EDIZIONI BALILLA - MILANO-ROMA
SERIE
STELLE DEL CINEMA
(TITOLO DI FANTASIA)
1938 - 1939
FIGURINE
PRESENTAZIONE
1. PREMESSA
Sarebbe estremamente interessante avere il tempo di analizzare quel fenomeno sociale su scala planetaria o al minimo occidentale che è stata l’autarchia degli anni che vanno dalla fine della prima guerra mondiale all’inizio della seconda, due spartiacque molto, troppo ravvicinati per NON essere considerati come un unico elemento divisorio di un mondo ancora immaturo per comprendere messaggi di cooperazione e comunità.
La Grande Guerra fu veramente una tragedia per tutti, anche perché alla fine delle ostilità trattate con le armi iniziarono ostilità di carattere politico ed economico e ciascuno, o vincitore o vinto si rintanò nel proprio, cercando di non avere dipendenza da nessuno, dando vita al peggiore dei mali sociali che è l’isolazionismo da cui poi l’autarchia come conseguenza diretta.
Pochi ebbero, nel mezzo tra le due guerre, capacità di potersi isolare, disponendo di una contingenza mondiale, tra pregressa e acquisita veramente d’eccezione (Regno Unito), attraverso il quale l’isolazionismo produsse benefici e ricchezze, mentre le altre, Stati Uniti esclusi, lentamente passarono dall’autarchia alla intolleranza e da questa all’odio nei confronti di chiunque interno o esterno da se si contrapponesse al supremo ideale patrio.
Anche con questa chiave di lettura va interpretata l’assurdità morale e sociale delle questioni razziali dove “l’interno”, più debole e facilmente avvicinabile, era più facile da far sparire piuttosto che un “esterno” magari armato e forte.
Pochi lo compresero, nessuno lo anticipò e non restò che contare, tra gli indifesi, quelli che non c’erano più.
Alla gente, al popolino, l’autarchia fu quella “cosa” per cui una mela nostrana si trovava me se volevi bere un the ti dovevi accontentare di un autarchico carcadè che veniva dalle “colonie dell’impero”, ove se volevi un caffè ti dovevi accontentare della cicoria torrefatta o del malto, dove alcuni fumetti di produzione americana cambiarono nome, dove la squadra di calcio dell’Internazionale (nome troppo esterofilo) divenne forzatamente “Ambrosiana”, dove il Rugby divenne Palla ovale e l’intraducibile Hokey su ghiaccio divenne Jockey (che suonava simile ma che significava “fantino” quindi fuori contesto).
Anche al cinema ai film ed agli attori di Holliwood, tra muto e sonoro si passò lentamente, gradualmente ad un “ignorare” tali produzioni almeno sino a quando il prodotto nazionale riuscì a rimpiazzare le esigenze di ricambio dei titoli in circolazione nelle sale.
Ma l’autarchia non fu un fenomeno di intransigenza assoluta, alcune cose passavano, come certi personaggi di Disney, topolino in testa, tutti con i nomi italianizzati ovviamente…
Ricordo benissimo che da ragazzino leggevo Nembo kid e quando lo fecero diventare Superman smisi di leggerlo, ma questo non è un caso di autarchia, successe tutto dopo la guerra e la ragione stava solo nel fatto che l’editore italiano ebbe “paura” di pubblicare avventure di un personaggio il cui nome “SUPERMAN” richiamava troppo il “SUPERUOMO” di Friedrich Nietzsche, troppo compromesso con il nazismo e le sue teorie primatiste e quindi preferì chiamarlo prima “Ciclone” ma era ridicolo a dir poco, poi Nembo Kid almeno sino al 1966.
Torniamo a noi…
Anche queste figurine, lo vedremo andando avanti nell’articolo furono pesantemente dettate dal periodo autarchico in cui furono realizzate, per di più essendo una edizione direttamente legata al potere assoluto di allora.
2. LA DATAZIONE
Come per tutto ciò che ci giunge dal passato senza un nulla che lo accompagni per la datazione ci si deve affidare ai personaggi raffigurati e per fortuna in questo esercizio siamo caduti bene e quasi subito.
Una delle prime figurine analizzate è stata la numero 15 che raffigura Oretta Fiume (ho scritto bene Oretta, non Orietta), il cui vero nome era Claudia Scrobogna, nata nella Fiume croata nel 1919 e che vinse, da perfetta sconosciuta, nel 1938 un concorso della ERA Film a parimerito con Laura Solari.
La Fiume recitò accanto alla Solari, diretta da Camillo Mastrocinque nella pellicola “L’orologio a cucù” con protagonista Vittorio de Sica.
Questo ci dice che la Fiume è nella raccolta perché questa fu realizzata alla fine del 1938 o, molto più probabilmente, agli inizi del 1939,c comunque dopo che il film era uscito nelle sale italiane.
In questo modo il problema della datazione della serie è definitivamente risolto.
3. IL PROGETTO
Era una serie senza eccessive pretese, semplice non molto numerosa, senza album, cartonata molto leggera, con colori delicati, piccola di dimensioni, secondo quello che oramai era uno standard della Balilla degli ultimi anni del terzo decennio del secolo.
La finalità erano, ovviamente la vendibilità ad un pubblico prevalentemente femminile e la contemporanea somiglianza editoriale con serie analoghe e di contenuto calcistico-sportivo, destinate al pubblico maschile.
4. ASPETTI GRAFICO TIPOGRAFICI
Le figurine furono realizzate su un cartoncino di poca grammatura e di qualità non eccelsa, risentendo di tutte quelle limitazioni imposte dal periodo e dalle leggi rivolte alla non dispersione di “energie” in maniera sovrabbondante in un periodo in cui si cercava di immagazzinare risorse piuttosto che sperperarle
Le figurine avevano dimensioni a sviluppo verticale (tute e 100) misurando 3,5 x 4,8 cm.
Graficamene avevano una cornice nera esattamente come le serie calcio sport del 1938 e del 1939, mente all’interno su sfondi di sintesi i colori impiegati erano l’arancione, l’azzurro intenso, il verde veronese, il giallo, il vinaccia, quest’ultimo sembrerebbe il meno utilizzato che al netto delle 5 figurine mancanti troviamo esclusivamente nelle figurine numero 1, 8, 23.
Le immagini dei protagonisti sono quasi tutte dei mezzi busti chi più chi meno ravvicinati e solo poche figurine hanno immagini che prendono il soggetto di ¾ (testa-mezzo bacino) tra cui la 3, 8, 24, 32. 38, 57, 78, 85, 86.
Solo in prossimità della parte bassa della cornice l’immagine appare leggermente decolorata per permettere un maggiore risalto della stampa in inchiostro nero grassetto di nome e cognome dell’attore e, separato da un trattino e con carattere non più in grassetto, il nome della produzione cinematografica che aveva l’artista sotto contratto.
Nella parte alta a sinistra dello spazio immagine, all’interno di un cerchietto è posto, per tutte le 100 figurine il numero della figurina.
Sul retro le figurine appaiono chiare (bianco sporco) e non recano alcuna scritta.
5. I SOGGETTI
Tutto quello che stiamo scrivendo relativamente ai soggetti deve intendersi al netto di 5 figurine che, mancando anche come conoscenza di contenuto non possono entrare nel conteggio che andiamo ora a considerare.
I soggetti conosciuti sono quindi 95 su 100.
Di questi esistono78 soggetti tutti diversi tra di loro mentre abbiamo 6 soggetti di attori che già hanno una sola figurina compresa nelle 78 sopra citate, 5 attrici che già hanno una prima figurina tra le 78 citate e 3 attrici (Mariella Lotti, Alida Valli e Assia Noris)che hanno 3 figurine ciascuna, quindi 2 figurine oltre a quella già considerata nelle 78.
Il totale dei soggetti diventa così 6 attori, 5 attrici e 6 attrici (seconda e terza figurina x 3 soggetti) per un complessivo di 78 + 17 =95 a quadrare i conti.
A livello di genere le figurine di attrici sono 50, mentre quelle di attori sono 45 e considerando che all’epoca erano tutti precisini “allineati e coperti”, le 5 figurine mancanti dovrebbero essere tutte di soggetti maschili, ma su questo, sulle braci ardenti non ci metto neppure un capello caduto, figuriamoci una mano.
Per ciò che riguarda i soggetti, detto delle 3 attrici big che hanno tre figurine ciascuna, le altre che ne hanno due sono Laura Nucci, Clara Calamai, Germana Paolieri, Silvia Jachino, Rina Morelli mentre tra i maschi quelli con due figurine sono: Erminio Macario, Amedeo Nazzari, Gino Cervi, Antonio Centa, Mino Doro e Osvaldo Valenti
Ci sono due sole figurine dedicate a personaggi che sembrano essere fuori contesto: la numero 23 nella quale è raffigurata Irene Dunne e la numero 99 che riporta Sherley Roos, che sono le uniche della serie ad essere statunitensi, mentre tuti gli alti 76 soggetti sono italiani, tedeschi austriaci, svedesi, svizzeri, comunque non anglofoni.
Naturalmente la colonia più numerosa in raccolta è, mi pare giusto, quella italiana.
Non sono un esperto in cinematografia ma l’assenza delle stelle di Holliwood dona alla raccolta un taglio certamente più provinciale ma ci restituisce il sapore di una realtà molto nostrana e rivaluta nomi di una cinematografia di non eccelso livello, come era quella italiana del periodo, ma pronta a fare quello scatto di orgoglio di valori artistici e sentimentali e di qualità tecnica e imprenditoriale che porteranno negli anni ’50 al neorealismo italiano e ai capolavori di un cinema povero ma ben strutturato con teatri di posa divenuti negli anni ’60 tra i più importanti del mondo (Cinecittà su tutti).
6. ASPETTI COLLEZIONISTICI
Nel complesso una bella serie, veramente molto godibile e vi invito a vedere bene le immagini che abbiamo cercato di presentarvi nel migliore dei modi.
Le Balilla erano figurine da gioco, comunque piccole ma rappresentano una raccolta molto bella, piena di colori, di sapori, di storie, tutte legate al nostro cinema in un periodo così a ridosso di eventi lunghi, provanti e tragici.
Non sono figurine introvabili, anzi, si riesce a portare avanti la raccolta con una certa “celerità”, ma poi arrivati a concludere ci vuole fiuto, capacità, attenzione a cogliere le poche occasioni in cui certi pezzi mancanti per un attimo vengono a galla al primo che se li riesce ad accaparrare.
Importante in questa serie sarebbe che le figurine fossero messe molto bene, ma questo è un fatto piuttosto raro perché su questi rettangolini di carta colorata il tempo, anche in funzione di una qualità del materiale non eccelsa ha lasciato molti segni del suo trascorrere.
Come sempre
Buona collezione!!!!!!!