi 65 anni fa, solo un pollo o un ignorante ve le cederà per pochi cents….
Come sempre …
Buona collezione!!!!!