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HEINRICH FRANCK SOEHNE - GMBH - LUDWIGSBURG

RACCOLTA

" DIE XI. OLYMPIADE - BERLIN 1936 "

FIGURINE

PRESENTAZIONE

 

1936 tuffi

 

1. ELEMENTI

(a). I giochi olimpici: propaganda e politica del III Reich.

I giochi della XI olimpiade si svolsero dal 31 luglio al 16 agosto del 1936, nella capitale della Germania, Berlino.

L'evento che è importante ai fini sportivi esattamente come tutte le olimpiadi moderne, ebbe, tuttavia, una particolare importanza storica perché si svolse nel pieno della "rivoluzione nazional socialista" che stravolse la Germania e, negli anni a venire, l'intero mondo.

Dalla metà di agosto 1936, al 3 settembre 1939, data dell'inizio della seconda guerra mondiale corrono solo 3 anni ed una decina di giorni, periodo brevissimo che pone questa edizione dei giochi al limite dell'era di convivenza civile e pacifica delle nazioni.

Giusto 20 anni prima la VI edizione dei giochi, che si sarebbe dovuta tenere a Berlino nel 1916, fu annullata a causa dello scoppio della prima guerra mondiale.

Questa volta, invece, la guerra successe e non precedette l'evento olimpico che già era carico di tensioni viste le politiche del terzo Reich, razziste e per nulla accomodanti rispetto agli eventi successivi alla prima guerra mondiale e quindi fortemente destabilizzanti la pace europea.

Inoltre gli eventi bellici che di lì a poco si scateneranno, caricheranno, in senso "postumo", l'olimpiade berlinese di un'aura particolare, pesante, dirompente, come un'ombra lunga e scura che avrebbe avvolto quella gioventù, le loro madri, i loro padri e, per molti di loro i figli che non ebbero perché' persero la vita nelle disastrose (per tutti e senza distinzioni) vicende belliche.

Sappiamo che l'evento sportivo era stato assegnato alla Germania dal C.O.I. nel maggio del 1931 allorché la Germania si presentava al mondo come una repubblica democratica.

Due anni dopo la Germania, con la salita al potere di Adolf Hitler era ben altra cosa, tanto che molte nazioni si mossero perché la sede fosse cambiata per opportunità politica.

Il C.O.I., che era, molto probabilmente, geloso della sua autonomia e che era evidentemente gestito da anziani visionari "puri di cuore e semplici di mente" ritenne di non modificare le decisioni assunte.

L'evento olimpico non era, inizialmente ben visto dal vertice del Reich tedesco, specie dal Führer che lo riteneva inadatto al piglio di nazione ferita e bistrattata, moralmente, economicamente e territorialmente, dalla pace di Parigi del 1919 che aveva posto fine alla prima guerra mondiale.

Tuttavia alla conferma dei giochi da parte del C.I.O., la risposta tedesca non fu negativa anche perché Hitler fu caldamente consigliato alla accettazione dal suo scaltro ministro della propaganda, Joseph Goebbels che aveva con lungimiranza visto l'evento come una possibilità unica, offerta su un piatto d'argento per mostrare al mondo la grandezza della Germania nazista, come organizzazione ed anche come "madre" di una "gioventù ariana" capace di raggiungere, anche nello sport, risultati di estrema eccellenza.

Ecco che l'agone sportivo fu trasformato in un agone politico e razzista ed in una irripetibile e perfetta macchina di propaganda per l'organizzazione.

Il C.O.I., tuttavia, pose, come condizione al Comitato Olimpico tedesco di rendere nulla la determinazione che impediva agli atleti ebrei o rom di prendere parte ai giochi olimpici.

A parte qualche eccezione, malgrado le assicurazioni fornite in merito, alla gran parte egli atleti ebrei (soprattutto a quelli in odore di medaglia) fu impedito di prendere parte ai giochi.

Una delle rare eccezioni fu la schermitrice ebrea Helene Mayer, ma di lei si dirà in seguito.

Le olimpiadi di Berlino furono anche il primo evento mondiale trasmesso in televisione a cura della TV di Stato e tale aspetto deve essere visto come uno degli stratagemmi propagandistici "interni" alla Germania, dato che furono realizzate molte sale pubbliche di visione, necessarie per una diffusione capillare dell'evento visto che la televisione, all'epoca, era ancora un apparecchio per una élite di pochi.

(b.). Le figurine, un fenomeno di massa

Tra gli aspetti di propaganda interna al regime deve essere vista anche la diffusione, a giochi terminati, di diverse serie di figurine che celebrassero i fasti della organizzazione dei giochi ed il grande successo degli atleti tedeschi.

In particolare due furono le raccolte più diffuse nel paese: quella della Sammelwerk (serie di 192 figurine) e quella della Franck (192 figurine).

Differenza sostanziale fra le serie, stranamente di pari numero di figurine, è la distribuzione che, nel caso della Sammelwerk era a pagamento (classici pacchetti) mentre per la Franck rientrava nella distribuzione gratuita ai consumatori dei prodotti della Franck.

Un'altra serie, con addirittura due album, fu realizzata dalla ditta di tabacco "cigaretten-bilderdienst Hamburg".

2. IL PROGETTO

Per comprendere bene il progetto partiamo da un assioma e consideriamo due aspetti.
I tedeschi quando realizzano qualche cosa sono tutto meno che approssimativi (questo è l'assioma).
Per comprendere bene il progetto della Franck deve essere ricordato che:
1. - le figurine non erano in vendita ma distribuite ai consumatori di prodotti Franck;
2. - esisteva la necessità di un certo tempo perché i consumatori potessero completare una serie ricca di 192 figurine distribuite in 32 serie da 6 figurine ciascuna (le classiche sei figurine delle raccolte della Franck.

È per queste ragioni che le prime figurine ad uscire dalle stampe della Franck, addirittura ai primi del 1936 furono quelle delle prime 8 serie (in realtà le serie furono 9 considerando l'esistenza di una serie 8 e di una serie 8 a) per un totale di 54 figurine.

Le serie dalla 1 alla 4 erano dedicate alle "speranze olimpiche tedesche", una raccolta di campioni che, probabilmente sarebbero stati protagonisti delle giornate olimpiche a venire.
Le serie 5 e 6 furono dedicate, sempre ai campioni destinati ad essere protagonisti olimpici, ma appartenenti alle altre nazioni partecipanti ai giochi ("speranze olimpiche estere").
Le serie 7, 8 ed 8a furono invece destinate a ricordare i giochi delle "IV Olimpiade invernale" tenutesi a Garmich Partenchirchen dal 7 al 16 febbraio 1936.

È molto probabile che queste serie fossero già in distribuzione da marzo 1936 per la gioia dei collezionisti e degli sportivi e anche per veicolare pubblicitariamente sia l’evento olimpico in generale che la serie di figurine della Franck.

In questo modo la Franck predispose il pubblico all'evento olimpico estivo, fidelizzandolo con una serie di figurine a cui avrebbe dato seguito al termine delle olimpiadi estive.

Ciò permise alla distribuzione di godere di diversi mesi (almeno sei) per diffondere le serie dalla 1 alla 8a.

Se esiste, come esiste, una serie 8a che è, di fatto, la nona serie, vuol dire che tutto era pianificato per tempo e che, da pianificazione le serie dedicate ai giochi di Garmich erano, inizialmente solo 2 e che le pagine dell'album erano già predisposte con la pagina numero 9 già stampata, e la pagina numero nove non parlava di giochi invernali.

Il piano dell'opera, peraltro pubblicato sull'album, non comprende la serie 8a ed anche questo e' una prova di quanto abbiamo appena detto.

Il progetto prevedeva poi due serie  (la 9 e la 10) dedicate: una alla "organizzazione dei giochi" (le personalità) ed una riservata alla "cerimonia di apertura" (sfilata, fiaccola olimpica, alzabandiera discorso ufficiale, giuramento).

Poi erano previste 17 serie (da serie 11 a serie 27), anche se le serie realizzate furono, in realtà, 18, vista l'esistenza della serie 21a.

Queste erano dedicate ai "vincitori" (Sieger), dove sotto il termine devono essere considerati non solo i vincitori, le medaglie d'oro, ma anche molti degli atleti giunti a medaglia.

Tra le 108 figurine di cui sopra ce ne sono due particolarmente importanti per noi italiani, la numero 5 della serie 17 che ritrae una fase della gara degli 80 ostacoli dove trionfò l'italiana Ondina Valla, prima italiana della storia olimpica a conquistare un oro e la numero 2 della serie 20 dove è raffigurata la squadra di calcio campione olimpica, già campione del mondo nel 1934 e futura “campione del mondo” del 1938 (anche se con un organico differente).

In questo lotto c’è la serie numero 21 a, dedicata al canottaggio e questo è dovuto al fatto che la Germania raggiunse, nelle specialità dei remi, dei risultati talmente alti ed anche non pronosticati ne, forse, pronosticabili, che si rese necessario inserire altre 6 figurine per celebrare i successi degli equipaggi e degli scafi tedeschi.

La raccolta prevedeva poi due serie (la 28 e la 29) dedicate ai "migliori atleti tedeschi" tra coloro che avevano gareggiato ma non vinto l'oro (in tedesco è scritto "kaempfer" che vuol dire "combattenti", non gareggianti);

Infine, nell'ultima serie, la 30esima, la "chiusura dei giochi", l'ammaina bandiera, i discorsi e lo spegnimento della fiamma.

Alte le fiamme delle seconda guerra mondiale cancelleranno le edizioni olimpiche del 1940 (Tokyo) e del '44 (Helsinki) lasciando di nuovo il posto alla fiamma olimpica nel 1948 a Londra.

3. ASPETTI GRAFICI E TIPOGRAFICI

Dico subito che queste figurine sono semplicemente meravigliose.

Attenzione, per chi non le avesse mai viste, dico che le immagini pubblicate sono molto, molto lontane dalla reale bellezza delle figurine vere.

Le figurine vere hanno una luce, una vividezza dei colori, una rilucenza e rifrazione della luce che le rende cangianti, affascinanti e che dona letteralmente piacere alla vista, una sensazione che non mi pare di aver mai provato se non, forse, davanti a qualche serie Liebig.

La realizzazione certamente cromolitografica conferisce alle immagini delle vibrazioni luminose che nemmeno una "plasticata lucida" produce (queste figurine non sono assolutamente trattate in tal senso) e, dopo oltre 70 anni, i bianchi sono così bianchi che fanno letteralmente impressione!!!!.
La qualità della stampa e dei colori è inarrivabile.

La qualità della stampa è tale che le immagini, tutte fotografiche, raggiungono una dimensione di quasi acquerellato sia negli sfondi e nei secondi piani ma anche, persino, incredibilmente, nei primi e primissimi piani.

È come vedere delle foto sapientissimamente ritoccate senza che su di esse sia mai stato fatto alcun trattamento.
È un effetto cromatico mai notato prima.
La qualità delle pose è favolosa!

Si, certo, qualche foto è anche scontata e banale, ma ci troviamo di fronte a 190 figurine in cui lo sport, la gioventù, il movimento atletico, l'umanità degli atleti è riportata al 100 %.

Immagini in azione piena, immagini del trionfo, immagini della concentrazione prima della prova, immagini di rilassatezza e di gioia della vittoria, immagini di amicizia e fraternità.

Quello che era il mondo olimpico anche se (e questo è un altro aspetto che da queste immagini viene prepotentemente a galla, senza filtri), da molte immagini, si ricova come l'impressione essere in un asilo infantile mentre tutt'attorno girano lupi assetati di sangue....tante, troppe svastiche che sventolano, che emergono dalle maglie bianche, come fare a non vedere anche il futuro prossimo: la figurina più agghiacciante è la numero uno delle 17 esima serie, dove compaiono tre ragazze, il podio del lancio del disco femminile: a sinistra la campionessa olimpica, tedesca, a destra la medaglia di bronzo, tedesca, al centro la polacca, medaglia d'argento.

Una bella foto ricordo, le ragazze non c'entrano nulla, ma come non vedere il fantasma di una Polonia schiacciata dalla potenza tedesca?
L'attesa non sarà affatto lunga...l'ombra dei lupi assetati si proietta sinistra...

1936 gepolge

La qualità del supporto è veramente ottima e, malgrado il sistema adottato per il posizionamento delle figurine sull'album fosse quello delle aperture sulle pagine dell'album in corrispondenza degli spigoli, questi hanno retto al tempo in maniera prodigiosa e sono arrivati ai nostri giorni ancora appuntiti, come usciti di tipografia da pochi minuti.

Il cartoncino è bello, leggero, flessibile ed elastico, ideale, perfetto.

Le figurine sono di grandi dimensioni, 6,9 cm x 10, 4 cm, come da tradizione delle Franck.

La maggior pare delle 192 figurine della serie, esattamente 156, sono a sviluppo verticale (l'81,25%) mentre il rimanente 18,75 % (36 pezzi) sono a sviluppo orizzontale.

Altri aspetti tipografici peculiari non ci sono, dato che errori di taglio, di allineamento e/o di qualsivoglia altro genere non esistono.

L'impostazione grafica delle figurine è di tipo tradizionale, con un fronte contraddistinto da una bella corniciatura bianca, di dimensioni perfettamente studiate ed il resto è tutta immagine, dato che il fronte non è sporcato da alcuna scritta, alcuno stemma, nulla che non sia immagine pura.

Del retro si dirà nell'apposito capitolo.

4. I SOGGETTI

Non sono un dietrologo, ma, grazie a Dio non esiste una figurina dedicata ad Hitler!

Hitler compare in due immagini della 10a serie (la numero 2 e la numero 5), anche se poi, sull'album troneggia al centro di una pagina, ma non è una figurina.

Prima di addentrarmi nel discorso, anche complesso, dedicato ai dettagli dei soggetti di queste figurine, devo dire che le serie dedicate agli sport invernali sono forse le più belle in assoluto.

Dalle immagini, dai colori, dalle pose scelte dai fotografi, tutto ci parla di montagna, di neve, di festa, di sport.

I colori che vagano dal bianco al blu passando per gli azzurri tenui ed i pochi rossi squillanti, rendono perfettamente l'idea invernale, del freddo come condizione non di sofferenza ma di necessario complemento al gioco, al divertimento, all'agone sportivo. Figurine meravigliose, vedere per credere.

Un'altra serie incredibile è quella dedicata ai tuffi (la serie 24) che non ha pari per la meravigliosa leggerezza del gesto atletico che si compie nel volo e nel tempo che la gravità ti concede e che sulle figurine resta immobilizzato come per una misteriosa magia, mentre le nuvole continuano il loro fluire nel cielo ed il pubblico sugli spalti trasalisce di meraviglia.

I muscoli dell'atleta restano contratti, potenti ma rendono la perfezione del gesto atletico simile ad un volo senza peso, senza sforzo, solo grazia, come angeli...che spettacolo!!!

E l'acqua?  Avete mai visto, in una figurina, un'acqua più bella, più pura, più vera di quella che troviamo nella serie numero 22?
Fateci un giro e... Attenti a non bagnarvi!!!

1936 acqua

I soggetti delle figurine sono nella stragrande maggioranza degli atleti e solo 18 figurine sono dedicate a dirigenti, personalità del C.I.O. (De Coubertin c’è) e ad eventi connessi con le cerimonie di apertura e chiusura dei giochi.

Tra le tante immagini di atleti, ricordiamo quelle di Jesse Owens (serie 11 1 ed 11-2 e 14-3), il plurimedagliato atleta di colore che incarnò la massima e definitiva scomunica alle idee razziste del nazismo.

Delle figurine a noi care ho già detto, la Valla e la squadra di calcio, due medaglie d'oro, ma ci sono anche altri ori, nella scherma, (serie 18 1, 18-2, 18-4) su cui però non vorrei fermarmi.

1936 owens  JESSE OWENS

 

5. ALCUNI SOGGETTI PARTICOLARI E LE LORO STORIE

Ci sono dei soggetti che hanno attirato la mia attenzione, ed hanno tutti delle storie incredibili che dalle figurine, ovviamente, non traspaiono.

1936 luz

( a.) - Lutz Long
una delle figurine più belle è quella di Lutz Long, (serie 15-4), saltatore in lungo tedesco, uno dei favoriti alla medaglia d'oro.

Dopo il secondo salto nullo di Owens, che era distratto dalle batterie dei 200 metri che si svolgevano in contemporanea alla gara del salto in lungo, lui si avvicinò ad uno sconfortato Owens e gli suggerì di posizionare il suo punto di partenza per la rincorsa circa 50 cm più indietro, accorgimento che, in quella fase, gli avrebbe evitato un terzo e definitivo nullo, che gli avrebbe precluso i salti di finale; per un titolare di misure prestigiose ai massimi livelli mondiali, perdere qualche centimetro sul risultato di quell'unico salto rimanente non avrebbe compromesso certo il torneo olimpico!

Jesse Owens ebbe il gran merito di dare ascolto a quel ragazzone biondo ed entrò in finale vincendo poi la medaglia d'oro del lungo, mentre allo sportivo Lutz restò l'argento.

Non tutti i tedeschi erano Nazisti della Gestapo o delle SS, c’erano anche le brave persone in Germania!

Non tutti sanno che Lutz Long è morto durante la seconda guerra mondiale in Italia, in località Acate (Ragusa) il 14 luglio 1943 ed il suo corpo riposa ancora nel cimitero di guerra tedesco di Motta sant’Anastasia.

1936 kaun

ELFRIDE KAUN

(b.) - Elfride Kaun e Gretel Bergmann

Un'altra figurina che mi ha attratto è quella della saltatrice in alto tedesca Elfride Kaun (serie 3-1 e serie 28-3) che ritengo la figurina più bella dell'intera raccolta perché nell'immagine vedo molte cose dell'atleta, cose umane ed anche sportive e, soprattutto, vedo quella serenità e quella soddisfazione che stanno cedendo il passo alla rilassatezza che viene dalla certezza dell'impresa olimpica raggiunta e di un passato speso, a ragion veduta, bene!

Ma al di là della bellezza dell'immagine e delle sensazioni che mi provoca, Elfride Kaun porta con sé una storia estremamente complessa, storia che investe più di un atleta, ovviamente senza che lei ne abbia una minima responsabilità.

La Germania aveva una ricchezza di atlete dedite alla specialità del salto in alto, che nessuna nazione poteva all'epoca, vantare e tutte a livello mondiale: Elfride Kaun, Gretel Bergmann, Lise Niederhoff e Dora Ratjen).

La piu' forte e promettente era, certamente Margaret Bergmann, detta Gretel la quale, nel 1933, dopo aver letto all'ingresso del suo campo di allenamento che lì era interdetto l'accesso a cani ed agli ebrei, essendo ebrea lasciò la Germania per rifugiarsi in Inghilterra dove, nel 1935, vinse il campionato inglese di specialità.

La Bergmann fu richiamata in patria per partecipare alla olimpiade, sotto la pressione del C.I.O. di cui abbiamo già fatto cenno all'inizio di questo articolo.

Gretel Bergmann è la saltatrice che compare nella figurina serie 3 numero 1 assieme ad Elfride Kaun anche se la didascalia, non sappiamo se errata ad arte o per chi sa quale altro motivo, la cita come Gretel Kuhlmann.

                                  1936 elfride e gretel     1936 gretel bergmann

L'immagine di destra è una rara immagine di Gretel Bergmann con la maglia della nazionale tedesca dove si distingue la svastica nazista.
Si tratta probabilmente di una istantanea presa durante gli allenamenti pre olimpici.    Ma, al di la di questo aspetto, è semplice riconoscere, nell'atleta della figurina di sinistra, accanto alla bionda Elfide Kaun, una castana Gretel Bergmann, non certo la sconosciuta e inesistente Gretel Kuhlmann come riportato nel testo (artefatto e imposto) della figurina.

Dal raffronto delle immagini, Gretel Kuhlmmann altra non e' che la nostra Gretel Bergmann.
La Bergmann stava ottenendo risultati di tutto rilievo ( aveva eguagliato il primato tedesco della Kaun ed è per questo che è nella figurina assieme alla Kaun, come speranze olimpiche tedesche) e, conseguentemente era tra le favorite, ma questo cozzava con le volontà e le decisioni prese dai vertici politici che mai avrebbero accettato di vedere una atleta tedesco-ebrea sul podio olimpico.

La Bergmann fu boicottata ed il comitato olimpico tedesco la escluse, proprio a ridosso della gara olimpica, con la più banale e inattaccabile delle motivazioni: " era fuori forma!", le diede due biglietti di tribuna per lo stadio olimpico e la congedò!

Il posto della Bergmann in squadra, fu concesso non alla Lise Niederhoff (serie 3 figurina 3) ma alla "saltatrice" Dora Ratjen, che con 1,58 si classificò al quarto posto, essendo poi squalificata nel 1938 perché se ne accertò l'appartenenza al sesso maschile, primo caso di "imbroglio sessuale" accertato ufficialmente in ambito sportivo olimpico.
Bella figura certamente per i razzisti nazisti!!!!

La gara olimpica fu un po' sottotono e fu vinta dalla ungherese Ibolya Csak con la misura di metri 1,62, mentre al terzo posto si classificò la giovanissima britannica Dorothy Odam, che si era presentata detentrice del record del mondo di 1,65 appena stabilito e che ritroveremo alle olimpiadi di Londra del 1948, ancora seconda, pur avendo saltato la medesima quota di 1,68 della vincitrice, la statunitense di colore Alice Coachman.

Con la misura di 1,66 la Odam nel 1939 aveva stabilito il nuovo record del mondo che mantenne sino al 1943 quando fu polverizzato dalla olandese Fanny Koen, un mostro di potenza e bravura.

Coda, per nulla trascurabile, che nemmeno il più perverso, fantasioso ed intrigante scrittore di gialli o di testi biblici avrebbe mai pensato di scrivere, riguarda la vincitrice della gara dell'alto, l'ungherese Ibolya Csak (serie 17 - 6).

La Csak era ebrea ed essendo ungherese, molto probabilmente aveva anche sangue tzigano.

Dio esiste e punisce i colpevoli, fu così che i nazisti, pur di non vedere gareggiare una ebrea tedesca con ampie possibilità di vittoria fecero sì che a vincere la medaglia d'oro fosse una ebrea di possibili origini rom...

1936 csakIbola Csaz nel salto che le valse l'oro olimpico a Berlino.  Al di là della bellezza del gesto atletico di questa grande saltatrice invito a notare due interessanti particolari, uno di tipo tecnico sportivo e mi riferisco allo stile di salto che si praticava a quei tempi, che penalizzava clamorosamente le doti di elevazione delle atlete: in questo salto Ibola ha il suo baricentro almeno 40 cm se non 50 cm sopra l'asticella che era posta a m 1,60... questo salto, con le tecniche odierne vale tranquillamente un salto di oltre i 2 metri...
L'altro dettaglio da notare è di tecnica fotografica: pur trattandosi di una istantanea, non di una foto da studio con soggetto immobile, il fotografo riesce a porre, con grande effetto scenico, il "ritto", cioè il montante verticale che regge l'asticella al limite sinistro dell'immagine dando alla stessa una scenicità ed una profondità veramente uniche.   Da notare che per la ricaduta, le atlete avevano solamente la sabbia della buca e non quei meravigliosi materassoni alti oltre il metro e mezzo di cui dispongono i saltatori di oggi.

 

Ibolya Csak vinse anche i mondiali del 1938 dopo la squalifica di mr. Hubert Ratjen ex Dora, finalmente smascherato perché di sesso maschile!
Ibolya ha poi lavorato in Ungheria all'ufficio centrale della zecca ungherese, si è sposata ed ha avuto due figli (Ibolya jr nel 1940 e Attila nel 1942).
Si è spenta a Budapest il 9 febbraio 2006 all’età di 91 anni.

Gretel Bergmann è emigrata negli U.S.A, si è sposata ed ha avuto due figli.
È deceduta il 25 luglio 2017 all’età di 103 anni.

Elfride Kaun è rimasta in Germania, è stata maestra d'asilo e ha lavorato per il comitato olimpico tedesco e si è spenta il 5 marzo 2008 all’età di 93 anni.

(C.) Helene Mayer

Il cognome ce lo dice, Helene era ebrea e la sua storia non dovrebbe mai dovuto essere una storia per il fatto che fosse ebrea, ma, semmai, per il fatto di essere una schermitrice, campionessa dalla classe infinita.

1936 mayerpodioIl podio del fiorettto femminile dell'olimpiade berlinese. La Mayer è l'ultima delle tre atlete.

 

Helene, è stata l'unica medaglia olimpica tedesca di razza ebraica (bronzo nel fioretto femminile) alle olimpiadi di Berlino (serie 18 -figurina 1 - lei è l'ultima in fondo).

Questo accadde malgrado il controllo e la volontà nazista di tenere gli atleti ebrei che, "obtorto collo", erano stati più o meno costretti ad inserire nella compagine tedesca, lontani da situazioni a "rischio di podio".

Come questo poté accadere?

La domanda e' giustificata dal fatto che la medaglia della Mayer fu l'unica "distrazione" (?) del regime, peraltro molto attento a questi "dettagli" odiosi e disumani.

Una risposta "ufficiale non c’è e non ci sarà mai, tuttavia il caso è degno di essere analizzato almeno all'ombra di quanto abbiamo scritto sul caso opposto riguardante Gretel Bergmann.

La Mayer, nata nel 1910, era figlia di madre luterana e padre ebreo.

Cominciò il suo percorso sportivo vincendo i campionati tedeschi di scherma a soli 13 anni nel 1924, rimanendo campionessa nei 6 anni successivi, sino al 1930.

A 17 anni, nel 1928, vinse la medaglia d'oro olimpica ad Amsterdam, sotto bandiera tedesca.
Nel 1932, alle olimpiadi di Los Angeles si classificò solamente quinta.

Essendo salito al potere il partito nazista scelse di restare negli Stati Uniti iscrivendosi all’università e tirando di scherma con una società americana.

Invitata a partecipare alle olimpiadi di Berlino sotto bandiera tedesca, la Mayer accettò, esattamente come aveva fatto la Bergmann, ma, al contrario di Gretel, Helene non fu boicottata dal comitato olimpico tedesco che le permise di partecipare (insomma non le dissero che era fuori forma e che si doveva accomodare in tribuna) e quindi partecipò alla gara e vinse la medaglia d'argento nel fioretto, battuta dalla schermitrice ungherese Ilona Elek Schacherer, che secondo l'enciclopedia britannica era, a sua volta, ebrea.

Perché dunque i nazisti non fermarono la probabile "medaglia ebrea" prima che salisse in pedana a tirare nel torneo olimpico?

Anche questo non lo sapremo mai, tuttavia ci sono due chiavi di lettura : una è quella che fa riferimento alle due passate partecipazioni alle olimpiadi di Amsterdam del 1928 e di Los Angeles nel 1932, ma questa è una pista banale e senza peso specifico, dato che se nel lontano '28 la Mayer aveva vinto l'oro, nel 1932 non era nemmeno salita sul podio.

L'altra è quella che lega la Mayer agli Stati Uniti d’America: in realtà la Mayer si era rifugiata dal 1932 in California e la sua presenza ai giochi di Berlino era una delle "condicio" che il C. O. statunitense aveva posto per garantire la presenza degli atleti statunitensi ai giochi come garanzia di non antisemitismo all'interno dello sport olimpico tedesco.

Mentre Gretel Bergmann si era rifugiata a Londra e quindi ai nazisti non fece nemmeno il solletico escluderla dalle gare all'ultimo momento, è molto probabile che con una campionessa affermata, già in parte americanizzata la esclusione avrebbe provocato un putiferio internazionale nel bel mezzo di giochi olimpici su cui non poteva, per nessuna ragione, cadere l'ombra di una contestazione razziale internazionale.

1936 mayer

Helene Mayer in una foto ufficiale da studio dove, al centro esatto dell'immagine risulta spiccare il fregio dell'aquila nera con svastica  che il fondo nero e la divisa bianca dell'atleta spingono ancora di più in primo piano....

Poi... Helene era alta, bionda, una valkiria più che una ebrea, ma crediamo che su di lei furono fatte pressioni enormi e magari ricatti di bassa lega.

Sul podio, difatti, la Mayer salutò con la mano tesa ma non sapremo mai se lo fece con convinzione politica, perché non si sentiva ebrea (ma l'abbandono della Germania nazista subito dopo le olimpiadi non ce lo farebbe proprio pensare), o se le mancò il coraggio di non farlo, oppure lo fece per pura opportunità, per non inimicarsi la classe dirigente nazista, magari pensando a quella parte della sua famiglia ( la mamma ) che sarebbe comunque rimasta in Germania.

La Mayer rientrò negli Stati uniti dove prese la cittadinanza americana.

Ha fatto rientro in Germania dopo la guerra dove e' morta nel 1953 di cancro al seno.

Resta il fatto che Helene Mayer fu l'unica atleta tedesca di origine ebraica a vincere una medaglia alle olimpiadi di Berlino.

Poi dicono che sono solo figurine!!!!!!!

1936 retro

6. IL RETRO E I TESTI

L'impostazione del retro, dove tutti i retri sono verticali, anche quelli delle figurine a fronte orizzontale è una impostazione valida per tutte le figurine, nessuna esclusa.

Esso fu concepito con una propria cornice generata da una bordura tutt'attorno, realizzata con un sottile rigo nero che la disegna;

All'interno della bordura, in alto, compare il titolo della raccolta subito seguito a sinistra dal numero della serie ed a destra dal numero di figurine della serie (1-6).   Sotto, al centro in caratteri più piccoli compare il titolo della figurina e poi 7, massimo 8 righe di testo descrittivo (in tedesco, naturalmente).

La metà rimanente dello spazio sul retro è occupata dalla pubblicità della marca del macinino.

Nulla di trascendentale, tutto molto ordinato e funzionale ad una rapida intellegibilità e immediatezza di lettura: l'occhio va esattamente dove deve andare senza sforzi di ricerca.

Il testo è abbastanza ricco e spiega molto bene il significato dell'immagine individuando anche le posizioni ed i nomi degli atleti rappresentati.

Credo però che sia opportuno chiosare, a proposito di testi alcuni aspetti che vengono a galla leggendoli con un po' di attenzione e spirito analitico.

Prima però è obbligatorio fermarsi ed acquisire alcune "informazioni” direttamente dalla storia di quel periodo.

Tutte le pubblicazioni edite all'interno di ogni regime politico antidemocratico, dittatoriale sono poste sotto il controllo di autorità di polizia.

Nel Reich hitleriano, era stata creata la Geheime Staats Polizei (la famigerata Gestapo), una polizia politica di stato che operava sotto il diretto controllo delle sanguinarie e barbariche S.S. (Schutz Staffel - squadre di protezione), una formazione paramilitare politica dotata di enormi poteri, superiori ad ogni altra organizzazione statale, ivi comprese le forze armate.

Con una tale organizzazione i testi delle pubblicazioni erano più che controllati e così è stato anche per i testi scritti sul retro delle figurine che stiamo presentando.

Un esempio per tutti: il testo della già citata figurina numero uno della serie 3, dove il nome della saltatrice ebrea Gretel Bergmann viene cambiato in Gretel Kuhlmann, una operazione tendente a cancellare il "nome” della saltatrice ebrea modificandolo e rendendolo quindi inintelligibile (da Bergmann a Kuhlmmann non ci si arriva per un errore di battitura!); ma questo è un esempio ma non sappiamo quante altre modifiche i revisori della censura politica abbiano imposto alla Franck.

7. QUALCHE CRITICA

Questa è una raccolta bellissima, tutta da vedere e rivedere, forte di una qualità realizzativa eccezionale, di una rappresentatività storico-sportiva unica nel suo genere poi dotata di un bell'album!

Certo si sente che la raccolta fu creata in Germania per i tedeschi, visto che ci sono le prime 4 serie e le serie 28 e 29, interamente dedicate ad atleti tedeschi che rendono la raccolta troppo sbilanciata

Forse se una delle prime 4 serie fosse stata dedicata, come le serie 5 e 6 ad atleti non tedeschi, così come anche le due serie finali, al di là della lingua di casa, un tributo quasi obbligato alla ragione editoriale, anche se un testo in più lingue non sarebbe stato affatto male, la raccolta avrebbe avuto un maggior peso internazionale ed una maggiore diffusione extra Germania, magari negli anni successivi.

8. ASPETTI COLLEZIONISTICI

Per chi colleziona le serie Franck, il fattore linguistico non è un problema, così come l'approccio con questa tipologia di figurine.

Se collezioni Franck non puoi pensare di non inserire questa ampia e bellissima raccolta in collezione!

Tuttavia penso che il soggetto e la qualità delle figurine siano tali dall'aver indotto e/o dal poter indurre diversi collezionisti a ricercare queste figurine, sia, ovviamente in Germania, sia in altri paesi.

Diciamo che la raccolta, pur essendo anteguerra, è abbastanza presente in seno alle piattaforme informatiche di vendita all'asta on line e, quindi è di buona reperibilità complessiva.

Anche a livello prezzi i costi sono abbastanza contenuti,

Consiglio di acquistare la raccolta in grandi e vantaggiosi blocchi o lotti, meglio se completa o semi completa.

Non acquistate mai delle serie incomplete perché due ore dopo l'acquisto troverete quella serie a meno e completa.

Al mercato delle singole figurine ci si può anche arrivare ma solo per chiudere qualche piccolo buco che vi è rimasto da completare.

Insomma io partirei dall'acquisto di un album completo...

Buona collezione!!!

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