LIEBIG ITALIANA - MILANO
"VOLUME VIRTUALE NUMERO TRE"
DAL 1949 AL 1975
DA SERIE 1472 A SERIE 1871
VOLUME
PRESENTAZIONE
1. PREMESSA
Il terzo "volume virtuale" della raccolta Liebig è il penultimo anche se il quarto volume virtuale è dedicato alle Liebig edita dal 1999 al 2002 come esperimento per farle rinascere, esperimento poi sospeso dopo appunto pochi anni di produzione scarsa per qualità e quantità.
Come sappiamo bene per averlo ribadito ben più di una volta, questo frazionamento in <volumi ed Album è un frazionamento creato dal sito che, come un qualsiasi collezionista, ha esisgenze di catalogazione, conservazione e visibilità ai navigatori delle tante immagini ed elenchi di cui la grande raccolta liebi si è venuta a formare nel tempo!
Come qualsiasi collezionista abbiano inserito le nostre immagini divenute "file" all'interno di Directory o Cartelle che abbiamo chiamato Album, esattamente come le figurine reali che abbiamo inserito negli album raccoglitori.
L'insieme di un certo numero di Album (dal 1900 al 1975 gli Album che abbiamo utilizzato sono 30 ed un 31esimo album è stato utilizzato per le figurine dette del terzo millennio, le poche serie realizzate a cavallo tra il 1999e il 2002) da vita ai tre Volumi virtuali, mentre il quarto è stato creato solo per contenere il 31° Album con le poche serie del terzo millennio.
Quindi certamente un frazionamento dettato da esigenze del sito e non certo un frazionamento ufficiale dettato dalla Liebig o dai Catalogatori ufficiali.
Una esigenza editoriale, una suddivisione dettata dalla necessità e dalla praticità e non un vezzo di creare del "nuovo" dentro una materia che non ha certo bisogno di nuovo!
Naturalmente per ragioni di parallelismo storico si è scelto di far terminare il secondo Volume virtuale con il 1948 così che il nuovo e terzo Volume virtuale Liebig partisse dal 1949 che sappiamo essere anche l'anno in cui la Lavazza di Torino iniziò a produrre le proprie serie di figurine, basate su un format praticamente identico a quello Liebig.
Ecco quindi che la contemporanea partenza della prima serie Lavazza e della nuova annata dell'eterna raccolta Liebig, poste temporalmente sul medesimo piano creano un parallelismo tra le due iniziative editoriali tutto da raccogliere, studiare e confrontare dato che le figurine edite dalla Lavazza di Torino, per formato contenuti e scelte editoriali erano, in effetti una raccolta di livello pari a quella Liebig (senza ovviamente avere 60 anni di storia che invece le Liebig avevano alla nascita delle didattiche Lavazza.
2. COSA TROVIAMO IN QUESTO TERZO VOLUME VIRTUALE?
Il terzo" volume virtuale" viaggia dal 1949 al 1975, anno in cui la quasi centenaria produzione delle Liebig si chiuse definitivamente.
Sono 27 anni di produzione in cui la Liebig piano piano si avvia al tramonto senza, peraltro, averne contezza alcuna.
La produzione di questi 27 anni è ricca ma non spettacolare, in termini numerici, difatti sarà di "sole" 234 serie mentre la Lavazza nel pari periodo ne proporrà ben 283, pur avendo terminato le edizioni nel 1971, ovvero dopo 23 anni di pubblicazioni.
La maggiore produttività delle Lavazza fu, probabilmente dovuta al fatto che queste dovevano imporsi sul mercato e dimostrare la propria "indipendenza intellettuale" dalle Liebig, mentre la Liebig non sentì minimamente il "fastidio" Lavazza, non fosse altro perché il prodotto supportato dalle Lavazza: il caffè non era in nessun modo in concorrenza con l'estratto di carne della Liebig.
Certamente gli anni del dopoguerra furono particolare ed il paese si mise immediatamente in moto raggiungendo ben presto un benessere in crescita continua che di lì a pochi anni divenne addirittura un "boom economico".
Questo generò uno stato di benessere popolare decisamente euforico a seguito del quale gli italiani iniziarono a scoprire o a riscoprire una tavola più ricca di vitamine e proteine, una libertà di movimento motorizzata (non a pedali) acquistando scooter, moto ed auto utilitarie e poi una casa di proprietà come lascito per il futuro della famiglia.
L'aspetto di una maggiore propensione di spesa per il cibo, portò al culto della "fettina" di carne che, aumentò il valore proteico medio assunto dagli italiani, relegando gli estratti di carne ed i dadi da brodo a fonti, non più di proteine, ma di sapori da aggiungere ad arrosti e a preparazioni elaborate in genere. Ritengo quindi che il calo della produzione figurinistica della Liebig fu dovuto al fenomeno, non solo italiano, ma europeo di decadimento costante della domanda del prodotto portante: l'estratto di carne.
Per tale ragione la Liebig editò:
1949 - 7 serie | 1950 - 5 serie | 1951 - 10 serie |
1952 - 8 serie | 1953 - 12 serie | 1954 - 16 serie |
1955 - 13 serie | 1956 - 12 serie | 1957 - 12 serie |
1958 - 11 serie | 1959 - 10 serie | 1960 - 9 serie |
1961 - 14 serie | 1962 - 11 serie | 1963 - 9 serie |
1964 - 10 serie | 1965 - 6 serie | 1966 - 7 serie |
1967 - 6 serie | 1968 - 7 serie | 1969 - 6 serie |
1970 - 7 serie | 1971 - 6 serie | 1972 - 5 serie |
1973 - 6 serie | 1974 - 4 serie | 1975 - 5 serie |
Tabella che parla da sola ma che è più comprensibile se si memorizza il dato che le produzioni Liebig si erano interrotte (ultimo anno di produzione):
- Regno Unito - 1902
- Francia e Spagna - 1921;
- Svizzera - 1954
- Olanda, Germania, Belgio e Fiamminghi - 1962;
- Italia - 1975.
Lasciamo perdere Regno Unito, Francia e Spagna che mollarono molto molto prima e per ragioni diverse, ma in Germania e nel, chiamiamolo, Benelux dove il boom era arrivato con qualche anno di anticipo rispetto al nostro, le pubblicazioni terminarono 11 anni prima, una vita!!!
Ma questo avvalora la tesi sopra esposta, peraltro basata su un elemento perché solo uno ne ho preso in considerazione: sulle tavole c'era la carne e molto meno l'estratto.
Un altro elemento da prendere in considerazione può essere una ragione sociologica legata alla esplosione, negli anni 60 delle comunicazioni, specie visive attraverso la televisione che diede visibilità ed immagine alle scienze, oltre che allo spettacolo ed alla vita contemporanea.
Forse negli anni 60 l'immagine disegnata perse il suo confronto con la realtà in movimento ed in diretta della tv.
Ma su questo sono meno certo, perché Liebig era un totem non una editrice di periferia e perché le figurine sportive proliferarono esponenzialmente proprio in contemporanea con la possibilità di avere il calcio in televisione, anche se molto limitato ed ancora in scala di grigi.
Ad ogni modo sono comunque sempre 234 serie meravigliose.
Una novità che si era già appena intravista nella produzione pre guerra e che invece è piuttosto frequente nelle serie di questo "volume virtuale" è la presenza delle firme degli autori dei bozzetti originali anche sulle serie.
Gli autori che compaiono sono:
- Italo Giovanni Mattoni: serie 1473 – 1474 – 1475 – 1514;
- Z.: serie 1477;
- Charles Miches: serie 1495;
- G. Gallelli: serie 1519 – 1529 – 1559 – 1565 – 1572 – 1598 – 1603 – 1616 – 1627 – 1645;
- Benvenuti: serie 1528 – 1552 – 1553;
- S.P.: serie 1530;
- Rebagliati: serie 1556 – 1567 – 1595 – 1623 – 1635 – 1636 – 1683 – 1687 – 1688 – 1706 – 1709 – 1713 – 1748 – 1749 – 1753 – 1787 – 1805 – 1811 – 1816 – 1817 – 1818 – 1823 – 1828 – 1829 – 1836 – 1839 – 1844 – 1855 – 1858 – 1859 – 1862 – 1865 – 1865;
- Rigorini o Rigatorini: serie 1566;
- Garonzi: serie 1594 – 1738 - 1847 – 1854 – 1867;
- Signotti: serie 1619;
- Massaro: serie 1628;
- R. K. : serie 1632 - 1696;
- Rosu’: serie 1662 – 1663 – 1664 – 1730 – 1760 – 1763 – 1765 – 1772 – 1792 – 1793 – 1794 – 1799 – 1801 – 1820;
- G. De Bosis: serie 1667;
- Luigi Pomi: serie 1671 – 1672 – 1707 – 1711 – 1785 – 1850 – 1851;
- Nicouline: serie 1685 – 1686 – 1757;
- R.: serie 1756 – 1774 – 1775 – 1783 – 1784 – 1788 - 1794;
- Sergio Frugis: serie 1615 (?) – 1618 (?) – 1692 – 1710 – 1747 – 1771 – 1780 – 1790 – 1796 – 1804 – 1868;
- Pascador: serie 1728;
- G. Ferraris: serie 1737 – 1739;
- Autori vari: serie 1782 – 1785 – 1786 – 1795 – 1852 – 1853 - 1856;
- Italo Bolla: serie 1802 – 1810;
- C.N.: serie 1812 – 1813;
- G. Gennai: serie 1822;
- Il maestro della storia d’Italia: serie 1605 – 1606 – 1607 – 1608 – 1660 – 1677 – 1678 – 1679 – 1698 – 1699 – 1700 – 1719 – 1720 – 1721 – 1722 – 1740 – 1741 – 1742 – 1769; .
Nella lista degli autori Liebig troviamo Italo Giovanni Mattoni e Gallelli che sono i due firmatari di bozzetti più impiegati dalla Lavazza ma che avevano iniziato la loro attività con la Liebig prima del 1949 e che la termineranno (con la Liebig) nel 1951 il primo e nel 1956 il secondo per dedicarsi in esclusiva alla produzione Lavazza dove firmeranno il Mattoni 127 serie ed il Gallelli 56 serie!
Complessivamente sono state attribuite 132 serie e ne mancano ancora 102 che restano di autore sconosciuto.
Questo in primis perché non è mai stata pubblicata una lista ufficiale degli artisti interessati e poi perché:
- Non tutti gli artisti hanno firmato le loro opere;
- Poiche’ spesso i bozzetti erano di dimensioni leggermente più grandi di quanto poi sia stato effettivamente riprodotto in fase di stampa, molte firme, apposte ai margini del bozzetto sono state “tagliate” in fase di stampa;
- Alcune firme sono talmente piccole ed illeggibili che nemmeno un’”aquila linciata” riuscirebbe a leggerle!
Riguardo gli argomenti trattati in queste 234 serie (le % sono espresse con approssimazione relativa n.d.r.):
- Geografia: 24 serie (10,2 %);
- Genti, usi e costumi: 32 serie (13,6 %);
- Mondo animale: 40 serie (17,1 %);
- Mondo vegetale: 8 serie (3,41 %);
- Personaggi famosi: 24 serie (10,2 %);
- Musica letteratura e poesia: 11 serie (4,7 %);
- Storia: 40 serie (17,2 %);
- Scienza e tecnica: 44 serie (18,8%);
- Arte e architettura: 8 serie (3,41%);
È simpatico fare un confronto con le contemporanee Lavazza.
Tuttavia, per poter confrontare criticamente le due produzioni (di seguito è riportato il pian editoriale della Lavazza), prendendo in considerazione le medesime argomentazioni sopra citate per la Liebig (per rendere credibile questo raffronto alcune voci di argomenti Lavazza sono state accorpate ad esempio esemplificativo, “favole e leggende” sono state accorpate in “letteratura” n.d.r.):
- Geografia: nessuna serie pari allo 0,0 %;
- Genti: usi e costumi: 29 serie pari al 10,2 %;
- Mondo animale: 25 serie pari al 8,8 %;
- Mondo vegetale: 9 serie pari al 3,1 %;
- Personaggi famosi: 13 serie pari al 4,5 %;
- Musica letteratura e poesia: 25 serie pari al 8,8 %;
- Storia: 120 serie pari al 42.7 %;
- Scienza e tecnica: 38 serie pari al 13,4 %;
- Arte e architettura:20 serie pari al 7,06%;
Confrontando le due realizzazioni notiamo come le figurine Lavazza siano fortemente orientate verso l’argomento storico a cui dedicano ben 120 serie pari al 42,7 % dell’intera produzione a fronte delle sole 40 serie (17,2%) delle Liebig, mentre su queste troviamo in grande abbondanza argomentazioni scientifiche e tecniche ed animali vegetali dove complessivamente raggiungono oltre il 48% contro il quasi 25 % delle Lavazza.
Piu’ mirata la Liebig nelle biografie di personaggi famosi (10,2 5 contro il 4,5% della Lavazza), mentre la letteratura trova maggiore copertura nelle serie Lavazza (8,8 contro il 4,7).
Questa ridondanza di serie storiche nel corpodelle lavazza rispetto a quelle di pari periodo della Liebig ha una spiegazione anche sin troppo banale: le Liebig nel 1949 avevano un bagaglio di edito di 50 anni e quindi molti argomenti storici trattati nel periodo dalla Lavazza erano già stati trattati in precedenza dalla Liebig.
Va anche detto che la Lavazza era italiana e distribuita essenzialmente in Italia (questo aspetto conta molto nel confrontare le due realizzazioni) e che proprio alla fine degli anni '50 l'Italia si stava preparando a festeggiare il centenario dell'unità d'Italia 1861 - 1961 con importanti iniziative culturali e rievocative.
La Lavazza promosse una amplissima serie di figurine dedicate proprio a questo tema, cosa che la Liebig aveva trattato diversi anni prima e con una quantità di serie estremamente minore, per via della sua internazionalità.
Conseguentemente è intuitivo come la Liebig abbia "pescato" le argomentazioni nel mondo scientifico, che tra l'altro negli anni '50 era fortemente in "fermento".
Sostanzialmente l' affermare che le serie Lavazza sono più umanistiche mentre le serie Liebig sono più scientifiche è una grandissima forzatura.
Riguardo alla tipografia incaricata dalla Liebig delle stampe, la prima serie che riporta il nominativo della tipografia è la serie “angoli del milanese” la numero 1558 (numerazione Sanguinetti) del 1953 stampata dalla “Officine Grafiche Ricordi s.p.a. – Milano”.
Le altre tipografie che compaiono citate sono:
- Officine Grafiche Ricordi s.p.a. – Milano (già citata);
- Officina grafica G. Vaccari – Sesto San Giovanni – Milano;
- Officine grafiche alt – Milano;
- Stabilimento poligrafico Artioli – Modena;
- Grafica A. Fattorini – Milano;
- Industria grafica N. Moneta – Milano;
- Istituto italiano d’arti grafiche – Bergamo;
- Alfieri e Lacroix – Milano;
- Industria grafica Pietro Vera – Milano;
- Grafiche Rekord;
- Grafiche emme/print – Milano;
- Amilcare Pizzi s.p.a.;
- S.i.s.a.r. – Milano;
- Mondadori – Milano (solo una serie la 1780)
L’ultima serie, la 1871 fu stampata da Grafiche Rekord mentre la tipografia più utilizzata è stata la “grafica A. Fattorini di Milano.
Rispetto alle Lavazza, che furono stampate in due sole tipografie, la Liebig si avvalse di molte più fonti di stampa, mantenendo, però, sempre inalterato il suo elevatissimo standard di produzione.
Per quanto riguarda i testi va detto che il periodo storico non è ancora quello di un cambiamento linguistico che si possa notare.
Sarà solo alla fine del '900 che la lingua italiana comincerà a cambiare in seguito all'uso dei mezzi di comunicazione personalizzati come cellulari palmari e computer portatili, poi tablet e cell di ultima generazione che permettono a software innovativi di creare reti pubbliche, reti private reti personali.
L'escalation dei "social network" porterà ad una progressiva inglesizzazione della nostra lingua dove ministri e giornalisti dimenticano tutti i tempi del congiuntivo e figuriamoci del condizionale ed il " ch" viene sostituito dal "k" e “comunque” si scrive cmq...
I testi di questi oltre 20 anni sono sempre più ampi e sintetici allo stesso tempo con l'uso di un linguaggio via via più spigliato e immediato ma senza grandi stravolgimenti.
Per quanto riguarda i costi delle serie (che sono sempre legati alla rarità di reperimento della serie), nel periodo non si hanno serie di particolare valore visto che la più costosa è la serie 1865 del 1974 che vale da listino 29 euro.
Sempre da listino, l'intero valore delle figurine del volume virtuale tre è di euro 941,5 che scontata del 40% potrebbe avere un costo di acquisto di 560 euro circa che non è una cifra elevatissima, soprattutto considerando che le serie acquisite sono 234 e che avremo acquistato 234 x 6 = figurine 1404 figurine al costo medio di 40 centesimi l'una....
Abbordabile (oltre che appagante) !!!!!