LAVAZZA - TORINO
“ CROMOLITOGRAFIE DIDATTICHE ”
1949-1971
FIGURINE
PRESENTAZIONE
1. PREMESSA
Quando la Lavazza, società torinese produttrice di caffè, decide di produrre la sua prima figurina cromolitografica, la Liebig emette figurine in mezza Europa, Italia compresa, già da quasi 80 anni!
Ma in Italia lo sviluppo di questo sistema pubblicitario che aveva sì preso piede nell’ottocento ma poi era stato portato avanti dalle principali ditte Italiane del novecento con figurine di altra impostazione, di altre forme e dimensioni.
Forse il fatto di non aver voluto “scimmiottare” la sempre vivissima iniziativa della casa tedesca era figlio dell’amor proprio Italiano, più abituato ad indignarsi dall’essere copiato piuttosto che da quello di rifiutarsi di prendere a modello una iniziativa altrui.
Sta di fatto che solo la Lavazza, ditta dotata di grandi mezzi e che veniva da lontano, decise di produrre una serie di figurine aventi lo scopo, ovviamente secondario (il primario era quello di favorire la crescita della produzione del caffè attraverso un aumento delle vendite) di diffondere la cultura in senso lato sul territorio nazionale.
Fu così che prese forma questa iniziativa di assoluto valore che rappresenta, ad oggi, la massima forma organizzata di longevità e produzione, riferita ad una serie di figurine, ovviamente escludendo la Panini di Modena che, sotto questo profilo, non è mai stata seconda a nessuno!
Devo dire che l’iniziativa di uscire cin una serie di figurine a supporto delle vendite non fu un progetto commissionato a terzi e nato già “morto” oppure con scadenza a tempo “prossimo”, ma fu una iniziativa di spessore, in cui la famiglia Lavazza credeva in maniera molto forte e che nacque con una struttura alle spalle di supporto a lungo termine.
Si partì con un piano dell’opera già ben studiato almeno per un centinaio di emissioni, furono da subito interpellati e scelti valenti disegnatori ed illustratori dell’area piemontese, anche perché erano ben noti, un nome su tutti quello di Carlo Nicco e fu individuata a predisposta tutta la catena distributiva che, ovviamente si appoggiava alla logistica di consegna di cui la Lavazza disponeva, ma con una piccola ma agguerrita “fetta” di azienda dedicata in maniera esclusiva alle figurine.
Il successo della iniziativa nasce sempre da una fede nell’idea e da una realizzazione e messa in campo di un progetto.
La Lavazza proseguì la produzione di figurine, sempre legate alla vendita dei propri prodotti, fino al 1971 quando il progetto dovette essere interrotto, non per volontà della ditta, e neppure per ragioni di mercato, ma per una infausta e miope legge voluta dal parlamento di allora che impediva, a prodotti commerciali, di essere “sostenuti” nella vendita attraverso prodotti pubblicitari del tipo che Lavazza ed altre ditte utilizzavano.
L’aspetto legale per ora non è motivo di analisi, in questa sede, ma sarebbe certo interessante cercare di capire le ragioni sociali e politiche di una tale legge.
Resta il fatto che non la ditta, non il mercato non i collezionisti decisero la fine di queste figurine ed oggi non possiamo non dispiacerci che questo discorso non sia continuato negli anni ’70, ’80, ’90, fino ai nostri giorni.
Purtroppo non è stato così e questo è un dato di fatto di cui non possiamo che prendere atto, non senza un po’ di sano dispiacere.
2. COSA SONO LE FIGURINE CROMOLITOGRAFICHE LAVAZZA?
Alla stregua delle Liebig, le figurine Lavazza sono figurine cartonate leggere realizzate con la tradizionale tecnica della cromolitografia a sei colori e, come tali, sono state definite popolarmente come le “cromo”.
Il loro formato è rimasto invariato nel corso degli anni ed è di cm 11 x 7.
La raccolta si compone di varie serie tutte formate da sei figurine ciascuna.
Non ci sono eccezioni a tale assioma.
La dove l’argomento non fosse stato trattato fino alla sua conclusione, si faceva ricorso ad una serie ulteriore con identico titolo, ma mai furono realizzate serie con più di sei figurine, né serie con meno di sei figurine, una caratteristica stilistica assente nella produzione Liebig.
Le serie erano tutte titolate e un apposito sottotitolo descriveva la singola figurina.
Molto spesso degli argomenti complessi erano trattati in più serie di figurine.
Per quanto riguarda il fronte della figurina, questo è a sviluppo verticale o a sviluppo orizzontale.
Le serie sono sempre o a sviluppo verticale oppure a sviluppo orizzontale, dato che non esistono serie a sviluppo misto.
Sono state prodotte, pubblicate e distribuite ben 272 serie.
La tiratura di ciascuna serie è variata nel tempo e vi è la certezza che non siano mai state realizzate delle ristampe.
esistono ulteriori 11 serie, dette serie “inedite” che erano quelle serie che la Lavazza aveva già prodotto ma non ancora editato, nel 1971, quando la legge colpì questa tipologia di pubblicità/premio di fedeltà al consumatore e quindi non permise la diffusione di quanto già predisposto.
Le serie fortunatamente non furono distrutte e sono quindi pienamente integrabili nella collezione che così consta complessivamente di283 serie, pari a (283 x 6 ) 1.698 figurine).
Le serie a sviluppo verticale sono complessivamente 98 mentre quelle a sviluppo orizzontale sono 185. (questo è un dato importante per ordinare i fogli contenitori con tasche che, ovviamente, devono essere sia orizzontali che verticali per conservare le figurine nel loro giusto verso di lettura.
3. IL PROGETTO DI BASE
Ci troviamo di fronte ad una opera monumentale, concepita per essere tale e per durare tanti, tanti anni!
Osservando le serie di figurine che si sono succedute nei primi due e tre anni, non sono assolutamente sicuro che l’impostazione iniziale del progetto sia stata seguita per tutto il periodo, anzi, ritengo che il primissimo approccio fosse progettualmente, a livello piano editoriale, s’intende, leggermente differente da quello che, dopo il primo biennio, fu invece imboccato con una certa continuità.
È come se l’idea iniziale abbia avuto una sterzata decisa dopo qualche tempo, sterzata che cambiò leggermente la rotta editoriale del progetto facendo a questo assumere la definitiva rotta, dopo un primo doveroso assestamento.
Nel dettaglio ritengo che la primissima impostazione del piano dell’opera fosse di creare una serie molto “mista” in cui elementi seri e seriosi si mescolassero in maniera ponderata con elementi scherzosi e decisamente infantili, per permettere che alle figurine Lavazza, tramite il loro contenuto, si appassionassero mamma e papà ma anche i figlioli della famiglia Italiana.
È così che nelle prime emissioni troviamo argomenti, magari anche seri, trattati in maniera così scherzosa, sia nel disegno che nei testi, da dare la netta impressione che queste emissioni fossero dedicate proprio ai bambini.
Per rendersene conto basta osservare le serie 3 e 4 dove il racconto mitologico delle fatiche di Ercole, è proprio il caso di dire, viene completamente smitizzato nel disegno ironico e infantile che ci mostra un Ercole scapigliato che fuma il sigaro e usa l’estintore, taglia le teste dell’idra con le pale dell’elica di un aeroplano o spara con la mitragliatrice.
Per effetto della sterzata di cui sopra molte cose cambiano e l’umorismo “facilone” di queste prime serie lascia il posto (con qualche raro deragliamento) ad argomenti e, soprattutto, al modo di trattarli, decisamente più serio.
Alla fine il progetto, assestamento di rotta o meno, assume presto la sua fisionomia ed il piano editoriale appare subito chiaro.
Il piano dell’opera si è formato nel tempo seguendo un binario ben preciso che era quello di dare un contenuto culturale alla serie, attraverso un ampio spettro di argomenti che andavano dall’architettura alla storia, dalla letteratura alle scienze naturali, dall’arte alla educazione civica, dal mondo minerale agli usi e costumi dei popoli.
Secondo la famiglia Lavazza, che seguì direttamente le varie fasi di sviluppo dell’opera (in primis Giuseppe Lavazza ed Emilio Lavazza), questa doveva essere una enciclopedia fatta di figurine, una enciclopedia che, attraverso immagini accattivanti e testi semplici ma incisivi, portasse la cultura nelle case di tutti gli Italiani e la diffondesse in maniera radicale attraverso ampi strati della popolazione.
Fu una visione vincente delle aspettative del popolo Italiano che nel proprio immaginario aveva proprio quello di uscire da una “ignoranza” atavica legata al suo essere società rurale, per affrontare una seconda metà del secolo con aspettative di crescita, sociale economica e culturale.
Furono iniziative come questa a reggere e a sostenere, in un contesto di non isolamento, anzi di collaborazione, questa esigenza degli Italiani.
Mi piace collegare alle figurine Lavazza e ricordare quel “non è mai troppo tardi” una trasmissione televisiva della rai del 1959, in cui il maestro Alberto Manzi, attraverso disegni ed una didattica bonaria ed affascinante, tolse dall’alfabetismo circa un milione e mezzo di Italiani.
Le figurine Lavazza sollecitarono e supportarono “un mondo” a credere in sé stesso, mentre le lezioni di Manzi, che vennero un decennio dopo, completarono l’opera.
Comune era quindi la prospettiva con cui queste iniziative inquadravano il futuro, ovvero il progresso attraverso la cultura come primo importante gradino di affrancatura dal passato, un po’ torbido ed un po’ rozzo.
L’accostamento alle lezioni del maestro Manzi di cui sopra non è puramente casuale.
Giuseppe Lavazza, difatti chiamò per disegnare il piano dell’opera non degli scienziati o dei professori universitari, ma due semplici maestri di scuola elementare a cui si deve il vero piano originale dell’opera, almeno quello iniziale.
Questo perché gli argomenti dovevano essere trattati con semplicità ed incisività, doti didattiche che possiede solo chi è abituato a lavorare con i bambini.
Purtroppo non sono in grado di individuare i nomi di questi preziosi collaboratori, che meriterebbero certamente una più che meritata citazione, ma che restano, almeno per ora, ancora nell’anonimato in cui la storia sembrerebbe averli definitivamente posti.
4. IL PIANO DELL’OPERA
Per poter inquadrare in maniera efficace e realistica il piano dell’opera dobbiamo riferirci al momento in cui le “bocce si fermarono” e rivolgerci all’indietro per avere una visione di quanto realizzato nei 22 anni in cui le serie cromolitografiche Lavazza furono editate e distribuite.
Le argomentazioni trattate nel corso del tempo sono certamente state molte, come molti possono essere i campi del sapere a cui si argomentavano.
Per semplificazione, in maniera personale, ho suddiviso il piano editoriale in grandi categorie o famiglie di argomenti, così che sia possibile una catalogazione su base argomentale che ordini le pubblicazioni in modo il più possibile semplice ed immediato, come se si trattasse di un indice per argomenti, ben diverso dall’indice numerico consequenziale su base progressiva annua che ci indica la “consecutio temporum” delle pubblicazioni, ma non la loro suddivisione su base, appunto argomentale.
Devo dire che tale suddivisione, essendo personale, non è la suddivisione ufficiale, ma segue in maniera rigorosa, ovviamente là dove esistano ufficialmente, le suddivisioni in argomenti dettate dalla Lavazza stessa.
La mia suddivisione delle pubblicazioni Lavazza su base argomentale è quindi una integrazione di quanto la Lavazza aveva solo parzialmente fatto, in modo che ognuna delle 283 serie rientri in una famiglia argomentale, più o meno numerosa.
Ad ogni buon conto ho, con metodo assolutamente personale suddiviso il piano dell’opera secondo le seguenti grandi famiglie di argomenti:
- Arte e architettura – 20 serie dal 1949 al 1971;
- Centenario dell’unità d’Italia – 24 serie dal 1961 al 1962;
- Scienza e tecnica – 15 serie dal 1949 al 1971;
- Fiabe e leggende – 18 serie dal 1949 al 1960;
- Mondo animale – 25 serie dal 1949 al 1968;
- Personaggi famosi – 13 serie dal 1950 al 1957;
- Letteratura e poesia – 7 serie dal 1950 al 1968;
- Genti: usi e costumi – 18 serie dal 1950 al 1971;
- Storia generica – 11 serie dal 1950 al 1969;
- Il mondo del caffè – 6 serie dal 1950 al 1958;
- Mondo vegetale – 9 serie dal 1951 al 1965;
- Educazione civica – 5 serie dal 1953 al 1957;
- Mondo minerale e geologia – 4 serie dal 1952 al 1957;
- L’Italia nei secoli – antica – 4 serie dal 1953 al 1955;
- L’Italia nei secoli – medioevale – 4 serie dal 1953 al 1955;
- L’Italia nei secoli – moderna – 3 serie dal 1953 al 1955;
- L’Italia nei secoli – contemporanea – 5 serie dal 1953 al 1955;
- Le quattro epoche d’Italia – epoca romana – 18 serie dal 1955 al 1971;
- Le quattro epoche d’Italia – epoca medievale – 18 serie dal 1955 al 1971;
- Le quattro epoche d’Italia – epoca moderna – 17 serie dal 1955 al 1971;
- Le quattro epoche d’Italia – epoca contemporanea – 17 serie dal 1956 al 1971;
- Vita sulla terra – 17 serie dal 1956 al 1971;
- Come si fa a… - 6 serie dal 1954 al 1966.
Alcune delle titolazioni sopra esposte sono “originali Lavazza”, altre sono state artificiosamente create per cercare di accorpare gli argomenti plausibilmente simili ed associabili alla medesima famiglia.
Devo dire che nell’accorpare le serie in famiglie argomentali, là dove non fosse stato fatto dalla casa editrice, in qualche caso mi sono trovato in difficoltà ed ho forzato un po’ la mano, ma quando ho trovato una “collocazione” Lavazza non l’ho assolutamente cambiata di destinazione.
Diciamo, per semplificare, che si è dato una “casa” comune ad argomentazioni della stessa famiglia solo quando la Lavazza non lo avesse espressamente indicato.
D'altronde questa suddivisione è semplicemente per comodità di consultazione e non rappresenta in nessun caso una forzatura dell’elenco Lavazza che resta uno solamente, quello progressivo numerico.
5. ASPETTI GRAFICO E TIPOGRAFICI
a.) L’impostazione grafica
L’impostazione grafica delle figurine non è sempre stata la medesima, anche se i cambiamenti subiti nel corso dell’opera sono stati veramente pochissimi e di piccola entità, come delle correzioni in corsa che non hanno alterato l’aspetto originario della serie.
Sul fronte di tutte le figurine di tutte le serie appare lo stemma della Lavazza, il marchio di fabbrica.
Nelle prime serie il marchio è posto all’interno della vignetta a destra o a sinistra sia in basso che in alto.
In un secondo periodo questo elemento comune a tutte le figurine di tutte le serie è transitato nella fascia in basso dove erano alloggiati: titolo della serie, numero e titolo della figurina (da 1 a 6) numero della serie in numero romano e in un secondo periodo che va dalla serie 144, in numero “arabo”.
Nelle prime 20 serie sulla fascia giallognola sottostante la vignetta era riportato solo numero e titolo della singola figurina e la scritta (vedi a tergo), tanto è vero che la fascia era piuttosto stretta, ricavata per dare uno spazio minimo alla titolazione.
Nel tempo su tale fascia sono comparsi numero di serie numero di figurina, titolo della serie (in grassetto) e titolo della figurina e la fascia è certamente aumentata in spessore ed il colore è diventato un po’ più deciso.
b.) Aspetti tecnici della stampa
Le Lavazza didattiche sono dette “cromo” in quanto realizzate con stampa cromolitografica a colori.
Per la precisione le cromolitografie Lavazza sono realizzate con sei colori.
Questo processo di stampa era una novità a metà ottocento ma nella metà del secolo successivo, quando le figurine Lavazza iniziarono ad essere realizzate, era un sistema di routine oramai prossimo ad essere abbandonato in quanto vetusto ed antieconomico, viste le nuove tecnologie di stampa basate sulla fotografia.
Tuttavia le Lavazza sono delle figurine realizzate con la massima cura e non sono affette da quegli errori grossolani a volte che abbiamo riscontrato nel mondo delle cartonate degli anni ’60.
La Lavazza non poteva permettersi distrazioni in questo senso, distrazioni di qualità, che avrebbero finito col danneggiare il concetto di qualità superiore della propria miscela di caffè.
Ogni figurina stampata male sarebbe stata una pubblicità negativa, ecco perché dalla tipografia la selezione fu sempre massima e non uscirono figurine stampate male o tagliate fuori delle linee di taglio.
Quindi qualità massima di stampa e ricerca della perfezione.
Tra l’altro, particolare non trascurabile, la Lavazza coinvolse la tipografia presso la quale venivano stampate le proprie “cromo” imponendo che il nome della stessa fosse riportato nel retro delle figurine, iniziativa questa più anglosassone che Italiana, ma di sicura efficacia.
Nel corso degli anni la Lavazza utilizzo due tipografie.
La prima tipografia storica fu la tipografia Vincenzo Bona di Torino che stampò per la Lavazza fino alla serie numero VII, poi subentrò la tipografia “Arti Grafiche Manzoni” di Torino che stampò tutte le rimanenti serie fino all’ultima nel 1971.
Gli inchiostri impiegati erano sicuramente di ottima qualità e di grande tenuta, aiutati anche dal sistema litografico di stampa.
Le figurine oggi hanno ancora il loro colore pieno e sgargiante e sembrano non aver subito affatto il danno del tempo.
Forse solo la carta, nelle serie della prima produzione ha subito un certo leggero ingiallimento, ma dobbiamo far attenzione perché le serie dalla XC (90) in poi hanno avuto una dotazione di cartoncino più bianco e luminoso ed anche leggerissimamente più leggero.
c.) La numerazione
Per quanto riguarda la numerazione, questa ha subito, nel tempo, due grandi variazioni.
Le prime 19 serie non hanno numerazione di serie mentre hanno numerazione di singola figurina da 1 a 6.
Dalla 20° serie, compare anche la numerazione di serie in numeri romani che proseguirà con lo stesso metodo fino alla serie CXLIII ovvero alla serie 143 (datata primo semestre del 1958), dopo di che la successiva serie, la 144 riporterà, come già accennato, il numero di serie scritto in numeri arabi.
Dopo tale variazione sulla numerazione e fino all’ultima serie pubblicata, la numerazione non subirà più alcun mutamento.
d.) Gli autori delle tavole dei bozzetti originali
Il patron del progetto, dopo aver realizzato il piano dell’opera ed i testi di un certo numero di figurine, decisero che della parte grafico-artistica si dovessero interessare un ristretto numero di disegnatori ed illustratori, non affermati o di fama, tuti più o meno appartenenti al “circolo degli artisti di Torino”, nato nel 1847 su iniziativa di Carlo Felice Biscarra e di Luigi Rocca e successivamente divenuto una vera istituzione artistica della corte sabauda e punto di riferimento della attività artistica in senso lato del Piemonte.
Le 283 serie prodotte dalla Lavazza non hanno avuto alla loro realizzazione uno stuolo di artisti, quanto piuttosto una cerchia di artisti abbastanza limitata, spesso chiamati ad illustrare delle serie in base alla loro attitudine verso un certo tipo di argomenti.
Gli artisti che hanno legato il loro nome alle figurine Lavazza, elencati in base al numero di serie realizzate, sono i seguenti:
- Italo Giovanni Mattoni - autore di 127 serie principalmente di carattere storico;
- Gallelli – autore di 56 serie principalmente di carattere scientifico;
- Sacchi - autore di 25 serie di carattere prevalentemente storico;
- Codan - autore di 19 serie principalmente di carattere architettonico;
- Alberto Mattoni – autore di 9 serie di argomentazione favolistica;
- Carlo Nicco – autore di 8 serie prevalentemente di carattere storico letterario;
- Monasterolo – autore di 7 serie di carattere storico;
- Pietro Monti – autore di 6 serie di argomentazione mista;
- Baldo – autore di 6 serie di carattere letterario;
- Nicoletti – autore di 4 serie di carattere tecnico scientifico;
- Biscaretti – autore di 4 serie di carattere prevalentemente umoristico;
- Fontana – autore di 4 serie di carattere fantasioso
- Aldini – autore di 2 serie di carattere architettonico;
- Borghi – autore di 1 serie;
- e. -; autore della serie numero 1 di apertura potrebbe, teoricamente essere anche Aldini???
- ; autore di 1 serie; potrebbe essere teoricamente anche Biscaretti????
- Serie di autore ancora non noto: 3 serie (102 - 117 - 140);
A livello artistico la serie ha punte di straordinaria bellezza, sia nelle serie delle favole tra cui su tutte spuntano le tavole disegnate da Baldo serie 199 e quella di Carlo Nicco dedicata alle novelle di Andersen (serie 9), le serie delle farfalle di Gallelli, le tre bellissime serie di Mattoni padre dedicate ai costumi e stemmi regionali d’Italia (serie 101 – 134 – 142).
Tra le serie storiche, molto belle quelle realizzate da Italo Giovanni Mattoni (il Mattoni figlio) per il centenario dell’unità d’Italia, tra cui spicca la serie 205 ricca di ritratti e miniature estremamente somiglianti.
Trovo, ma è una impressione personale, un po’ meno incisiva l’opera di Sacchi e Biscaretti, nelle cui immagini però vedo capacità e mestiere ma non una scintilla superiore.
Un po’ a parte vanno giudicate come estremamente belle e poetiche un po’ tutte le figurine realizzate sui bozzetti di Codan che ha un tratto particolarmente idoneo alle rappresentazioni di immagini statiche a cui riesce a dare una vitalità ed un respiro, quasi un movimento che trattengono lo sguardo dell’osservatore, come a scoprirne i segreti nascosti.
Manca una grande mano, manca un genio della illustrazione, come avrebbe potuto essere un Tancredi Scarpelli (vedi le figurine alba Tortona didattiche) od un Walter Molino, tuttavia il risultato è pur sempre molto, molto elevato.
Quante volte mi sono chiesto, osservando le varie serie didattiche, tutte realizzate su disegni originali, dove fossero finiti i bozzetti originali!
Quante volte mi sono immaginato certi saloni con appesi alle pareti i 64 bozzetti originali delle “armi” della Sidam o quei 100 capolavori da cui furono realizzate le figurine di fantascienza della romana F.I.D.A. (sgorgate dalla matita e dal pennello di Amedeo Gigli)!
Non sono mai riuscito a darmi una risposta!
Per le Lavazza, invece, vuoi per la mole di bozzetti prodotti, vuoi per il numero di artisti impegnati, vuoi per le tempistiche estremamente più diluite (una serie di cartonate veniva disegnata in pochi mesi, mentre le Lavazza sono state realizzate nel corso di 22 anni), dopo un po’ di ricerca sono riuscito a ritrovare qualche bozzetto originale ancora acquistabile sul libero mercato.
Naturalmente non me lo sono fatto mancare e così ho potuto finalmente avere, oltre che la serie di figurine anche una intera serie “vera” realizzata su cartoncino applicato su tavole di masonite, di dimensioni di un foglio a4.
Che spettacolo!
Un sogno realizzato là dove in assoluto pensavo meno di poterlo realizzare.
Ovviamente non citerò qui la fonte di questi preziosi reperti ma in privato a chi ne facesse richiesta non avrò remore a fornire un punto di contatto.
Sei tavole uniche che posso gustarmi nel loro formato originale, che tanti hanno visto e rivisto sulle figurine e che invece posso vedermi dal vero!
Infine do appuntamento ai lettori ad una prossima integrazione di queste pagine riguardante l’analisi in dettaglio dell’opera di alcuni dei piu’ importanti tra questi artisti ed illustratori.
6. IL RETRO ED I TESTI
I testi che erano riportati sul retro di ogni figurina costituivano il vero tesoro della raccolta.
Se il fronte era lasciato all’immagine per il suo potere di attrarre immediatamente i sensi dell’osservatore, il retro era dedicato ai contenuti, alla vera componente didattica della figurina, costituendone quindi la vera essenza, tanto è vero che sul fronte, nella fascia giallina sottostante la vignetta è sempre scritto “vedi a tergo”, un avviso che invitava il collezionista a prendere visione, sul retro, del testo.
Ogni figurina di ciascuna serie era dotata di testi, più o meno ampi, sempre semplici ed immediati, mai troppo concentrati ed ermetici.
Studiati e realizzati da maestri elementari questi testi sono il pilastro culturale dell’intera opera.
È quasi certo che più di uno, se non tutti i testi relativi alle figurine realizzate sui disegni di Galelli siano stati scritti dallo stesso autore dei bozzetti.
Nel tempo i testi sono andati via via perfezionandosi, perdendo quelle tracce di humor infantile ed acquisendo invece peso informativo sia nel campo delle scienze che della storia che del costume.
I testi di questa raccolta la rendono veramente una enciclopedia figurata di assoluta valenza scientifica, tanto bella da vedere quanto interessante da leggere.
La stessa Lavazza nell’ideare gli album per riporre le figurine aveva tenuto conto di questa importante peculiarità, ritenendola esigenza fondamentale, prevedendo la possibilità di leggere il retro delle figurine attraverso l’impiego di pagine forate di modo che girando la pagina in corrispondenza dei larghi fori rettangolari, comparissero i testi.
Con l’avvento dei fogli contenitori a tasche trasparenti il vecchio sistema è stato sostituito rendendo conservazione e fruibilità ancora migliori.
Malgrado questa esigenza i testi, sono sempre stati inseriti in senso orizzontale sia che la figurina fosse a sviluppo orizzontale che a sviluppo verticale (tranne qualche rarissima eccezione – vedi la serie 219, una serie orizzontale con i testi posti in senso verticale, eccezione peggiorativa perché trattandosi di serie orizzontale sarebbe stato piu’ opportuno lasciare il retro orizzontale, ma qui la ragione è legata al contenuto del testo…).
Naturalmente questo comportava che per le serie verticali, per leggere il testo, fosse necessario ruotare l’album contenitore.
Oltre alla componente didattica, il retro portava una chiara fascia pubblicitaria costituita da una intestazione “cubitale” “caffe Lavazza Torino” e poi, riportata tra rigoni separatori una massima o un motto pubblicitario del tipo” signore! Garantitevi il successo nell’ora del caffè: miscela Lavazza benessere in tazza!” …una formula tanto ingenua e oggi attempata, quanto allora confidenziale ed efficace.
La formula non era mai ripetuta, almeno nella stessa serie di sei figurine.
Sul retro erano anche riportate il divieto di riproduzione e la tipografia presso cui le figurine venivano stampate, un particolare di grande importanza tecnica e per niente comune all’epoca.
Nelle prime serie con scritte verticali ai lati della figurina era riporta anche la regola per ottenere le figurine, ovvero “omaggio per ogni 100 grammi di miscela Lavazza”
7. QUALCHE CRITICA – SUDDITANZA VERSO LE LIEBIG O ADESIONE AD UN FORMAT ORAMAI MONDIALE?
La critica più realistica è poi la critica più ingiusta!
Cerco di spiegare il senso di tale affermazione.
Ritengo che la critica più seria che si possa fare a queste figurine sia quella di essere una produzione di chiara ed inequivocabile derivazione Liebig, quindi priva di originalità nel formato, nella tipologia di stampa, nella tipologia di emissione (serie di 6 figurine), nelle argomentazioni trattate e via discorrendo.
Tuttavia queste figurine non vollero plagiare il mondo Liebig, ma vollero entrare in quel mondo, aderendo alle innumerevoli iniziative nate in Europa basate su di un format diventato uno standard, un format, questo certamente sì, tipico della produzione Liebig, divenuto nel frattempo un vero e proprio totem, per ampliare la disponibilità di scelta e di presenza in quel mondo.
Dando per scontato e riconoscendo alla produzione Liebig una supremazia conquistata in oltre 80 anni di “anticipo”, l’adesione della Lavazza allo standard Liebig fu l’adesione ad un mondo a cui era bello appartenere, e che dall’innesto della nuova produzione, non poteva che trarne solo benefici.
Le figurine Liebig non erano più sole, potremmo dire, se non fosse che lo standard Liebig era già da tempo oggetto di adesione un po’ in tutta Europa.
Ricordiamo le grandi svariate e prolifiche edizioni tedesche delle grandi ditte, dalla Franck di Ludwigsburg alla Erdal, dalle figurine della Diamantine a quelle delle grandi ditte di arte e disegno di Dresda che produssero serie in quantità sia con il loro marchio sia conto terzi.
In italia, peraltro il fenomeno non aveva mai preso piede se non come Liebig (invito a leggere quanto scritto sul sito a proposito delle produzione Liebig, limitandomi qui a ricordare come nel periodo che va dalla metà del 1962 alla fine del 1974 la Liebig, terminata la produzione di figurine in lingua belga francofona, belga fiamminga, olandese e tedesca, produsse esclusivamente figurine in lingua italiana, praticamente 100 serie per 600 figurine – non poche -n.d.r.).
D’altro canto in Italia di figurine “del commerciante” – un modo “tedesco” per definire questo format di figurine, dal tedesco kaufmannbilder” – avevano avuto una discreta risonanza grazie alla “Vero Franck” negli anni di fine ottocento sino alla prima guerra mondiale, poi erano praticamente sparite se non con piccole emissioni specie della Ramornie (una casa australiana che produceva carne in scatola) le cui figurine erano tutte di tipo “tedesco” e poi dalle varie case francesi e svizzere, tipo “aux bon marché” o “Suchard” che io però non considero perché fuori dal format che potremmo chiamare delle Liebig o anche tedesco.
In Italia, l’ultima in ordine di tempo a rifarsi allo standard editoriale Liebig, fu la Abafil di Milano che, con le sue splendide 26 serie di figurine, aggiungerà una vera, autentica novità a quel format, ma di questo si tratterà. In apposito capitolo.
Ecco perché in fondo la vera critica da fare alla raccolta Lavazza, ovvero la non originalità del progetto, diventa in realtà la più ingiusta delle critiche perché quel progetto non era un progetto qualsiasi ma era oramai lo standard su base mondiale del figurinismo colto e divulgativo di grande respiro (non monotematico).
Certamente non posso non criticare il disordine con cui certi argomenti furono trattati.
Soprattutto la storia d’Italia è stata trattata in modo sconclusionato e ripetitivo ed il risultato è che assemblando assieme le varie serie ci si accorge di come manchi assolutamente un grande disegno organizzativo della materia, una regia che permettesse una ricostruzione fedele della storia del nostro paese.
Invece abbiamo serie di figurine inserite in più impianti organizzativi (“l’Italia nei secoli”, “le quattro epoche d’Italia” e “la storia del centenario dell’unità d’Italia”) in cui gli argomenti sono magari non ripetuti, ma messi in modo tale che riesce difficile e, comunque artificioso e personale, l’esercizio di sistemare le tematiche secondo quella “consecutio temporum” che fa della storia una scienza e non una serie di raccontini fine a se stessi.
Per non dire di quanto è fuori da ogni “recinto”, tipo ad esempio le bellissime serie dedicate al Duca Amedeo d’Aosta, avulse da ogni contesto storico, o certe serie dedicate a personaggi famosi che non rientrano nel grande disegno della storia come, invece avrebbero potuto.
E questa la ritengo una gravissima mancanza, ripeto non in termini di contenuti, ma in termini di organizzazione delle pubblicazioni, un difetto grave del piano d’opera.
Certamente alcune situazioni celebrative, tipo il centenario dell’unità d’Italia, imposero alla Lavazza di onorare questa storica ricorrenza con un blocco di serie, realizzate all’interno di quel contesto che rappresentano, pur limitatamente ad un ben preciso periodo storico, l’esempio di quale modalità editoriale si sarebbe sempre dovuta tenere per raffigurare e “raccontare” la storia d’italia.
Mi sia consentita una brevissima digressione fuori dal mondo delle figurine con una riflessione relativa alle celebrazioni del centenario dell’unità d’italia che, in quel lontano oramai 1961, fu un evento molto piu’ sentito dal popolo di allora di quanto non lo sia stato il centocinquantesimo anniversario celebrato quasi in sordina nel 2011.
Era un’altra Italia ed altra era la sua gente!
Mi riprometto, di aggiungere a queste ampie pagine di presentazione della raccolta Lavazza, in un futuro prossimo, un capitolo nel quale si tratti della necessità di creare, per le figurine storiche, un elenco, sino ad ora mai realizzato, che disponga tutto il prodotto della Lavazza nel campo della storia d’Italia secondo non un ordine cronologica di pubblicazione ma secondo un ordine cronologica storico.
Questo renderà molto più leggibile l’intera opera della Lavazza sotto il profilo culturale e, naturalmente anche sotto quello storico.
Un altro errore fu quello di aver dedicato solo due serie agli avvenimenti salienti dell’anno (avvenimenti sportivi del 1959 ed avvenimenti di rilievo del 1959), pubblicati nel 1952 e replicati solamente una volta nel 1953 (per l’anno 1951), una serie che si sarebbe potuta chiamare “cronaca dei nostri giorni” e che certamente avrebbe riscosso un grande successo di pubblico e che ci avrebbe riportato una fantastica cronaca illustrata degli avvenimenti politico sociali e sportivi di un ventennio.
Ecco, mi sembra di potermi fermare qui, anche perché ho, come spesso faccio, già disseminato un po’, qua e là nel testo, qualche critica di dettaglio alla raccolta.
8. L’IMPORTANZA DELLE LAVAZZA NELLO SVILUPPO DEL MOVIMENTO FIGURINISTICO DEGLI ANNI FUTURI.
Questa complessa raccolta è importante perché ha” corpo”, sia dimensionale-quantitativo, sia qualitativo.
È importante perché copre un periodo di oltre 20 anni in cui riesce a proporre un discorso culturale piuttosto articolato e molto curato, uscendo dagli schemi infantili delle raccolte per la gioventù ed affrontando argomentazioni più scientifico letterarie che romanzesco avventurose.
Ma le Lavazza didattiche non costituiscono una raccolta di importanza basilare per il collezionismo Italiano, sotto l’aspetto squisitamente innovativo e portante del movimento.
Le Lavazza “Campioni dello sport” invece lo sono certamente!
L’estrema vicinanza formale e tecnica con le più antiche e famose Liebig le relega, sotto questo punto di vista, in secondo piano ed il progetto della Lavazza non può non risentirne anche dal punto di vista collezionistico ancora oggi.
Per il mondo Liebig “Lavazza” è uno scherzo del pomeriggio, una merendina nell’intervallo delle 11,15, poco più che una dolce canzone che non ha e non può avere il peso di un’opera lirica!
Nascendo molto dopo e morendo molto prima, le Lavazza, aprono un mondo piccolo, una parentesi nostrana piacevole e bella ma non hanno possibilità di risplendere di luce propria.
Sono, con tutto il rispetto del termine, una ben riuscita creazione su un cliché non autonomo, inventato, rodato e reso perfetto da altri e su cui era anche facile poggiarsi, andando abbastanza sul sicuro.
Le Lavazza sport invece sono figurine di una nuova generazione, basate sulle esperienze di un illustre e fertile, quanto primitivo passato da cui riprendono solo dettagli e filosofie, reinventandole e rendendole basi per sé stessa e per il futuro della figurina sportiva in Italia.
9. CONSERVAZIONE E CATALOGAZIONE
Ho inserito questo capitolo particolare (lo trovate praticamente solo per le serie Lavazza) in quanto le dimensioni delle figurine sono tali da rendere le “normali” schede o fogli di plastica con 9 tasche verticali oppure con 8 tasche orizzontali, totalmente non idonee a contenere questo tipo di figurine.
a.) Conservazione
La conservazione di questa collezione così ricca e bella da vedere non può essere fatta con delle fascette che “fascino” le singole serie ed una scatola da scarpe!
La serie è bella, imponente, costosa, dobbiamo prevedere un impianto di conservazione costoso, non per il piacere di spendere soldi, ma per dare alla collezione un adeguato alloggiamento ed una corretta conservazione ed anche perché la serie abbia una resa di visibilità elevata ed una leggibilità massima.
Vista la perfetta aderenza delle figurine Lavazza al formato Liebig è immediato il ricorso alla conservazione di materiale idoneo per le Liebig.
Album con copertina plasticata morbida e contenitore rigido in cartone e fogli a sei buste orizzontali e verticali sono la base da cui partire.
Scarterei a priori i vecchi album cartacei che certamente hanno più fascino e storia ma anche molti consolidati difetti, tra tutti lo spazio che occupano ed il fatto che le figurine si rovinavano molto una volta messe nelle fessure che ne compromettevano spesso il vivo degli spigoli.
Non tacerei, naturalmente, neppure sul costo, certamente molto più elevato di quello di moderne soluzioni.
Se decidessimo di utilizzare gli album commercializzati dalla Abafil di Milano avremo bisogno di un numero di album che va da da un minimo di 8 ad un massimo di nove a seconda di come dovessimo decidere di catalogare le nostre figurine e questo lo vedremo in seguito.
A livello di fogli a sei tasche, ricordo che ne serviranno 98 verticali e 185 orizzontali ma consiglio di prendere anche qualche foglio in più perchè può capitare qualche doppio oppure una esigenza di restauro, un foglio che ci abbandona dopo l’uso ecc. ecc., conviene sempre avere una piccola scorta.
Non dimentichiamo di porre tra un foglio di plastica a tasche e l’altro un foglio di carta non leggerissima (direi una gradazione 120 gr) di grandezza pari al foglio di plastica con tasche ed avente i medesimi buchi per le clips a molla.
Questi fogli servono ad evitare che le pagine trasparenti interagiscano tra loro rendendo la visione più confusa e meno precisa, attraverso un “fondale nero” che si viene appunto così a creare.
Il foglio nero funziona da separatore visivo, da schermo neutro di fondo così che vedremo solo colori ed effetti delle sei figurine della serie senza disturbi di trasparenza.
Consiglio di rifornirsi di questi fogli presso il medesimo fornitore delle schede di plastica.
Andando su eBay è possibile acquistare qualche prodotto di marca ma usato ad un prezzo decisamente piu’ basso.
Però attenzione, la plastica nel tempo tende a scurire un po’ ed i prodotti di oggi sono decisamente migliori di quelli di non molto tempo fa. Il nuovo è nuovo e si vede, perché tutto è più chiaro e più luminoso.
C’è da fare una attenta valutazione costo efficacia.
Quello che posso dirvi che l’usato costa di meno ma la differenza si nota assolutamente.
b.) Catalogazione
Ci sono due metodi di catalogazione.
Il primo, il più semplice ed il più immediato è quello di conservare le serie in maniera consecutiva numerica,
Mettendo 40 serie dentro ogni album serviranno 7 album complessivi e le tre serie rimanenti le possiamo tranquillamente inserire nell’ultimo album, il settimo.
Così, senza fare eccezioni a questa regola, sapremo che se dovessimo visionare la serie numero 199 (40x5=200) dovremo andare al 5 volume penultima serie, mentre per la numero 137 dovremo andare al 4 volume 17° serie; semplice ed immediato.
Questo sistema però presenta un difetto grave, ovvero che se volessimo osservare, nel suo complesso, ad esempio, l’argomento “arte ed architettura” dovremo aprire tutti e sette i volumi dei raccoglitori, questo perché la serie numero 1 e la serie numero 283 sono gli estremi dell’argomento “arte ed architettura”, ovvero questo argomento si dipana lungo tutto l’asse dell’opera dalla serie 1 alla serie 283.
Questo metodo di raccolta e catalogazione prevede quindi di suddividere la serie secondo famiglie di argomentazioni (quella presentata al precedente punto 4 può essere un esempio) ma ciascuno si può tranquillamente creare la propria suddivisione per argomenti.
Dovendo cercare una singola serie dovremmo prima andare a vedere in che argomento è compresa e successivamente aprire il volume dove abbiamo riposto l’intera serie di figurine di quell’argomento e quindi ricercare la nostra serie.
Se questo metodo ovvia alla difficoltà di riuscire a vedere un argomento in maniera piuttosto continuativa, presenta però numerose controindicazioni la prima delle quali è la difficoltà della ricerca della serie che cerchiamo all’interno dell’area di argomento in cui è inserita e questa non è cosa che si può fare a … memoria, almeno per un certo periodo.
Il mio consiglio è quello di adottare una classificazione numerica progressiva, la vita sarà assolutamente piu’ facile!
Disponendo poi di un elenco excel sarà facile interrogare il pc sul dove sia conservata quella precisa serie
Per quanto riguarda la visualizzazione delle 283 serie sul sito, ho scelto la suddivisione numerica progressiva, dividendo a mo’ di album, le 283 serie in 7 album, esattamente come quelli reali nel nostro scaffale, chiamandoli progressivamente “album 1”, “album 2” e via dicendo.
Ciascun album contiene 40 serie ad eccezione dell’album 5 che contiene 39 serie (la serie numero 200, appartenendo ad un blocco di 23 serie dedicate al centenario dell’unità d’Italia è stata inserita nel volume 6 assieme alle altre del suo genere) e l’album 7 che contiene 43 serie.
10. ASPETTI COLLEZIONISTICI
È una serie che si può, anzi, si deve collezionare.
Quasi 1700 figurine, certo, non uno scherzo!
Per certi versi accostarsi alle Lavazza didattiche, per un amante delle cartonate da dispenser non è una stonatura, una nota fuori dal coro, ma un esercizio di completamento delle proprie serie cartonate.
In realtà l’approccio, visti i numeri delle figurine in collezione, sembrerebbe assolutamente “mostruoso” per chi è abituato a ritenere una serie di 300 cartonate, come quella Sidam, una serie corposissima!
Ma la realtà è molto diversa, vediamo il perché.
Innanzi tutto il mercato delle Lavazza ragiona ed opera per “serie” e non per figurine.
Se nella serie “x “c’è una figurina rovinata, farete prima e meglio a sostituire tutta la serie, quindi impariamo a ragionare per serie.
D’altro canto anche il costo sarà calcolato a serie e molte serie costano 2, 3, 5 euro, quindi, a volte, addirittura meno di una singola Sidam o di una singola E.D.I.;
già questo ragionamento ci porta a ricercare 283 serie di figurine e quindi siamo già sotto il dato delle 300 Sidam!
Insomma alla fine della fiera, questa è una raccolta monumentale che avrà costi finali più contenuti rispetto ad una raccolta Sidam “il calcio Italiano 59-60, quindi diciamo che le Lavazza didattiche alla fine costeranno meno di una raccolta Sidam.
Quindi non accostiamoci terrorizzati a questa serie di figurine, anzi affrontiamo l’impresa certi che ne verremo fuori molto velocemente e con grandissima soddisfazione.
Le Lavazza didattiche non sono figurine da “bancarella”, sono figurine che vengono trattate alla stregua delle Liebig dai rivenditori specializzati.
Ne indico più di uno nella rubrica dedicata ai rivenditori specializzati di figurine che troverete sul sito (da gennaio 2014 n.d.r.).
Questo significa che le serie hanno un loro listino e vengono classificate in base al loro stato di conservazione in modo molto più rigoroso rispetto al mondo delle cartonate.
Potrete quindi comperare una serie singola oppure tutte le 283 serie assieme.
È una operazione che qualsiasi rivenditore del settore riesce ad evadere senza grossi problemi.
Alcune serie, prese singolarmente, hanno un costo differente dalla massa delle altre serie e sono in genere le serie con minore tiratura e/o le serie che nel tempo sono state più ricercate dai collezionisti.
Certamente le 11 serie inedite (dalla serie 272 alla 283 hanno una quotazione più alta rispetto a tutte le altre, quotazione che nel tempo non si è rivalutata ma, al contrario è anche leggermente calata, passando da oltre 60 euro agli attuali 49 circa!
Il valore di una collezione completa (parliamo esclusivamente di tutte le figurine e non dei contenitori) può essere molto variabile, a seconda del momento e del “mercato” a cui ci si rivolge.
Proprio per questo consiglio chi volesse entrare nel mondo delle “cromo Lavazza di seguire un po’ il mercato visibile, ovvero quello di eBay per rendersi un po’ conto delle varie richieste, senza assolutamente snobbare i rivenditori ufficiali (che tra l’altro sono quasi tutti presenti anche su eBay) dai quali sarà possibile anche avere maggiori garanzie e supporto informativo, oltre che certezze sul materiale acquistato.
I costi abbastanza contenuti di moltissime serie hanno tenuto distanti da questo mondo i falsari, per cui sotto questo profilo possiamo andare abbastanza tranquilli.
Per completezza di informazione, nel 1995, in occasione del 100 esimo anniversario della fondazione dei soci. Lavazza, la ditta torinese emise una ristampa delle prime 25 serie, dotata di un album speciale.
Naturalmente le 25 serie sono state rese immediatamente riconoscibili, rispetto agli originali dell’epoca e costituiscono quindi un ulteriore possibile elemento collezionistico, ma non possono in alcun modo andare a sostituire gli originale del 1949 e del 1950.
Ripeto è una serie completabile senza nessun problema, c’è disponibilità di pezzi sul mercato ed i costi non sono superiori, anzi direi il contrario, rispetto ad una collezione di cartonate, però avrete a disposizione 1968 bellissimi motivi per essere fieri di aver intrapreso questa magnifica e appagante avventura collezionistica!
Buona collezione!!!