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ROCKET - ROMA

 

LA STORIA

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1. ELEMENTI BASE

Gli amici di questo sito mi scuseranno ma io di questa casa editrice romana sono riuscito a sapere ben poco.

Non me ne faccio una colpa perché, molto probabilmente, al di là delle poche tracce lasciate, probabilmente questa è una casa editrice che ha realizzato veramente poco ed in poco tempo, quasi una meteora!

Certamente è veramente poco per poterla inquadrare in maniera almeno soddisfacente, però se questo è quello che abbiamo non possiamo mica inventarci le cose!

Tuttavia attraverso le pochissime tracce sino ad oggi pervenute abbiamo la possibilità di abbozzare qualche ipotesi non del tutto campata in aria.

Vediamo gli elementi che abbiamo a nostra disposizione:

La ditta viene iscritta al registro delle ditte di Roma con atto numero 216805 del 20 maggio 1959, numero di società 721, con la denominazione di “Rocket italiana s.r.l.” con sede in Roma via Adige, 16.

La società si era costituita, con identica ragione sociale, il mese precedente e, per la precisione, il 17 aprile 1959 con atto del notaio Ruggiero Francesco, coadiutore Raoul Guid, repertorio numero 062650.

Interessante è l’oggetto sociale che recita esattamente:

“sfruttamento del brevetto numero 2298/99. Produzione, acquisto e vendita da apparecchi, macchinari e materiale tecnico e materie prime di ogni genere, esercizio di stabilimenti, lavorazione di macchinario, importazione ed esportazione di macchinari, apparecchi e materiali connessi, acquisto, vendita, permuta, gestione di beni mobili ed immobili, in genere qualsiasi attività economica che comunque possa giovare allo svolgimento del programma sociale.     Tutto sia direttamente ed in proprio sia a mezzo di terzi.”

La domanda che sorge spontanea è: “ma che minchia di società era questa”?

Al di là dello sfruttamento del brevetto numero 2298/99 che è chiaro come intento a meno che siccome non sappiamo cosa sia il brevetto in questione non sapremo mai che cosa la società facesse!!!

Compravano macchinari, minerali ed immobili, gestivano stabilimenti, acquistavano beni mobili (denaro, gioielli…?).

Chi ci capisce qualche cosa è bravo!

A fronte di tante cose che si riprometteva di fare, la ditta “rocket italiana” risulta dai documenti che non abbia mai espletato alcuna attività.

2. QUALCHE SUPPOSIZIONE

A fronte di tanta mole di informazioni ricavate dalla documentazione disponibile presso la camera di commercio di Roma, possiamo analizzare altri dati da cui far partire alcune supposizioni.

La sede della società e la sua denominazione fanno considerare come possibile che si tratti di una società creata da una società estera, probabilmente anglosassone (inglese o americana) esattamente come lo fu la Cardmaster, la Colorado.
Proprio la Colorado si chiamava esattamente “Colorado italiana” ed era una succursale italiana della inglese a&bc.

La sede Roma è la stessa della Cardmaster, società d’oltremanica dalla inglese Master Vending co.

Queste impressioni che, ovviamente non dimostrano nulla, possono farci pensare ad una società estera che nel 1959 abbia aperto la sua filiale italiana cercando, senza successo, di prendere piede nel nostro paese e poi sia stata lasciata nel dimenticatoio, tanto che senza aver mai più dato segni di vita è stata cancellata d’ufficio dalla camera di commercio di Roma in data 20 maggio 2002.

Ad una identica soluzione arrivo anche analizzando le figurine dell’unica serie della Rocket prodotta (almeno a me non ne risulta nessun’altra).

Si tratta di figurine di aeroplani a getto, il cui imprinting creativo è molto più anglosassone che italiano.

Basta confrontare una figurina di questa serie con una figurina Sidam (aerei d’oggi) ed una figurina Cardmaster (apparecchi a reazione del mondo), per rendersi conto che le Rocket assomigliano più alle seconde che alle prime!

Questo sia per l’aspetto grafico sia per il dettaglio visto che le Rocket hanno un tipo di numerazione chiaramente anglosassone (non figurina numero 2, ma figurina 2 di 50), esattamente come le Cardmaster.

Una particolarità è poi il fatto che le figurine siano state stampate da una tipografia di Spoleto in Umbria!

Ma è una particolarità come una curiosità che non aggiunge nulla, nemmeno a livello di supposizione succedanea.

Di altro non ho trovato e forse non c’è.

Nemmeno sono stuzzicato a fare chi sa quale ricerca per capire chi ne fosse il titolare e per reperire qualche altro dettaglio.

Si tratta di una casa editrice o meglio di una ditta del polo romano delle figurine che ha lasciato una traccia così piccola e poco significante che quanto di lei ci è giunto fino a noi pare, anche se poca cosa, sufficiente a darci almeno una idea.

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