LAVAZZA - TORINO
SERIE
“CAMPIONI DELLO SPORT”
1950-1952
FIGURINE
PRESENTAZIONE
1. PREMESSA
Queste figurine non sono certo figurine cartonate pesanti da dispenser (dei dispenser, all’epoca non c’era nemmeno l’idea), ma sono figurine di una tale bellezza e di tale valore storico, per tutto il movimento delle figurine italiane sportive, che possono entrare a pieno titolo in quelle prese in considerazione nell’ottica di un mirato allargamento della sfera di interesse del sito.
Sono figurine che appartengono a due mondi, le ultime dell’anteguerra e le prime del dopoguerra.
La Lavazza di Torino, casa produttrice di caffè, di rilevanza internazionale, attiva già dall’inizio secolo, aveva iniziato nel 1949 a produrre serie di figurine cartonate a supporto e per ausilio alle vendite dei suoi prodotti.
Come si potrà meglio approfondire nell’articolo sulla storia della ditta, pubblicato in altra parte del sito, la Lavazza prese molto sul serio questo tipo di produzione, mantenendo in proprio il controllo, dalla “a alla zeta” di questo tipo di supporto.
Le prime figurine prodotte furono quelle “didattiche”, note ai più come “cromo” essendo stampate con il metodo della cromolitografia.
Queste figurine di grandi dimensioni cm 11 x 6,8 non erano in commercio e venivano date, in cambio di un certo numero di prove di acquisto, dall’esercente al compratore, nella misura di una serie, serie che si componeva sempre si sei figurine.
Nel 1950, la Lavazza realizzò una serie di figurine “Campioni dello sport” che nulla avevano a che vedere con la copiosissima serie di figurine didattiche del tipo “Liebig dette “cromo”, entrando anche nel mondo sportivo.
Mentre le didattiche continuarono la loro produzione fino alla serie numero 283 del 1970 per un totale di 1698 figurine (vedi articolo dedicato), la serie “Campioni dello sport” (purtroppo)esaurì le sue emissioni nell’arco di tre anni, il 1950, il 1951 ed il 1952.
2. IL PROGETTO
Il prodotto Lavazza era un prodotto serio e la ditta fondata dal capostipite della omonima Famiglia, Luigi, lo era ancora di più, tanto è vero che ancora oggi il marchio Lavazza è leader nella produzione e distribuzione del caffè in un paese come il nostro dove la tazza di caffè è una religione!
Dopo aver dato inizio nel 1949 alla epopea delle figurine Lavazza “didattiche”, il patron della ditta Giuseppe “Beppe” Lavazza e suo figlio Emilio decisero di emettere una nuova serie di figurine denominata appunto “Campioni dello sport”.
Le figurine erano molto diverse da quelle didattiche, pur conservandone il “DNA”, soprattutto nella dimensione che era di “soli” 6,9 x 4,8 cm.
Analizzare il progetto non è facile per il motivo che la serie è rimasta (ribadisco il purtroppo) abbondantemente incompleta.
Questo si può affermare in quanto le figurine sono numerate e tra la numero 1 e la numero 600, che è l’ultima, si aprono dei vuoti singoli, saltuari, ma anche due grandi voragini di figurine mancanti e mai edite: una che va da figurina 44 a figurina 67 e la seconda molto vasta che va da figurina 136 a figurina 200 compresa.
Cosa potesse esserci dentro queste due grandi aree vuote non ci è dato sapere.
Certo quelle numerazioni non erano occasionali e quindi quei vuoti potevano benissimo essere dovuti ad una assegnazione pianificata e mai realizzata rivolta a calciatori del passato recente, denso di successi internazionali, con i due titoli mondiali vinti nel 1934 e nel 1938, inframezzati dal titolo olimpico acquisto a Berlino nel ’36, oppure o in aggiunta a tipologie differenti di sport considerati (atletica, nuoto, tennis, atleti olimpici, pugilato ecc. ecc.).
Ma potevano esserci anche solo calciatori con squadre di serie “B” ed anche una squadra di serie “A” che è mancante (la Lucchese), ma di questo parleremo dopo.
Comunque gli spazi mancanti sono tanti ma le figurine da poter inserire erano certamente molte di più!
A fattor generale diciamo che, se le cromo didattiche hanno brillato per un progetto esemplare sotto tutti i punti di vista, le Lavazza sportive sotto l’aspetto progettuale lasciano più di qualche dubbio e sono soggette a ben più di una critica.
Comunque, tenendo presente quanto detto sopra, possiamo dire che il progetto, almeno quello realizzato, era quello di produrre una serie di figurine dedicate a tre grandi categorie di sportivi, ciclisti, calciatori e piloti d’auto.
Le figurine erano numerate e dotate di ampie note a tergo.
Non era previsto un album, almeno del tipo classico dove incollare le figurine, probabilmente, ma è un particolare che è in fase di studio, esisteva un “raccoglitore” dove inserire le figurine, diciamo di tipo inglese, ma devo acquisire certezza di questo aspetto, anche se non mi sono giunte informazioni in merito nemmeno dai grandi esperti e rivenditori del settore.
È quindi estremamente alta la possibilità che queste figurine non avessero alcun tipo di supporto, tanto meno un album raccoglitore.
D’altro canto le 500 figurine edite, non dobbiamo dimenticarlo, sono state prodotte in tre anni e tengono presente alcuni cambiamenti legati alle campagne di acquisto e cessioni intraprese dalle squadre nel 50-51 e nel 51-52, sicche’ sia le numerazioni che le forti disparità tra una squadra e l’altra, sembrerebbero tutte rivolte verso una testimonianza a sfavore della esistenza di un album.
3. ASPETTI GRAFICO - TIPOGRAFICI
Le figurine erano di dimensioni contenute ed il supporto era di un cartoncino leggero di mescola chiara e di prima qualità, della consistenza del pregiato cartoncino tipo “bristol” (chi lo conosce sa cosa voglio dire.)
Il fronte della figurina viveva sulla suddivisione dello spazio in un rettangolo contornato da un bordino sottile nero di dimensioni tali da lasciare una cornice esterna di circa 2-3 mm di spessore.
A sua volta lo spazio interno a questo rettangolo era suddiviso, sempre con rigatura leggera in tre spazi, uno superiore, di 3 mm, uno inferiore, di 4 mm ed uno centrale di 51 mm.
Come è facile intuire nello spazio centrale, più grande era allocata l’immagine, mentre, nello spazio superiore era riportata la scritta: “campioni dello sport: calcio”, “campioni dello sport: ciclismo”, campioni dello sport: Automobil.” E nella parte inferiore nome e cognome dell’atleta.
In alto a destra o a sinistra lo stemma della Lavazza mentre in basso, sempre e solo a destra, in un cerchietto di 5mm di diametro, era riportato il numero della figurina.
L’aspetto grafico era così estremamente classico ordinato e pulito, anche per il fatto che le immagini, tutte di stampo fotografico e non ritoccate a mano, erano realizzate con luminosità moderata e che i fondali erano tutti fondali di sintesi, color azzurrino pallido o verde acqua leggero con effetto alone e stampate con inchiostri “matti” non aggressivi, coloristicamente parlando.
La qualità di stampa era assolutamente raffinata e gli errori di disallineamento e di taglio, ridotti veramente a zero, testimoniano della cura con cui la tipografia di cui si serviva la Lavazza, provvedeva ad eliminarli alla fonte.
Le Lavazza “Campioni dello sport” erano stampate in fogli da 100 figurine e poi tagliate secondo le tecniche di allora, seguendo linee di taglio stampate in particolari punti del foglio, che si possono vedere su alcune figurine in cui il taglio non è stato di precisione chirurgica.
Questo particolare è importante perché vedremo in seguito come interpretare la difficoltà di reperire in particolare una sola figurina che, essendo stampata assieme ad altre 99 in un foglio non si capisce perché sia diventata così introvabile a meno di artifizi speculativi, ma questo è un altro discorso.
4. I SOGGETTI
Come abbiamo detto sopra, in raccolta, sono presenti tre categorie di sportivi, trattate in maniera abbastanza differente tra di loro, soprattutto sotto il profilo quantitativo, dato che a livello grafico non vi sono differenziazioni progettuali di questo ordine tra le varie componenti sportive della raccolta.
Le figurine della serie edite erano in tutto 500, visto quanto sopra detto.
Di queste 500 ben 377 erano dedicate ai calciatori, 117 erano quelle dedicate al ciclismo e solo 6 ai piloti d’auto.
a.) I CALCIATORI
Nella raccolta, è evidente, che il calcio, peraltro sport nazionale per antonomasia, la facesse da padrone!
Considerando le 20 squadre di serie “A”, il grande Torino da poco scomparso nella tragedia di Superga ed una unica società di serie “B” (?) Il Fanfulla, le società rappresentate sono in tutto 22, il che potrebbe significare una possibilità di inserire in raccolta (377/ 22 = 17) almeno 17 figurine a squadra.
Ma il totale delle figurine assegnate ad ogni squadra è invece molto vario e discontinuo, sia in eccesso che in difetto, in ragione della seguente assegnazione di figurine che, ricordiamo, non risulta essere frutto di una unica scelta iniziale ma risente di innesti avvenuti in corso d’opera seguendo le vicissitudini sportive delle squadre:
- 25 figurine – Torino;
- 23 figurine – Genoa;
- 21 figurine – Como – Milan;
- 20 figurine – Inter;
- 18 figurine – grande Torino – Lazio – Novara;
- 17 figurine – Atalanta – Bologna – Fiorentina – Pro Patria;
- 16 figurine – Juventus – Padova – Reggiana – Sampdoria – Udinese;
- 15 figurine – Fanfulla;
- 14 figurine – Napoli;
- 12 figurine – Palermo – Roma;
- 11 – Triestina.
Tale disposizione che vede assegnate alla Triestina ben meno della metà delle figurine assegnate al Torino genera, indubbiamente uno squilibrio che, in una serie ben pensata, e correttamente pianificata, non avrebbe avuto modo di esistere.
Attorno al valore medio di 17 figurine, con uno scartamento di una sola figurina in più o in meno (16 e 18 assegnate) troviamo 12 delle 22 squadre in raccolta, sotto cinque e sopra altrettante cinque.
Lo scarto verso il basso è di (17 -11 = 6) sei figurine, mentre lo scarto in alto è di ben 7 figurine.
Quasi certamente, a questa disparità, può aver influito la mancanza di quelle 100 figurine mai stampate, cosa che io non sostengo, oppure la problematica della discesa in serie “B”, nelle due annate sportive considerate, di Roma e Genoa il primo anno e di Lucchese Padova e Legnano (una meteora) il secondo anno.
Ma i risultati sportivi non confortano questa tesi, a parte forse la Roma, visto che Triestina Palermo e Napoli non retrocessero eppure la loro “dotazione“ di figurine resta decisamente magra.
Forse quelli della Lavazza ebbero delle problematiche, non ci è dato sapere.
Resta lo squilibrio e la non omogeneità distribuiva delle “risorse”.
Va detto anche che, se la serie “cromo” della Lavazza era curata nei minimi particolari, forse perché destinata ad un pubblico adulto, la raccolta in questione era forse più pensata per un pubblico infantile, poco attento a questi “manuali Cencelli” della spartizione delle figurine a squadra.
Contrariamente al ciclismo, nel novero dei calciatori non ci sono vecchie glorie, ma solo calciatori in attività a rendere un quadro del calcio italiano all’inizio della seconda metà del secolo, ricco ed esaustivo.
In linea di massima le figurine sono numericamente facenti capo a blocchi della stessa squadra, ma con molte, troppe eccezioni o “rimbocchi” più o meno corposi della seconda stagione.
Quello che è piacevole e lo ribadiamo è l’uniformità grafica che ogni società riesce a mantenere attraverso una precisa scelta editoriale: solo maglie ufficiali da gara, sole pose in mezzobusto,
Nel complesso la serie è più che affascinante e lascia, sfogliandola, un calore ed una emozione particolare.
Ad esempio il sottoscritto, che “viene” dalle cartonate della fine degli anni 50 e che quando queste figurine erano ancora fresche di stampa era forse appena nato, è immediatamente andato a ricercare, tra i nomi, quelli che comparivano anche nelle Sidam 59-60 o nelle E.D.I. di Milano del 61-62, per vedere se c’era ancora, nelle raccolte di fine decennio, quel tal giocatore in attività oppure, rigirando la frittata quanti fossero, nel 59 i superstiti dei 377 calciatori presenti nelle figurine Lavazza.
A meno di errori ed omissioni mi sento di poter dire che i superstiti sono: Gariboldi – Angeleri – Mariani dell’Atalanta, Cervellati del Bologna, Pedroni, e Bergamaschi del Como, Beltrandi – Cervato e Chiappella della Fiorentina, Beccattini del Genoa, Bearzot – Blason – Invernizzi – Skoglund – Soldan e Giacomazzi dell’Inter, Boniperti – Manente della Juventus, Bardelli - Buffon – Liedholm del Milan , Pesaola del Novara, celio e Ganzer del Padova, Toros della Pro Patria, Bacci – Cardarelli – Venturi della Roma, Giraudo e Santos del Torino, Snidero dell’udinese, un pattuglia di 31 superstiti, meno del 10% di uomini che ritroviamo dieci e più anni dopo a calcare ancora i campi di gioco della massima serie e a vestire nuove maglie, a meno di Angeleri, Cervellati, Chiappella, Beccattini, Boniperti, Liedholm, Celio e Giraudo che sono i soli ad aver mantenuto sempre la stessa casacca!
Non è un esercizio forzato questo, ma immediato esercizio che, nella memoria storica dell’appassionato di calcio scatta immediatamente a testimoniare un legame che unisce, malgrado un vuoto quasi decennale le due epoche, visto che sopra è stato affermato e che si ribadisce, che questa serie unisce due mondi, due generazioni di figurine ed anche di calciatori.
Un calciatore particolare è Caviglioli che in raccolta ha ben due figurine, una con la maglia della Pro Patria (1950-51) ed una con la maglia granata del Torino (1951.52), personaggio unico nel suo genere in queste 377 figurine di calcio.
Se qualcuno vi facesse la domanda tranello, quanti calciatori erano raffigurati nella raccolta Lavazza, ricordatevi che erano 376, perché uno compare due volte!
Un particolare che data la serie non è nella grafica o nella presenza di squadre “mitologiche” tipo il Fanfulla, ma … nei nomi propri dei giocatori.
Nomi incredibili, di un’altra epoca, non faccio esempi per non rovinare la sorpresa, ma andate e sfogliare le figurine (per chi non le possieda vada alla gallery apposita) e prenderete atto che certi nomi propri sono praticamente svaniti da almeno 40 anni… oggi abbiamo, in compenso, i Christian, Sascha i Daniel i Manuel, tutti nomi italiani storpiati da altre lingue straniere…
b.) I CICLISTI
Lo spazio dedicato da questa serie al ciclismo è ampio e consistente, visto che le figurine dedicate al ciclismo vanno dalla numero 471 Astrua alla numero 587 Toigo.
Quindi ben 117 figurine (strano numero, mi ricorda la raccolta Sidam – “Auto International Parade”) che la rendono una serie di tutto rispetto numerico.
Diciamo subito che l’ordine delle figurine, dettato dalla numerazione non segue l’elencazione alfabetica, visto che Astrua precede Agostoni Albani ed Aimo, ma da questa viene “ispirata” diciamo così, in altre parole le figurine seguono un ordine alfabetico di massima con molte “divagazioni poetiche” che sarebbe stato più professionale evitare, visto che nel ciclismo non ci sono problematiche particolari, magari legate al ruolo, come a volte nel calcio in cui si parte col portiere anche se si chiama Zoff e poi si prosegue col resto della squadra in ordine alfabetico.
Ma una divisione in “ruoli” però le figurine ce l’anno lo stesso.
Vediamo quale: giriamo la figurina e ci accorgiamo che l’estensore dei testi a tergo, di cui si parlerà più avanti, sotto le generalità dell’atleta riporta, tra parentesi ed in neretto) alcune categorie in cui divide di fatto gli atleti.
Queste sono:
- Vecchie glorie;
- Defunto o campione scomparso;
- Ciclismo
In particolare ciclismo si suddivide ancora nelle seguenti sotto-categorie:
- Ciclismo Italia - 10;
- Ciclismo Sudamerica – 1;
- Ciclismo Inghilterra – 1;
- Ciclismo Olanda – 2;
- Ciclismo Belgio – 5;
- Ciclismo Svizzera – 4
- Ciclismo Francia - 7
- Ciclismo - 7;
- Squadra di appartenenza – ciclismo - 32
- Ciclismo su pista – 5
Che poi queste suddivisioni sono molto labili, visto, ad esempio, che Harris riportato come ciclismo Inghilterra era un protagonista assoluto della pista o che nel ciclismo Francia ci sono compresi ciclisti come Gerardin che avendo smesso di correre da quasi 10 anni poteva benissimo essere un vecchia gloria, alla stessa stregua di Charles Pellissier nato nel 1903 e che aveva 49 anni all’uscita delle figurine, o come Richard sempre francese che aveva smesso di correre subito dopo la seconda guerra mondiale.
Comunque, divisi o no in sottosezioni, i ciclisti della Lavazza sono un unico splendido plotone e mi piace vederli procedere, in gruppo compatto, senza età senza tempo, vivi e morti, campioni e gregari, in onore del loro sport!
Nelle immagini appaiono sempre mezzi busti, mai pose con bici e le immagini sembrano seguire una precisa e rigida regia, persino le immagini di campioni di alcuni decenni prima sembrano avere le medesime pose, le stesse inquadrature.
Manca il mezzo meccanico, è vero, solo pochi orpelli tecnici appaiono, dal cappellino alle ruote a tracolla dei tempi eroici, o occhialoni da pilota d’aereo, pesanti quanto un carro armato, fanno da contorno ai visi puliti e sereni degli atleti.
Qualche immagine tradisce l’età, soprattutto nelle pettinature, spettacolare quella di Gerbi, tipicamente décò con i due cornetti, che ho visto riproporre recentemente da Xavi del Barcellona), o i grandi bottoni con cui si chiudevano le tute di una volta che stridono, già nel 1950, visto che alcuni ciclisti sfoggiano tute con le americanissime chiusure “lampo”, le zip americane sostituite solo parzialmente negli anni 90 dal velcro.( vedi figurine del già citato Gerbi, di Girardengo, Martano, Olmo ed altre vecchie glorie).
Malgrado la mancanza della bicicletta, a ricordarci dello sport di cui si tratta, le Lavazza restituiscono, a chi le “assapora” con piacere e gusto e con il tempo che questo esercizio richiede, tutto il mondo del ciclismo, rumori, odori e brividi compresi!
Splendide!!!!
c.) I PILOTI
Le figurine che risultano dedicate all’ “automobili.” Che poi, come indicato sul retro, significava “automobilismo” io le ho riportate come piloti, mentre la dizione Lavazza è coerente con lo sport, da cui, appunto automobilismo.
Preferisco palare di piloti, perché in realtà ci sono raffigurati solo piloti.
Queste figurine sono solamente sei (un numero caro alla Lavazza), come una serie nella serie e vanno dalla numero 588 alla numero 593 e sono dedicate a Senesi, Taruffi, Varzi, Nuvolari, Farina, Villoresi, tutti piloti di primaria importanza e alla data della produzione delle figurine ancora viventi ad eccezione di Varzi deceduto a Berna nel 1948.
Un piccolo cammeo di grandi campioni di cui l’Italia andava certamente più che orgogliosa.
5. IL RETRO ED I TESTI
Se queste figurine sono belle “davanti”, se possibile, sono ancora più belle “dietro”.
La Lavazza non scelse un estensore di note qualsiasi per realizzare i testi di ogni singola figurina, ma scelse uno dei giornalisti più affermati ed amati dagli italiani dell’epoca: Bruno Slavitz.
Questi era dal 1947 e lo sarà ininterrottamente fino al 1967 il direttore del “Guerin sportivo “che era, delle testate periodiche sportive italiane, di gran lunga, la più prestigiosa ed amata dal pubblico, essendo una rivista di approfondimento, critica e costume sportivo su cui scrivevano le più brillanti firme del giornalismo italiano.
La penna di Slavitz è come un pennello di un grande artista, sciorina dati senza la schematicità della scheda e svela particolari simpatici della persona, che siano il soprannome con cui i tifosi lo hanno ribattezzato o che sia un episodio particolare della carriera e descrive capacità tecniche, aspettative di carriera di ogni singolo atleta disegnandone in poche righe un ritratto estremamente sintetico ma con uno stile discorsivo, affabile, mai pedante, sempre incisivo ed un po’ poetico.
Sono figurine da leggere, oltre che da guardare.
Fa quasi senso leggere dietro la figurina di Girardengo queste parole: “il campionissimo, il piu’ grande campione che mai abbia avuto l’Italia!”, con un Coppi ancora in piena attività eppure già vincitore nel 1950 di 3 giri d’Italia, tre Milano san remo, un tour de France, una Parigi Roubaix, 4 giri di Lombardia, nonché due titoli mondiali di inseguimento su pista.
A Coppi dal 1950 a fine carriera mancherà ancora di vincere il mondiale 1953 su strada, due giri d’Italia (52 e 53), il tour de France del ’52, certo non poco ma il più era già stato vinto quando Slavitz definiva campionissimo Girardengo!
Ma dal primo calciatore all’ultimo dei ciclisti, cambia il panorama ma i ritratti si susseguono l’uno all’altro senza soluzione di continuità.
I testi di Slavitz sono come le ciliegie, ne leggi uno e poi continui a leggerne altri, non riesci a staccarti dalla favola, dal racconto degli sport e dei loro protagonisti.
Esteticamente il retro delle figurine è perfetto ed equilibrato.
In alto sopra tutto la scritta “omaggio”, perché’ il discorso sia chiaro dall’inizio.
Sotto la scritta come un logo “caffè Lavazza Torino” e poi, sotto a sinistra, il numero e, centrati, una riga sotto, cognome e nome dell’atleta.
Poi il testo vero e proprio ricco o povero di informazioni che fosse ma sempre affascinante.
In ultimo a sinistra l’anno di produzione e la firma tra parentesi (Bruno Slavitz)
Un retro equilibrato, esteticamente perfetto, ricco di contenuti e di poesia sportiva.
6. QUALCHE CRITICA
Come ogni serie di figurine, qualche difetto c’è ed in parte lo abbiamo già evidenziato, tuttavia sarò particolarmente esigente e critico proprio perché ci troviamo di fronte un colosso industriale, non certo ad un caramellaio della periferia di Firenze (con tempi e mezzi limitatissimi e che pure partorì delle meraviglie – leggi sun chewingum n.d.r.).
La prima critica la faccio alle dimensioni delle figurine, visto che la serie è sorella delle grandi cartonate didattiche Lavazza, una dimensione maggiore non sarebbe stata sgradevole, se contenuta e calcolata.
Non che le piccole dimensioni delle figurine siano sgradevoli, tutt’altro, è solo che qualche cosina di più in dimensione avrebbe conferito al tutto un ulteriore prestigiosità;
Il progetto, incompleto, anzi largamente incompleto numericamente nella sua fase realizzativa, soffre anche di alcune lacune gravi, mancando una intera squadra di serie “A”, la Lucchese, e presentando una squadra di serie “B”, nemmeno tra le più quotate della serie cadetta, il Fanfulla.
Certamente, a livello di calcio, la serie manca di una figurina dedicata al team e magari una dedicata allo stemma ufficiale delle società sportive, ma ci piace pensare queste figurine mai realizzate e mai prodotte, a coprire gli spazi lasciati vuoti nella numerazione della serie.
Altra critica è quella di non aver scelto una uniformità nella assegnazione delle figurine a ciascuna squadra, per cui si va dalle 25 del Torino (seppur in due annate) alle zero della Lucchese, passando per le 11 della triestina.
Non bella, filologicamente l’interpretazione maccheronica dell’elenco su base alfabetica delle figurine del ciclismo e l’aggrovigliamento di alcune squadre nelle altre per il calcio, con effetto sparpagliamento di alcuni giocatori lontano dalla massa dei propri compagni, difetto tanto grave in quanto rende la conservazione su base puramente numerica un “no sense” sotto il profilo della unità del team che è invece un vanto dal punto di vista delle scelte grafiche, dove la maglia è quella per tutte le figurine di quella squadra, al contrario di certe collezioni degli anni a venire dove apparivano giocatori del Bari con maglia della Juventus o portieri che erano ali…
Comunque un certo “sparpagliamento delle figurine è anche dovuto al fatto che ci sono due annate sportive che, praticamente si fondono in un’unica serie, per cui qualche ritorno di fiamma è obbligatorio che ci fosse!
7. L’IMPORTANZA DELLE LAVAZZA NELLO SVILUPPO DEL MOVIMENTO DELLE FIGURINE DEGLI ANNI FUTURI.
Per il “nome” che la raccolta porta, per la vetustà della raccolta che, ricordiamo, è dei primissimi anni 50, per la sua bellezza formale e sostanziale, per l’importanza che essa ha nell’ambito della produzione italiana di figurine, per il legame che essa porta, forse unica, tra le figurine sportive anteguerra e la nascente era delle figurine che si affacciava all’epoca del boom economico, questa serie rappresenta un punto focale del collezionismo sportivo.
Molti dei realizzatori delle serie di figurine a venire, dovendosi confrontare con la bellezza formale (le scelte sugli aspetti visivi) e sostanziale (i testi) del progetto realizzato dalla Lavazza, si trovarono ad un bivio: o cercare di apprendere se non la lezione almeno l’esempio lasciato da questa serie e quindi ascendere a mete superiori, oppure ignorarlo, restando prigionieri di una modalità passata di fare servizio allo sport ed alla gioventù.
Ci sarà qualche cosa di meglio nel futuro?
Noi sappiamo che la risposta è no!
Né sotto il profilo quantitativo, né sotto quello qualitativo, anche se molte serie bellissime saranno prodotte, dopo il 1952, nessuna di esse avrà tutte e tre le anime che questa serie ha:
- Animo estetico e formale;
- Animo sostanziale nei contenuti;
- Animo di respiro quantitativo ampio.
Sidam e E.D.I., con le loro 300 figurine dedicate al calcio, non raggiungono le quantità, né tantomeno gli aspetti formali e sostanziali, anche aggiungendo le serie dedicate al ciclismo, come se fossero un solo progetto (e non lo erano affatto) con quelle del calcio.
Non ci riuscì la Nannina, dove aspetti formali e sostanziali, in una parola il messaggio delle Lavazza, non fu nemmeno percepito.
La Panini invece comprese la lezione, non riuscì a raggiungere la perfezioni sostanziali, anzi si perfezionò nelle schede super stringate, ma diede a due aspetti, quello formale e quello quantitativo la giusta importanza.
Se oggi abbiamo serie da 600 ed oltre figurine, serie ordinate precise, tecnicamente curatissime, moderne ed amate da molti è perché il messaggio innovatore della Lavazza fu compreso e lo spirito da esso proveniente fu la base delle progettazioni future del mondo vincente della figurina, quella delle Edizioni Panini di Modena.
8. CONSERVAZIONE E CATALOGAZIONE
Ho inserito questo capitolo particolare (lo trovate praticamente solo per le serie Lavazza) in quanto le dimensioni delle figurine sono tali da rendere le “normali” schede o fogli di plastica con tasche, non perfettamente idonee alla bisogna.
a.) Conservazione
L’esperienza mi ha portato a selezionare con attenzione quanto in commercio e dopo “lunga” ricerca ho partorito la soluzione che segue, che per me è la migliore delle soluzioni.
Premetto che la raccolta Lavazza “campioni dello sport” è una raccolta preziosa perché ha costi di completamento estremamente elevati ed un po’ fuori dagli schemi mentali del collezionista di cartonate da dispenser, anche perché è numericamente imponente, visto che è due terzi più che la serie va conservata al meglio e va resa fruibile al massimo della visibilità e correttezza di conservazione.
Evitiamo quindi di tenere le figurine fascettate dentro una scatola di cartone, per cortesia!!!
La soluzione è certamente quella dei fogli porta figurine trasparenti, tuttavia quelli a nove tasche verticali, ben noti perché perfetti per le cartonate da dispenser, in questo caso non vanno assolutamente bene in quanto le tasche sono troppo grandi per le figurine che quindi ci ballerebbero dentro spostandosi ed inclinandosi ed inoltre avremo uno spreco di spazio non indifferente ed un effetto ottico/estetico non ottimale che lascerebbe una sensazione di inadeguatezza a tale soluzione.
Suggerisco di utilizzare un prodotto realizzato per la collezione di bustine di zucchero (sob!!!!) Che è assolutamente perfetto per questa tipologia di figurine.
In commercio ce ne sono di due tipologie, ambedue ottimali ma di impostazione “stilistica” assolutamente differente.
La soluzione offerta dalla ditta Abafil di Milano prevede fogli di dimensioni 24 x 23 circa (identici per formato a quelli realizzati per contenere le figurine Liebig, Abafil o Lavazza didattiche) in cui sono ricavate 12 tasche pienamente idonee a contenere le nostre figurine Lavazza campioni dello sport.
La Abafil le suggerisce, normalmente per le collezioni di bustine da zucchero, di figurine tipo Mira Lanza ecc.
Questa soluzione ha un costo di 9,50 euro a confezione da 10 fogli (quindi per contenere 120 figurine), più naturalmente il costo del raccoglitore e della custodia in cartone tipo “Liebig”.
L’album per questi fogli è un album con contenitore rigido clips a molla con quattro elementi di aggancio e di dimensioni e fattura identiche agli album impiegati per la conservazione delle figurine tipo Liebig, Abafil o Lavazza didattiche (7 x 11 cm).
La soluzione proposta dal master Phil di Milano è invece basata su fogli di dimensioni differenti (24 x 30,5 cm) dotati di 16 tasche ciascuno, tasche perfettamente idonee a contenere le nostre figurine (articolo 97/16).
Questa soluzione ha un costo di 10 euro per confezione da 20 fogli (quindi per contenere 320 figurine)
L’album con contenitore sarà, ovviamente di dimensioni maggiori rispetto agli album espressamente creati per le figurine tipo Liebig, abafil o Lavazza didattiche.
Se ne facessimo solo una questione di costi la soluzione mastephil appare più economica, ma il grandissimo pregio della soluzione Abafil sta nel fatto estetico, poiche l’album proposto dalla Abafil, essendo identico a quello proposto per le Liebig o Lavazza didattiche, permetterà alla intera nostra collezione un “continuum” estetico il cui pregio sarà non indifferente e vale quel qualche cosa in piu’ che dovremmo spendere.
Analogamente la pagina master Phil, con 16 figurine, appare un po’ “abbondante” e forse troppo “ricca” di informazioni visive, mentre la pagina Abafil con 12 figurine appare piu’ compatta ma decisamente meno “ammassata” in quanto le figurine godono di una separazione maggiore tra di loro pur stando in uno spazio più ristretto e quindi la pagina Abafil, una volta riempita delle nostre preziose figurine risulta essere, esteticamente, molto piu’ fruibile.
Visto che le figurine le mettiamo a dimora una volta per sempre, ciascuno tragga le sue conclusioni personali.
Sono due ditte di eccellenza quindi sulla qualità del prodotto ritengo che le differenze non ci siano.
nel frattempo ho visto che anche la Master Phil ha adottato una soluzione tipo album Liebig e contenitore da 12 figurine con custodia ed album rossi con scritto Lavazza, andate a controllare sul sito o telefonate ad Abafil o Master Phil per avere informazioni fresche.
b.) Catalogazione
Le figurine possono essere riposte nelle tasche dei fogli contenitori secondo tre diverse tipologie di catalogazione:
- Numerica progressiva;
- Per squadra;
- Mista (progressiva numerica non rigida)
Vediamo i pro e i contro per ciascuna scelta
1. Catalogazione numerica progressiva
Consiste, come è facile intuire nel riporre le figurine in maniera progressiva seguendola loro numerazione.
Questa soluzione ha il vantaggio di essere la più semplice, la più logica, anche la più ovvia direi, la più simile a quella di un album, che segue la sua numerazione.
Nello specifico di questa serie, però presenta alcune gravi problematicità quali:
- La gestione degli spazi vuoti (ce ne sono 100 nel corso di tutta la serie e non tutti consecutivi e spesso a “macchia di leopardo”;
- La non razionale distribuzione delle figurine appartenenti ad una squadra che spesso soffrono di “diaspore” pesantissime, tipo il Torino la cui ultima figurina è la numero 43 Rosen ma poi ha altre 7 figurine a partire dal numero 594 sino al numero 600, o a macchia di leopardo, vedi il Milan con figurine dal numero 72 al numero 88 con appendici al numero 287, al numero 393 e ai numeri 469 470.
Se è abbastanza facile ovviare alla prima problematica, semplicemente ignorandola, quindi ponendo tranquillamente la figurina numero 135 accanto alla successiva, la numero 201, saltando, come se non ci fosse, la voragine esistente tra i due numeri, non c’è rimedio alla seconda problematica per cui avremo non poche figurine “impazzite” lontane dal nucleo portante della loro squadra, con evidenti ripercussioni pratiche sia sulla visibilità complessiva, sia sulla nostra sfera logica portata a non accettare una tale ottica di classificazione che, in nome di una stratta progressività numerica impedisce alla componente sportiva di avere una visione immediata e completa dell’organico di una squadra che si ha, dovendo girare, al massimo, un foglio in più.
2. Catalogazione per organico (squadra)
Questo tipo di catalogazione consiste nel riporre le figurine suddividendole per squadra.
Sono evidenti i vantaggi che questo tipo di catalogazione consente di sfruttare, tuttavia tale disposizione presenta alcune gravi problematiche:
- Grande spreco di spazio, poiche’, dovendo frazionare per squadra, ad esempio sistemando il grande Torino (serie di 18 figurine) avremo 2 figurine messe da sole in un secondo foglio da 16 con 14 tasche vuote ed una grande desolazione attorno (soluzione Master Phil-foglio grande) oppure con soli 6 spazi vuoti (soluzione Abafil- Master Phil tipo Liebig);
- “Disarmonica” nelle soluzioni estetiche perché avremo grandi spazi vuoti complessivi che tendono a spezzare quella fluidità della visione, che rende una raccolta bella e offre il piacere della visione.
Anche la comprensibilità sotto il profilo della lettura tecnico/storica della raccolta ne soffrirebbe moltissimo.
Tale difetto sarebbe maggiormente riscontrabile e fastidioso nella soluzione con 16 tasche per pagina, piuttosto che nella soluzione abafil con 12 spazi per foglio.
3. Catalogazione mista (progressiva numerica non rigida)
Esiste anche la possibilità di adottare una soluzione mista, ovvero una soluzione basata sulla consecutività numerica progressiva delle figurine vissuta e posta in essere non in maniera rigida, andando ad inserire quelle componenti di una squadra disperse in diaspore più o meno vaste dopo l’ultima figurina del blocco di quella squadra e ripartendo dal numero successivo all’ultima del blocco della squadra precedente.
Per rendere comprensibile la cosa mi rifaccio al Milan ed alla Sampdoria che sono “incastrate” tra loro, per cui estrarrei la figurina di Lusetti 80 e la porrei dopo Agostinelli 70 mettendo quindi dopo la 79 la figurina 81 Foglia e dopo la 88 Tognon andrei a mettere la 287 Vicariato, la 393 Renosto poi la 467 Colomban, la 469 Mangini e la 470 Silvestri.
Poi dovrò decidere di spostare anche le tre della Sampdoria cui si è aggiunta la quarta Lusetti verso dove è il grosso della squadra (figurina 107 Parodi).
Per realizzare questo lavoro ci tornerà molto utile l’elenco predisposto in formato Excel dove ciascuna squadra è ricostruita seguendo comunque la sequenza numerica.
È una soluzione cervellotica e difficile da tenere quando mancano ancora moltissime figurine alla fine della raccolta, ma che è più agevole a mano a mano che i sazi vuoti tendono a sparire, oppure avvalendosi dell’elenco già predisposto che vi dirà quanti spazi lasciare per le figurine che ancora devono arrivare in raccolta e quindi vi permettono di trovare il posto definitivo alla figurina appena trovata e da inserire.
E’ un Lavoro certosino che si fa una sola volta, poi”amen”.
Diciamo subito che, anche in caso di conservazione delle figurine su fogli standard tipo nove tasche (da evitare), la soluzione applicabile appare soffrire di identiche problematiche.
Quale delle tre soluzioni adottare?
Suggerirei di adottare la soluzione b1 se decidessimo di riporre le figurine in fogli da 16 tasche, questo perché i vuoti creati dalla soluzione per organico, su questo tipo di fogli, risulterebbero veramente assurdi e non metabolizzabili nel tempo e proveremo “fastidio” ogni volta che sfogliassimo la raccolta.
Mentre opterei per la soluzione a squadre se decidessi di utilizzare fogli a tasche da 12 o da 9, perché avrei meno necessità di superare l’”horror vacui” (il terrore degli spazi vuoti) che è una sindrome di cui molti se non tutti i collezionisti sono afflitti, in ragione di quanto si è detto nella analisi delle due soluzioni proposte.
La soluzione b3, che appare di primo acchito, un po’ cervellotica, è però un buon compromesso consentendo di mantenere una consecutio numerica e nello stesso tempo di riuscire a vedere anche le squadre nel loro assieme senza dove ricorrere a eccessive pagine vuote.
È però consigliabile solo in caso di collezione piuttosto avanzata, altrimenti finiremmo col perdere la logica dell’impianto (a meno di utilizzare una “dima” come è l’elenco per squadre.
Anche questa soluzione si presta meglio su materiale tipo abafil.
9. ASPETTI COLLEZIONISTICI
Oggi le 500 figurine della serie Lavazza “campioni dello sport” sono una meta ambita da molti.
E per le ragioni addotte sopra.
Basta averne una in mano per pochi secondi per “capire”.
È successo a molti, di sentirne il fascino che rigirava tra le dita!
E molti ne sono rimasti stregati.
Le figurine furono prodotte in buon numero, per la massa non per pochi eletti e furono distribuite su tutto il territorio nazionale, in virtu’ del supporto ad un prodotto venduto da nord a sud e furono supportate per oltre 13 anni dal “club Lavazza”, una istituzione culturale che, voluta per dirigere e seguire le figurine “cromo”, fu, nei fatti, un Ente che controllò la diffusione della figurina Lavazza nel suo complesso.
Questa azione preservò la figurina Lavazza da abusi, falsificazioni mercificazioni eccessive ed interessi speculativi, assolvendo in pieno agli scopi statutari, tra cui la promozione della figurina (in senso ovviamente lato), l’ausilio al collezionista ed altre finalità direttamente riconducibili al fenomeno cultura che allora era però “riservato” alle sole figurine didattiche e che invece, oggi, a distanza di oltre 60 anni, abbiamo visto poterci tranquillamente essere anche in pezzetti di cartoncino con su signori che corrono dietro un pallone o spingono come forsennati sui pedali!
Tutto questo ci ha portati al giorno d’oggi una disponibilità di figurine medio alta, ma anche una quantità di collezionisti piuttosto rilevante.
A tal proposito, ricordo che, essendo una collezione spartiacque, essa trova posto come ultima temporalmente del ciclo anteguerra e come prima del ciclo post bellico, una possente calamita per due generazioni di collezionisti e di collezioni.
Nel rapporto domanda offerta siamo su una china pericolosa che porta certamente a valori medi più elevati della norma, a parte certe collezioni di nicchia, dove è la rarità assoluta dei pezzi a fare la differenza.
EBay parla di un “cartello” dei venditori professionali che hanno standardizzato il valore di queste figurine attorno ai 9.99 euro ciascuna.
È un prezzo che si può pagare per una figurina che manca, non certo per 500 figurine, altrimenti questa sarebbe una serie da 5.000 euro e non lo è affatto!
A tal proposito ritengo che una raccolta completa dico e sottolineo completa possa essere messa sul mercato a non meno di 3.500,00 euro.
In realtà, quindi, dietro il prezzo di facciata, che non è falso, né forse esagerato se considerato un prezzo singolo da figurina singola, anche il venditore professionista saprà, anzi dovrà scendere nelle pretese di fronte ad un acquisto sostanzioso in termine di pezzi.
Io credo che per un venditore, acquisire un lotto di Lavazza sia un po’ una fortuna un po’ una iattura, perché se c’è la certezza di avere preso un prodotto vendibile, c’è anche la certezza di aver preso un prodotto che costa e che poi obbliga a rivendite altrettanto onerose per l’acquirente collezionista, il che non è facile, specie con la situazione congiunturale attuale.
Se pensate di acquisire le Lavazza “campioni dello sport” come forma di investimento vi state sbagliando di grosso.
Le figurine non sono mai un investimento, tanto meno queste.
Un venditore professionista, se le vostre Lavazza sono ben conservate non le prende per piu’ di 2 euro l’una … meditate gente, meditate …
Qualche figurina rara c’è ed è nota, in primis la 105, Bongiorni, del grande Torino, a cui il fato ha destinato una morte prematura, assieme a molti compagni di squadra e che il mondo della figurina ha trasformato nel “feroce saladino”, la cui quotazione secondo me può tranquillamente superare i 1.500,00 euro e quindi essere la figurina più rara dell’intero panorama di figurine italiane rare.
Poi sono venuti gli americani ad un Maradona Panini fine anni ’90 ce lo siamo fatti comperare a 5 mila euro, entrando nel mondo delle falsità sceniche, anzi osceniche.
Bongiorni è una figurina di cui circolano non più di una ventina di esemplari ed è una figurina che manca a tantissimi grandi collezionisti, vale la cifra che ho scritto sopra.
Solo di poco meno irreperibili (ma di quotazione decisamente minore 25- 30 euro) sono le figurine di Ballarin Dino, di Fadini e di Grava, sempre del grande Torino, poi i “soliti” ciclisti di sempre e di ogni raccolta, Coppi, Bartali, Magni, Bobet, Binda, perché’ fagocitati dai “fanatici” delle collezioni monotematiche, “tutto Coppi”, “tutto Bartali”, “tutto Binda” e ovviamente nessuno che raccoglie “tutto Bergomi”!
All’interno della raccolta, poi, ci sono diverse valutazioni di mercato a seconda che si tratti di ciclisti o automobilisti o calciatori.
Mediamente le figurine dei ciclisti e dei piloti d’auto hanno una quotazione più alta che va dai 12 ai 15 euro per le figurine normali, mentre per le più ricercate il prezzo si raddoppia o triplica.
E le figurine dei ciclisti sono tante, come abbiamo visto.
Insomma, per iniziare una collezione del genere bisogna considerare che dal nostro portafoglio non usciranno meno di 3-4 mila euro il che non è affatto uno scherzo!
È certamente la raccolta più cara esistente nelle figurine prive di album.
Una collezione spartiacque tra due mondi, una collezione collante, una vera sfida di classe che vi appassionerà più di ogni altra.
Farete probabilmente anche delle “cavolate” pur raggiungere la meta, ma la meta è raggiungibile se sarete bravi, intelligenti e capaci di cogliere l’attimo fuggente.
Buona collezione!!!