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ALTHEA – PARMA

 

LA STORIA

LOGO ALTHEA

 

 1. DALLA NASCITA ALLO STOP DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE

la Althea nasce a Parma, nel 1932, per volontà ed intuizione della famiglia Bertozzi, di quella terra originaria e già addentro, da quasi un secolo, alle attività proprie del comparto agro-alimentare.

In particolare sono i due fratelli, Carlo ed Amilcare Bertozzi ad avere l’intuizione sul fatto che le abitudini degli italiani stavano cambiando, difatti, pur rimanendo il nostro un popolo legato alle tradizioni, specie per quello che riguarda la buona cucina intuirono che con l’arrivo di una società diversa, anche certe abitudini alimentari sarebbero cambiate.

La ditta prende il nome da un fiore selvatico la “Althea officinalis” che Carlo Bertozzi raccoglie sul prato su cui sorgerà lo stabilimento di produzione, proprio il giorno in cui va a visionare l’area, peraltro attigua ai campi coltivati.

Con l’Althea nasce la “Cucina d’Italia”, una ditta che non prepara solo conserve alimentari ma prodotti già finiti e pronti all’uso, specie sughi e ragù

Nasce così il “Sugoro Althea”, il primo condimento pronto commercializzato su scala nazionale, anche grazie a grandi campagne pubblicitarie su riviste femminili.

Vengono così creati i simboli della Althea, la massaia Maria felice e la famosa “casa trasparente”, sinonimi della familiarità dei prodotti e della trasparenza di lavorazione e produzione.

Nel periodo bellico, dal 1940 al 1947 la Althea si ferma cessando ogni attività produttiva.

 2. GLI ANNI '50

La ripresa è forte e convincente, in un paese che ha voglia di risollevarsi e la Althea, ripartita col giusto passo incrementa le sue produzioni con il “parmi’”, sugo leggero all’olio di oliva e con il concentrato di pomodoro “fiordagosto”.

Ma è nel 1953, con la produzione del “cremifrutto”, una mattonellina di marmellata in confezione trasparente che la Althea sfonda nel mondo dei ragazzi!

Nell’immaginario collettivo della generazione dei ragazzi di allora “cremifrutto” diventa anche sinonimo di francobollo, difatti in ogni confezione di cremifrutto, nella etichetta, che altro non era che una bustina, era riposto un francobollo, di provenienza generalmente straniera, collegato a determinate argomentazioni scientifico culturali (animali, fiori, personaggi storici ecc.).

Il prodotto incontra il favore di madri e figli e diviene un cult della merenda di metà mattina a scuola o del pomeriggio a casa, per la sua praticità, per la sua bontà e per il suo …francobollo.

Molti dei ragazzi di allora sono diventati amanti del francobollo proprio attraverso il cremifrutto.

Alla fine degli anni 50 la Althea commercializza anche i dadi da brodo.

 3. GLI ANNI '60 - '70 - '80

L’inizio del decennio è sotto la precisa volontà di portare l’azienda ai vertici della produzione nazionale, pur in un contesto di concorrenza non facile, Liebig, Star, Knorr, Cirio, solo per citare la concorrenza dei prodotti “salati”, tralasciando quella ancor più vasta dei prodotti dolci.

La Althea sfrutta al massimo le nuove tecnologie di diffusione di massa (i così detti “media”), soprattutto la televisione essendo una delle Ditte che, con carosello, entra più spesso nelle case degli italiani, attraverso il suo motto “ottima idea, prodotti Althea”!

I suoi prodotti sono supportati da raccolte di punti con premio (i famosi punti VDB), ed il cremifrutto mantiene l’omaggio di un francobollo sulla bustina di ogni singolo cremifrutto, mentre le confezioni da 3 o da 5 cremifrutti si arricchiscono di figurine fustellate di varie dimensioni e soggetti, dallo sportivo al didattico per ragazzi e ragazze.

Ma un evento tragico ed inaspettato, la morte del co fondatore Carlo Bertozzi, porta la famiglia a cedere l’attività alla multinazionale olandese Unilever che, in pochi anni, trasforma lo “stabilimento” in “stabilimento di produzione periferico”, pur mantenendo vivo il marchio Althea.

Ma la concorrenza e la volontà della nuova proprietà di utilizzare non tanto il marchio quanto la qualità della produzione Althea spinge inesorabilmente il marchio Althea ed i suoi prodotti verso la sparizione, non supportandoli più con adeguate campagne pubblicitarie.

È così che la Althea diviene nel 1976, sempre in ambito Unilever, semplice divisione della SAGIT di Latina, Società di prodotti surgelati (marchi Algida e Findus) e poi, verso la fine degli anni 80, la Unilever decide di chiudere gli stabilimenti di Parma trasferendo le produzioni in Belgio.

4. DAGLI ANNI '90 AD OGGI

Un gruppo di imprenditori parmigiani rileva, dalla Unilever, il marchio e lo stabilimento e lo rimette in piedi a produrre la linea sughi e derivati del pomodoro e principalmente a produrre per conto terzi.

La proverbiale qualità della produzione Althea non sfugge al gruppo campano “Delfino” che acquista, nel 1997 la Althea e la fa prosperare come produttrice di prodotti di elevata qualità per grande distribuzione che chiude contratti con mezzo mondo.

Il successo è tale che la “Delfino Althea” rinnova lo stabilimento che si inaugura nel giugno 2004 e da allora la produzione non ha conosciuto soste e nuovi prodotti adatti al mercato moderno si sono aggiunti a quelli tradizionali, rimanendo però caratterizzati dalla alta qualità del prodotto, caratteristica propria di questa Ditta, sin dal 1932.

5. LA ALTHEA E LE FIGURINE

l’ Althea promuoveva il Cremifrutto, un prodotto destinato ai ragazzi, in un mercato dove raccolta punti, sorpresine, concorsi a premi ed amenità del genere erano imprescindibili, se si voleva sopravvivere, attraverso il francobollo che, se facciamo mente locale, altro non è che una piccola figurina colorata!

II francobollo poi aveva un grande vantaggio, non lo si doveva progettare, stampare, distribuire ed era un regalo immediato!

I francobolli venivano acquistati sul mercato delle nazioni di scarso peso economico, venendo a costare veramente una inezia e non erano necessariamente nuovi di stampa ma spesso francobolli “viaggiati”, come si dice in gergo.

Ma, come si sa, anche le idee più geniali si logorano col tempo e fu così che a metà degli anni ’60 i francobolli furono non sostituiti ma accompagnati da figurine di soggetto sia didattico che sportivo di diverse dimensioni e fogge.

Oltre ad alcune figurine tradizionali delle squadre di calcio del campionato (figurine dei team schierati in campo), le figurine che più ebbero successo furono delle figurine cosiddette “fustellate”, ovvero figurine stampate sul fondo di quella che sarebbe stata la confezione in cartoncino da 3 o 5 cremifrutti e poi sottoposte ad una profonda fustellatura in modo da poterle liberare della parte non figurativa e, sfruttando un piedistallino, anch’esso fustellato sulla confezione, metterle verticali, farle, insomma, vivere!

L’idea era geniale ed a molti, moltissimi, piacque, mentre molti invece, tradizionalisti, considerarono le “fustellate” un orrore, una bruttura storica se non un affronto al mondo della sacra figurina.

Per i maschi non si andò oltre i calciatori ed i soldatini, mentre il pubblico femminile ebbe una splendida raccolta di costumi regionali.

Furono poi utilizzate altre forme di “sorprese” e di oggetti di gratifica, negli anni a seguire, come piccola oggettistica di materiale plastico.

La produzione delle fustellate durò tre anni e le serie prodotte non furono molto numerose ed ebbero una evoluzione nel tempo (solo i calciatori), passando da figurine disegnate a figurine DI tipo fotografico, da grandi a piccole ma, sempre e rigorosamente fustellate.

complessivamente la Althea produsse:

  • 1962-63 – serie di 80 calciatori fustellati di grandi dimensioni;
  • 1962-63 – serie di 50 figurine fustellate di soldatini di grandi dimensioni dedicate alle uniformi militari italiane nel tempo;
  • 1963-64 – serie di 80 calciatori fustellati di grandi dimensioni;
  • 1963-64 – serie di calciatori fustellati di piccole dimensioni (il numero è ancora da stabilire ma sino ad ora ne sono stati censiti 50 pezzi);
  • 1963-64 – serie di 40 figurine fustellate di grandi dimensioni con album dedicate ai costumi regionali italiani;
  • 1963-64 – serie di 40 figurine fustellate di piccole dimensioni senza album dedicate ai costumi regionali italiani;
  • 1964-65 – serie di 18 figurine non fustellate di medie dimensioni lucide raffiguranti le 18 squadre del campionatodiI serie A;
  • 1964-65 – serie di calciatori fustellati fotografici piccoli;
  • 1964-65 – serie di 80 figurine calciatori fustellate di grandi dimensioni, identiche a quelle delle precedenti edizioni con solo qualche figurina nuova inserita al posto di altre;
  • 1965-66 – serie di 80 figurine di calciatori di grandi dimensioni ed identiche alle precedenti ad esclusione di qualche piccola differenza consistente nell’inserimento di qualche figurina nuova al posto di altra per effetto del cambio di squadra di qualche giocatore;

Una produzione di tutto rispetto che non è facile ricostruire, proprio perché in gran parte priva di album e prodotta con una continuità tale, sia temporale che di tipologia di figurine, in modo tale che, per i calciatori grandi, le figurine non sono, in grandissima parte, attribuibili ad una annata piuttosto che all’altra, fatta eccezione per la serie del 1962-63 che è facilmente individuabile e per quei calciatori che non avevano possibilità di essere ripresentati perché trasferiti o perché la loro squadra era stata retrocessa.

Entreremo nei dettagli in sede di presentazione delle varie serie.

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