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EDIZIONI BALILLA - MILANO - ROMA

 

LA STORIA

 

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1. EDIZIONI BALILLA – L’EDITORE CHE NON C’È

La prima cosa che va chiarita in modo da essere esplicitamente chiari è che le Edizioni Balilla non esistono.

Andiamo per ordine perché solo così potremo comprendere come mai questa serie di figurine viene riportata come prodotta da un Editore che non esiste.

Il termine “balilla”, in realtà è un nome proprio di un ragazzo che a Genova, nel 1746 fu uno dei primi, scagliando delle pietre con l’esercito austriaco, a dare inizio alla rivolta.

Viene da subito considerato un piccolo eroe e quindi il suo nome diviene simbolo di ardimento e amore “patrio”.

Il nascente movimento fascista, nel 1921 prevede, sin dal suo primo divenire, l’istituzione di una “avanguardia giovanile fascista” di cui fanno parte, dall’anno seguente i “Gruppi Balilla” destinati ad accogliere i ragazzi dai dieci ai 14 anni.

Già nel 1923 era uscita nelle edicole la testata il “Giornale dei Balilla”, poi divenuto “Il Balilla”, periodico dei gruppi “Balilla” realizzato dalla casa editrice “Imperia” di Milano.

Nel 1925 “Il Balilla” divenne supplemento settimanale de “Il Popolo d’Italia” organo di stampa ufficiale del Partito Nazionale Fascista, con sede a Milano in via Moscova, angolo Via Lovanio.

Nel 1926, con legge del 3 aprile viene sancita la nascita dell’”Opera Nazionale Balilla”, non più come una componente giovanile di un partito ma come Ente di Stato Autonomo (si fa per dire, ovviamente, certe cose, stato compreso, non erano più autonome da diversi anni in Italia).

Dal 1931, sino al 27 giugno del 1943 la rivista divenne l’organo dell’Opera Nazionale Balilla, quindi un organo di stampa non più economicamente legato al P.N.F. ma piuttosto un organo di stampa statale, essendo direttamente legato ad una Organizzazione statale: “l’Opera Nazionale Balilla” con sede in Via dei Magazzini Generali, 4 a Roma.

La direzione della rivista dal 1931 al 1939 resta nelle mani di Renato Ricci, un avanguardista della prima ora che Mussolini aveva messo a capo dell’Opera Balilla.

Nel periodo che va dal 1940 al 1943 viene edito dalla A.P.I. (Anonima Periodici Italiani) della Mondadori con sede a Milano in via Corridoni, 39 e con tipografia a Verona (Officine Grafiche Mondadori) e successivamente a Roma edito direttamente dalla G.I.L. (Gioventù Italiana del Littorio) con redazione e sede in Piazza Adriana, 5 mantenendo la medesima tipografia.

Nella sua vita ventennale la rivista si è fatta capo della pubblicazione di numerose iniziative editoriali come gli almanacchi de “Il Balilla”, i supplementi de “Il Balilla” e “Gioventù in armi” (dal 1941 al 1943).

Tra queste iniziative di corredo c’è tutta una serie di produzione di figurine sia di carattere sportivo che di carattere cinematografico che didattico “bellico”, dedicate sia agli eventi bellici coloniali sia, poi, alla seconda Guerra Mondiale.

Va detto che, pur non essendo emerso in maniera esplicita, si ritiene che la componente di ideazione, realizzazione, stampa e distribuzione delle figurine legate alla rivista “Il Balilla” sia restata sempre sotto la direzione della casa editrice milanese “imperia” che, anche dopo la guerra, continuerà ad essere particolarmente attiva proprio nell’ambito delle iniziative per ragazzi (album e figurine).

Tuttavia in tutta quella che è la produzione di figurine sportive e non, attribuibili alle fantomatiche “edizioni “Il Balilla”, in nessun caso troveremo sul retro o sul fronte di queste realizzazioni una sola scritta che possa ricondurci, in maniera assolutamente certa, alle realizzazioni di questo “Editore”, ecco perchè sopra si è detto che questa Casa editrice "non esiste".

Tale, emblematica, riservatezza sarà, poi, una caratteristica di molte case editrici che, nell’immediato dopoguerra, affronteranno il mercato delle piccole figurine da gioco (Cicogna, Stella, Nannina ed altre minori) senza che una sola di queste realizzazioni abbia un qualsiasi anche unico elemento che le possa ricondurre in maniera inequivocabile alla propria casa editrice, se non il “DNA” della stessa, che però deve essere ben contestualizzato per non prendere delle storiche cantonate, con attribuzioni di “fantasia”, fatte spesso derivare dalle molteplice sfumature dei “mi ricordo che” di collezionisti, allora già dalla memoria intaccata dall’età ed, in ogni caso, oramai passati da diversi decenni a miglior vita.

2. LE REALIZZAZIONI DI “CASA BALILLA”

Tra le realizzazioni legate alla rivista “Il Balilla” vanno annoverate diverse serie di figurine, spesso di piccole dimensioni (chiamate figurine da gioco), molto spesso senza album tra cui:

  • "Divi dello spettacolo" – 1937 – 38 – serie (in via di ricostruzione) da 100 figurine circa, senza album e con bordo nero;

  • "Calciatori” – 1938-39 – serie da 100 figurine senza album (bordo bianco fascia tricolore diagonale);

  • “Sportivi” – 1939 – serie da 110 figurine di calciatori, ciclisti, pugili atleti – bordura nera;

  • “Figurine di guerra” - 1940 – serie da 100 figurine cartonate leggere con bordura nera;

  • “Calciatori e Ciclisti” 1940 – 41 – serie da 105 figurine “lunghe”, dimensione 4,8 x 3,4, con album (anche l’album è anonimo, tanto è vero che molti lo hanno classificato come un album della V.A.V. (tra cui la pubblicazione edita da Mencaroni), ma che sul sito “museo della figurina” viene attribuito (secondo noi con maggiore credibilità - vedasi nota a fondo pagina) alle “Edizioni Balilla”;

  • "Ciclisti e Calciatori" 1941 - 43 serie da non più di 50 figurine senza album con bandiera rettangolare in basso;

Probabilmente in maniera ancor più anonima che prima della guerra, realizzate per conto degli “eredi balilla”, la cui identità era opportuno celare, dalla Imperia di Milano ma sempre di “Marca” Balilla alcune edizioni post belliche di cui la prima certamente Balilla mentre le altre tre di una specie di marchio “Tre Colori” ma di certa provenienza Balilla che, per anni sono state, in maniera assolutamente erronea, attribuite alla "Cicogna" vedi articolo sulle produzione espunte da Casa Cicogna):

  • “Sportivi” 1946” - (calciatori e ciclisti pugili atletica) 1946 - serie numerata probabilmente di 55 figurine di misura 3,5 x 4,5 senza album caratterizzate da una fascia tricolore orizzontale in bordura;

  • “Sportivi 1947-48” – serie numerata di 75 figurine misura 3,5 x 4,5 senza album caratterizzata da una doppia fascia tricolore orizzontale ed una doppia fascia verticale;

  • “Calciatori 1948-49” serie numerata di almeno 120 figurine, dimensione 4,8 x 3,4, senza album, bordura nera e fascia tricolore orizzontale, mentre sul lato lungo, troviamo la famosa bordura a “pellicola cinematografica”;

  • “Serie Olimpica”1948-49", serie numerata di 50 figurine dimensione 4,8 x 3,4, senza album, con bordura nera e fascia dei colori olimpici (azzurro, nero, rosso giallo, verde cui si aggiunge un sesto colore (rosso scuro) la cui presenza dà adito anche ad altre interpretazioni.

NOTA RELATIVA ALLA PRODUZIONE DELLE SERIE DI FIGURINE DEL 1941

Nei primi album realizzati dalla ditta V.A.V. “caricature (1936) e stemmi (1937) la presenza del nome dell’editore è ben evidente, mentre lo è solamente nel primo dei 4 album (1940) che la V.A.V. realizza per la voluminosa serie di figurine dal titolo “La Guerra Nostra” dove, pur aumentando la presenza di frasi tipo “vincere”, ripetuto come un mantra, evita accuratamente di comparire nel ruolo di Editore, lasciando ad un anonimato abbastanza “ridicolo” la raccolta.

È sin troppo evidente che la guerra, come manifestazione politica, non era affatto “popolare” e consigliava “prudenza” in attesa degli eventi futuri che già si intravvedevano piuttosto incerti e con obiettivi sempre meno raggiungibili a mano a mano che la raccolta (e, purtroppo anche la guerra) procedeva nel tempo.

La cosa acquisisce un aspetto quasi “tristemente comico” se si considera la quinta edizione di queste figurine di guerra, una serie breve di 50 figurine (senza album – peccato, sarebbe stato interessante vedere come quel “mantrico “vincere” sarebbe miseramente sparito), in cui si parla degli alleati vittoriosi assieme ai “patrioti” (leggi partigiani), come se il passare da una posizione ad un’altra, diametralmente opposta, fosse cosa semplice e priva di implicazioni “morali”.

Detto questo, va notato che l’album, prodotto per contenere le figurine sportivi del 1941, sia decisamente meno anonimo rispetto alle altre produzioni dichiaratamente V.A.V. in quanto si parla di “Ditta” in maniera anonima relativamente alla distribuzione dell’album dato in omaggio (elemento e terminologia non consone alle edizioni della V.A.V.) e, soprattutto il richiamo di tipo “pubblicitario” che richiama a gran voce (vedasi i caratteri, il posizionamento e la presenza del punto esclamativo) che recita esattamente: “Balilla-Avanguardisti-Sportivi”, una dizione per nulla in linea con la “prudente” serie di copertine realizzate per “La Guerra Nostra” alcune antecedenti a questa con l’invito decisamente di parte in cui ci si rivolge a Balilla ed Avanguardisti (per primi).

Perché la V.A.V. prima è esplicita editrice, poi diventa anonima e prudente ed improvvisamente, per un argomento del tutto apolitico come lo sport, diviene decisamente schierata verso una componente politica al potere?

Prima di trarre qualche conclusione vogliamo ricordare che nel 1941 le tipografie responsabile della stampa delle varie produzioni firmate dalla rivista “Il Balilla” erano a Verona (Officine Grafiche della Mondadori) e questo pone la realizzazione delle figurine Balilla, in prossimità, quanto meno geografica, con le tipografie della Venturini.

Va ricordato anche che il format editoriale di queste figurine viene riproposto (attenzione: sia nella dimensione sia nel format visivo : disegno, doppia immagine con mezzobusto e vignetta in azione) nella serie 1948-49 di quella che abbiamo chiamato “Editrice tre colori”, un format che non appartiene assolutamente né alla cicogna né, tanto meno alle edizioni della V.A.V. e quindi, per prossimità grafica dovrebbe appartenere alle serie 1941, il che avvicina questa serie molto più alle Edizione Balilla che a quelle della V.A.V..

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