ILMA - TORINO
SERIE
"CAPITALI DEL MONDO DI IERI E DI OGGI "
FIGURINE
PRESENTAZIONE
1. CENNI STORICI
Capitali del mondo è, assieme ad “auto d’epoca” e alla “navigazione”, una delle tre raccolte didattiche proposte dalla I.L.M.A. di Torino.
Sul piano temporale, non ho elementi probanti tecnico-storici per poter dire che si tratti della prima delle tre raccolte messe sul mercato, ma ritengo, tuttavia, che lo sia, potendolo dedurre, (quindi non asserire con certezza), da alcuni dettagli di stampa, ideazione e realizzazione che di seguito indicherò chiaramente.
Nel solco della produzione ilma la raccolta è formata da 64 figurine colorate distribuite attraverso i dispenser meccanici, aventi dimensioni standard (9,4 x6,4) ed un cartoncino abbastanza robusto e resistente, di grammatura elevata 2,16 grammi a figurina, tipo quello delle Cardmaster che però avevano una grammatura maggiore oltre ad avere una maggiore pressatura.
Le dimensioni di cui sopra rendono queste figurine non distribuibili con i dispenser della master vending in quanto questi dispenser erano tarati per l’erogazione di figurine di dimensioni maggiori (9,5 x 6,6).
Come detto la serie è a colori. Con i soggetti delle figurine ricavati da disegni originali che hanno per tema, ciascuna una Capitale di “ieri e di oggi”, come recita il sottotitolo della raccolta.
2. QUALITA’ DELLA STAMPA
Il progetto risente in maniera negativa di due fattori determinanti:
- La fretta di andare in stampa e di distribuire;
- La tecnica non ancora affinata d’ ideazione, realizzazione grafica e realizzazione di stampa di figurine di grosso formato, oppure la volontaria differenziazione dalla produzione Sidam attraverso un prodotto graficamente e concettualmente differente, seppur palesemente collegato anche per via della distribuzione, affidata alle meccaniche Sidam.
Sono quindi problematiche legate a scelte precise di carattere editoriale nel gioco delle differenziazioni di carattere grafico tese a dare alla produzione un differente timbro di immagine e di appagamento visivo che fosse volutamente alternativo al mondo Sidam.
Ovviamente i bozzetti, gli aspetti grafici dei bozzetti, per la precisione, determinano poi il risultato finale della figurina stampata, su cui poi si va ad innestare la qualità intrinseca del lavoro di stampa.
Questa qualità è, lo ripeto, volutamente primitiva, con bassa cromia, scarso contrato tonico, bassa luminosità.
La scelta degli inchiostri da un tono di calore ma senza che le luci brillino, senza che le cromie splendano.
Tuttavia a distanza di oltre 50 anni i colori hanno tenuto e la qualità non è venuta meno.
Paragonate alle più o meno coeve Cardmaster “aerei a reazione del mondo” la qualità della stampa e del progetto grafico sembrano addirittura migliori, gli inchiostri più belli, le cromie più varie.
I fenomeni di disallineamento dei cliché di stampa ci sono e sono riscontrabili in una percentuale di figurine, ovviamente bassissima, ma ancora riscontrabile nelle figurine ancora reperibili sul mercato collezionistico.
Questa percentuale non è maggiore rispetto ad altre produzioni dell’epoca e quindi è ampiamente nella media del fenomeno.
Quindi è possibile trovare immagini “sdoppiate” o, leggendole con gli occhi e le conoscenze di oggi potremo quasi dirle immagini intellegibili in “3d”, ma in maniera sufficientemente contenuta.
Come detto per la raccolta sulle auto d’epoca e che qui ribadisco, la problematica del disallineamento dei cliché di colore è un problema fisiologico nella stampa dell’epoca e solo un controllo, attento e scrupoloso alla fonte, permetteva una eliminazione immediata del pezzo contenete il refuso di stampa.
Evidentemente la policy tipografica di allora era quella di non eccedere nella fiscalità dei controlli di qualità di produzione, in fondo erano figurine per bambini, mica delle banconote!!!!!!!!
Altra particolarità tipografica è il centraggio della componente stampata della figurina sul supporto in cartoncino, ovvero l’equidistanza della figurina dai bordi.
Come altre serie del periodo, anche questa soffre del problema del centraggio, per cui moltissime figurine appaiono decentrate in altezza, lateralmente o in entrambe le direzioni.
Questi difetti, che sono visibili immediatamente, sono però contenuti in quantità, nel senso che i decentramenti non sono mai tali da proporre figurine talmente decentrate da risultare non collezionabili.
Inoltre i decentramenti sono decisamente maggiori per quantità ed anche per ampiezza nel senso verticale piuttosto che in senso orizzontale.
Molto rari ma non rarissimi i casi di stampa del retro invertita rispetto al suo verso naturale.
Sono state riscontrate figurine con retro appartenente ad altra raccolta della I.L.M.A., un errore abbastanza grave e atipico.
3. I SOGGETTI
I bozzetti sono realizzati, ovviamente a mano, sulla scorta di una struttura, che prevede un cartiglio di 3,3 cm x 1,8 cm posto ai lati di ogni figurina, senza una regola ben precisa.
All’interno del riquadro c’è raffigurata una cartina geografica (di tipo politico) nel cui dettaglio viene messa in rilievo la posizione della capitale raffigurata, questo appunto per dare una localizzazione alla capitale in questione.
Solo in tre casi, nell’interno del cartiglio, appare la bandiera dello stato: Londra figurina numero 1, Parigi, figurina numero 8 e, incredibile a dirsi, nella figurina numero19, la Città del Vaticano!
Nel resto della figurina il bozzetto mostra sullo sfondo un panorama della città evidenziato dal monumento simbolo della stessa, mentre in primo piano troviamo un personaggio maschile o femminile in costume caratteristico.
Questo identifica, assieme ad altri dettagli, la città Capitale.
L’identificazione c’è ed è ben fatta, messaggio semplice, rapido, sufficientemente immediato da essere compreso anche da ragazzi molto giovani.
L’idea del cartiglio e della carta geografica di tipo politico, rende la cartina più leggibile e rende anche il momento storico in cui la città in questione era stata una capitale, eh già, perché non tutte le città capitali sono rimaste sempre capitali, basti pensare a Torino, ad esempio!
I personaggi raffigurati sono piuttosto immobili, quasi in posa teatrale, forzatamente fermi, ieratici, convitati di pietra, come i monumenti che stanno alle loro spalle.
Il tutto è fermo, statico, granitico e solo lo sventolio, peraltro ingessato, di qualche vessillo, sembra tentare vanamente di smuovere l’aria!
I personaggi raffigurati in 64 figurine sono 48 maschili e solo 16 femminili, anche se qualche dubbio ti viene, guardando l’avvenenza della signora raffigurata nella figurina di Budapest la numero 37, riguardo alla capacità del bozzettista di raffigurare le signore!!!!
Solamente 9 figurine sono ambientate in notturna, con luci accese o fuochi che rischiarano l’ambiente.
Nel complesso la qualità del disegno appartiene alla tendenza anti fotografica, il tratto è volutamente lineare, semplice, “grossolano” in quanto mai rifinito per amore del dettaglio, che non è presente! Eppure i monumenti sono molto ben riconoscibili, segno evidente che il bozzettista non ha voluto sostituirsi ad una macchina fotografica, ma ha interpretato la realtà in una maniera semplice essenziale, ricostruendo situazioni statiche, iconoclastiche, retoriche e, a volte, persino esilaranti, buffe (vedasi la già citata figurina 37, la numero 56, o la figurina numero 23)
Alcune scene tradiscono somiglianza con immagini onirico-metafisiche, come in figurina 20, Roma antica, in cui il foro sembra una piazza metafisica “de chirichiana”, così come il gladiatore, col suo elmo assomiglia ad uno dei manichini imbottiti del pittore nato a Volos.
Similmente la figurina numero 41 ci permette di scorgere una Berlino notturna che si rispecchia sul fiume Sprea ove i riflessi di luce ci fanno pensare al van Gogh del caffè notturno
I cieli sono tutti mossi, non c’è un cielo a tinta unita (a meno del cielo di figurina17 – Milano), sempre nuvole che vanno e vengono, nuvole leggere, alte, sottili, sfumate.
4. I COLORI
Come abbiamo detto all’inizio la scelta non fotografica impone colorazioni del bozzetto ad acquerello e, di conseguenza, gli inchiostri devono rispecchiare tale impostazione cromatica.
Tuttavia se abbiamo rimarcato la staticità espressiva di stampo barocco delle figure rappresentate, dobbiamo sottolineare che il movimento ce lo dà il colore, anzi il cromatismo dell’immagine!
I colori, certamente non saranno forti di tonalità, non saranno sgargianti, non saranno lucidi e riflettenti, ma, malgrado ciò i colori ci sono eccome!
Sono come suonati con la sordina!
Ci sono i gialli, i rossi gli ocra, i verdi intensi stesi lisci, senza sfumature, nei cartigli geografici, così come le pietre dei monumenti vanno dal rosa pallido al grigio tenue, all’ocra bruno.
Una girandola di colori rifulge negli abiti, nelle divise, nei costumi popolari che vestono i personaggi, che siano Gladiatori, Ingegneri egiziani, Hostess della Lufthansa, o Dogi in ermellino, rilasciano riflessi e cromie “abbaglianti”!
Belle le tonalità di verde, più spesso cupo ma illuminato da “lampi” gialli (vedasi fig. 29 – 31 e 32), particolari i blu, molto virati verso il viola scuro, splendidi ed originalissimi i rosa, utilizzati in modo fantastico sui monumenti.
5. I TESTI
Essendo figurine didattiche, il retro è fondamentale per dare informazioni, inquadrare il periodo storico politico in cui la città fu o divenne capitale, per descriverne l’importanza nel periodo che fu, insomma in una parola per fornire cultura!
Rammentiamo che all’epoca, la civiltà delle immagini, in cui oggi siamo immersi fino al collo ed oltre, era appena accennata e non lasciava prevedere quale sarebbe stato il futuro, con la televisione che trasmetteva da pochissimi anni in bianco e nero ma che era oggetto per soli abbienti.
In questo quadro, l’immagine fissa, fotografica o grafica che fosse, era comunque ancora di totale effetto. Ma non poteva essere sufficiente ad esportare cultura, doveva essere integrata o meglio veicolare un testo in cui fosse il germe della conoscenza.
La parola fu ben organizzata nel retro delle Ilma “capitali del mondo”.
In alto a sinistra appare un libro aperto in un cartiglio quadrato al cui lato destro appare il numero della figurina, bello grosso e in neretto.
Ancora verso destra la scritta “capitali del mondo” e sotto il sottotitolo “di ieri e di oggi”.
Poi riga orizzontale che separa i titoli di testa dal corpo della comunicazione.
Le righe di testo sono da 9 a 11 con caratteri piccoli credo corpo otto.
Poi sotto riga che introduce i “titoli di coda” dove su tre righe c’è tutta la ragione sociale.
I testi, al di là degli spazi o delle righe dedicate, sono molto ben studiati, scritti con mano elegante e sapiente, con un linguaggio semplice nella forma e contratto nell’esposizione, per poter dare la maggior quantità possibile di informazione, pur senza esagerare, senza strafare.
Nel testo si fa riferimento alla immagine rappresentata, citando il monumento ed il personaggio raffigurati, legando così testo ed immagine!
Il tono è informale, giovanile, indovinatissimo!
6. QUALCHE CRITICA
Quando arrivo a questo capitolo, mi diverto, perché criticare mi piace proprio, compreso me stesso!
La prima e più immediata critica è la scelta del titolo dell’opera, “capitali del mondo”!
Cosa c’entra il mondo se su 64 capitali ce ne sono rappresentate ben 57 europee e 7 afro asiatiche, peraltro tutte antiche ad esclusione de il Cairo? (Cartagine – Babilonia – il Cairo - Tebe – Troia – Costantinopoli – Tiro)!
La risposta sarebbe che il mondo non c’entra per nulla, ma facciamo uno sforzo di fantasia ed accettiamo questa forzatura, però il titolo più appropriato sarebbe stato “Capitali storiche” ed il sottotitolo “di ieri e di oggi”, almeno sul sottotitolo concordo!
Una critica va anche alla disposizione delle capitali rispetto alla numerazione.
Non c’è progressività in nessuno degli argomenti topici, ad esempio dalla più antica alla più moderna, dalla più a nord alla più a sud, dalla più popolata alla meno.
Niente di tutto questo.
La figurina 1 è Londra, la più ad ovest, la figurina 2 è Mosca la più ad est, la figurina 3 è Cartagine…. Ed allora addio…, regna sovrana la casualità!
Meglio, forse, che non uno schematismo rigido e poco fantasioso!
Le capitali di allora sono praticamente tutte rappresentate, ad essere pignoli mancherebbe Reykjavík, Capitale dell’Islanda e La Valletta, capitale di Malta, Vaduz Capitale del Lichtenstein e Nicosia Capitale di Cipro, ma sono sottigliezze, pure abbastanza piccole!
7. COLLEZIONABILITA’
Questa è una bella serie, una delle più antiche, una delle più ruspanti, una delle più belle da collezionare.
Ricordo quando iniziai a raccogliere queste belle cartonate, nessuno mi sapeva dare un elenco delle figurine esistenti e nemmeno mi sapevano dire quante fossero le figurine che componevano la raccolta, ed io mi arrabattavo a segnare le capitali possibili, inserendo Canberra dell’Australia o Tokio del Giappone….
Poco alla volta ho ricostruito l’elenco e piano piano tutte le figurine.
È una bella collezione, di valore (non venale ma collezionistico) medio alto, secondo me perché le figurine sono abbastanza rare e non si trovano spesso, anzi non si trovano quasi mai, tuttavia non è una sfida impossibile da concludere in tempi non biblici.
Questa serie, se avesse molti collezionisti, avrebbe valori molto elevati, in quanto le figurine che circolano sono abbastanza rare.
Diciamo subito che le figurine esistono tutte e che la collezione è terminabile, non ci sono introvabili inesistenti!
Già solo per questo andrebbe collezionata!
La conservazione di queste figurine è molto varia, si trovano perfette, tanto quanto massacrate da animali, tempo e stupidità umana, ma in genere la conservazione media è più che buona.
Possibile trovare figurine da recupero perché l’album esisteva e, a volte, capitava che qualche ragazzino le attaccasse al quaderno in sostituzione dell’album e che poi ne siano rimaste le tracce da recupero sul retro.
Poco presente il fenomeno dei timbri sul retro posti dall’esercente e miranti a far brillare nella testa dei bambini la possibilità di vincere un premio a punti … tali amenità appartengono all’ultima fase delle cartonate oltre la metà degli anni 60, quando il fenomeno, persa la spinta produttiva dei primi ani rischiava di impantanarsi pesantemente e necessitò di sostegno attraverso forme di regalia a punti che di fatto erano un’autentica truffa, oltre che un insulto alla figurina stessa
Riguardo alla quotazione di queste figurine, devo dire che essa segue le leggi del mercato, perché a fronte di una scarsità di offerta, esiste anche una relativa scarsità di richiesta. Se ci fossero più collezionisti le quotazioni di questa serie salirebbero e non di poco.
“Sic stantibus rebus”, stando però le cose come stanno, la quotazione di queste figurine, prese singolarmente può andare da un minimo di 0,80 cents – 1 euro, ad un massimo di 3-4-5 euro non di più!
Qualche figurina rara esiste, ma le richieste sono sempre così poche che quando ne compare una in asta non viene nemmeno contesa, perché magari non ha nemmeno un competitor, figuriamoci due!!!!!
Una serie completa può avere un costo “medio” attorno ai 100 euro con punte alte sino a 120 o basse sino a 80 euro circa.
Come quotazione è praticamente identica alla serie delle auto d’epoca del museo di Torino.
Il mercato su eBay è presente, abbastanza alternato e privo di spunti costanti ma è molto più probabile reperire esemplari nelle fiere del settore o nelle fiere dell’usato, ma, come ben sa un collezionista, dove più le cerchi meno le trovi, dove più ci sono, meno le cerchi….
La frase che segue la ritroverete anche nella descrizione di collezionabilità riferita alle altre due didattiche della ilma, ma il discorso è identico per ciascuna raccolta!
Il numero dei collezionisti non è elevato e la raccolta è abbastanza riservata per un pubblico di nicchia, il che significa che pochi sono quelli che sanno apprezzare l’alto valore sociale e culturale di queste belle ed espressive figurine cartonate, le più vecchie di creazione, ideazione e realizzazione tutta italiana.
Ma una ragione più immediata e meno sofistica va ricercata nel fatto che queste figurine ebbero una diffusione relativa e sofferente, schiacciata dalla master vending da una parte e dalla emergente Sidam dall’altra, e, diciamola tutta, anche dalla volontà della ilma di non gettarsi a capofitto in questa avventura, probabilmente redditizia ma logorante, per cui i bambini collezionisti di allora furono relativamente pochi e, poiché i bambini di allora rappresentano la massa dei collezionisti di oggi, si spiega così il non elevato numero di collezionisti che amano questa splendida raccolta, a cui mi pregio di appartenere.