EDIZIONI HECO - ROMA
SERIE
" VINCITORI OLIMPIONICI "
1960
FIGURINE
PRESENTAZIONE
1. ELEMENTI DI BASE
Il mondo delle figurine, per Noi che lo bazzichiamo sin dalla più tenera età, non ha segreti, pur se è capace sempre di meravigliarci, non lo fa mai per le sue note basse e un po’ afone, che vengono dalle zone oscure, dalle “storie”, ma per il friccicare squillante degli acuti e delle note alte che sono sempre un piacere da ascoltare, le quali, invece, provengono dalle immagini, dal cartoncino, dalla fisicità della figurina!
Abituati come siamo da sempre a giudicare una serie dal piacere che ci ha dato nel raccoglierla, siamo stati, conseguentemente più attratti dal piacere dell’immediato che da tante altre problematiche di cui neppure prendevamo, all’epoca, coscienza.
La mia generazione è stata però una generazione fortunata perché alcune assurdità delle produzioni anteguerra e degli anni immediatamente post conflitto mondiale, non le ha vissute ed anzi ha vissuto il periodo d’oro del collezionismo italiano, quando la Panini, cominciando a far soldi veri realizzando collezioni serie, ha posto le basi per una editoria decisamente più matura, rispettosa del collezionista, capace finalmente di produrre raccolte vere, complete e completabili, dotate di un album e di attributi editoriali veri, come una distribuzione professionale, capillare, senza giochetti alla “Feroce Saladino” o alla numero 105 delle Lavazza “sportive”.
Fine anche delle “piccole da gioco” perché le Panini, pur non essendo proprio per nulla piccole avevano il formato giusto per essere giocate, almeno sino all’apparire delle autoadesive che, perdendo facilmente la velina, non erano adatte ad essere protagoniste dei giochi infantili (ma questo è un fenomeno di fine anni ’60 non dei primi di quel decennio.
Mi guardo bene dall’asserire che alla fine degli anni ’50 l’editoria di materiale da collezione fosse stata pervasa da un’improvvisa conversione sulla via di Damasco, nei confronti soprattutto del rispetto verso il collezionista, dato che anche su questo sito abbiamo testimoniato come questo vezzo negativo sia rimasto a lungo, retaggio di una scarsa considerazione verso il bambino considerato un “accontentabile con poco” e, addirittura con “poco fatto male”, dato che lui stesso, il bambino era incompleto, fatto male, capace di vivere nel suo mondo piuttosto che nel loro.
Ricordo degli editori di grandissima serietà e precisione, uno tra tutti l’editore delle figurine F.I.D.A., che sappiamo sfortunatamente, uscito di scena prematuramente, trascinando con se una ditta seria che senza una guida seria fu preda di “cannibali” senza scrupoli, ricordo la Serietà delle produzioni SIDAM che hanno sempre mantenuto alto il valore del loro prodotto e della sua collezionabilità, attraverso intuizioni geniali, una distribuzione vincente, una grande varietà di produzione sempre completa e completabile.
In questo quadro generale si inserisce la HECO, una casa editrice praticamente senza una storia di rilievo, forse nata solo poco tempo prima come elemento indispensabile per dare vita ad un progetto editoriale di figurine e responsabile dell’idea prima e del progetto editoriale poi, avendo probabilmente una ragione etica di non creare sovrastrutture inadeguate per una organizzazione probabilmente nata per “sparare un solo colpo” e poi, semmai, decidere se farsi da parte o, se avesse fatto “centro”, di riproporsi, magari adeguando le proprie strutture alla bisogna.
Quello appena espresso è un concetto, una visione delle cose che ritengo importantissima e che avrà, come vedremo, una influenza fondamentale per tutta la ingarbugliata vicenda che riguarda questo Editore e, soprattutto, la serie di figurine pubblicata.
In quegli anni l’accesso al credito era agevolato e un progetto produttivo era spesso finanziato attraverso il credito di derivazione politica, come quello facente riferimento alla “Cassa del Mezzogiorno” che cercava di favorire il nascere di imprese capaci di generare ricchezze attraverso l’occupazione in aree solitamente lontane dalle zone, produttive per antonomasia, del Nord Est italiano.
Ricordo che il Lazio e Roma erano aree che la “Cassa del Mezzogiorno” aveva nel proprio ordine di sviluppo, quindi nulla poteva vietare alla Heco e al suo progetto di avere finanziamenti praticamente “no cost”, anche se probabilmente non si aveva disponibilità di cifre iperboliche da un finanziamento di tale natura extra bancaria.
In effetti sull’album che fu realizzato a seguito del progetto, la HECO non ha problemi nel rivelare, sulle pagine dell’albo, la propria struttura che appare chiaramente come una struttura formata da “risorse esterne”, “noleggiate”, non di proprietà (quello che oggi chiamiamo “Outsourcing”), con una tipografia a Torino, una distribuzione a Milano ed una “regia” editoriale in quel di Roma, in anni in cui c’era il telefono (solo quello fisso col numeratore a rotella) e ci si affidava alle telescriventi, metodi comunicativi decisamente inadatti per gestire una ditta “trina”, specie se il progetto da portare avanti era tale dall’avere esigenze di realizzazione celere, precisa e solerte, conseguentemente un progetto per nulla banale, per nulla minimale e di difficilissima tempistica realizzativa per l’immissione in commercio, pena la produzione di un qualche cosa di invendibile perché già scaduto dalla nascita!.
La tipografia che entrò nel progetto era una tipografia di Torino, la S.p.A. F.lli Pozzo -Salvati-Gros Monti & C , una tipografia storica e quindi di grande tradizione e molto nota, con capacità di alto livello tanto sulla stampa tradizionale quanto su stampe di grandi dimensioni come mappe e cartellonistica pubblicitaria specie quella legata al cinema di cui Torino, all’epoca, era la indiscussa capitale italiana sino almeno a tutti gli anni ‘30.
Nel corso del tempo la Tipografia si era ingrandita e fusa con altre tipografie aumentando la poliedricità di conoscenze possedute nello specifico campo lavorativo.
E’ possibile che la Tipografia sia stata scelta proprio per una certa capacità operativa acquisita attraverso l’esperienza lavorativa e le fusioni societarie.
L’altra risorsa dell’Editore era la milanese “Ingoglia” sita a Milano nella via Gluck al numero 59, la stessa strada periferica che viene descritta da Adriano Celentano nella intramontabile canzone “I ragazzi delle via Gluck” che lui conosceva benissimo avendo abitato per anni al numero 14 a pochi isolati dalla Ingoglia.
Contrariamente alla Tipografia torinese, la Ditta distributrice era, invece una piccola Ditta che oltre a questa esperienza si legò anche alla distribuzione dei primi 17 numeri di “Diabolik”.
Visto che abbiamo accennato alla distribuzione, rimanendo in argomento, per completare il quadro diciamo che le figurine vennero commercializzate attraverso delle bustine a lire 10 il pacchetto e contenevano solo 4 figurine all’interno.
Vedremo questi aspetti che sono importantissimi e che fanno parte di quelle “note basse” cui si faceva riferimento in apertura e che sono il prodotto di operazioni che nulla hanno se non la comprensibilità.
2. IL PROGETTO
Entriamo subito nel cuore di questa realizzazione, perché è proprio dal progetto che nascono le tante perplessità di cui si tratterà nelle pagine a seguire, specie della parte progettuale riferita alle tempistiche realizzative e distributive.
Il progetto di base era quello di una raccolta molto corposa di tipo enciclopedico con una scelta di quantità e non di qualità, scelta dovuto a molte ragioni che enuncio, riservandomi un commento finale onmicomprensivo.
Gli elementi di base del progetto erano:
a.argomento : tutti i vincitori olimpici delle 4 olimpiadi precedenti quella di Roma che si sarebbe tenuta dal 25 agosto all’11 settembre 1960 (Berlino 1936 – Londra 1948 – Helsinki 1952 – Melbourne 1956) a fare da corollario di apertura ai campioni olimpici dell’evento romano del 1960.
In pratica il progetto prevedeva campioni olimpici di 5 olimpiadi, 4 ormai consegnate alla storia ed una quinta ancora da vivere (nella fase iniziale progettuale, appena vissuta nella fase finale realizzativa);
C’è da dire che la HECO, oltre ai vincitori olimpici delle olimpiadi estive, ha inserito anche diversi sport invernali che tradizionalmente assegnano le medaglie in un periodo invernale ed in una sede che, ovviamente, non coincide praticamente mai con quella dei giochi estivi.
Le Olimpiadi invernali che la Heco, nella sua serie di figurine tiene in considerazione sono:l’Olimpiade di Garmisch-Partenkirchen (Germania) 1936, di St Moritz (Svizzera) 1948, Oslo (Norvegia) 1952 e Cortina d’Ampezzo (Italia) 1956.
b:elementi costituenti: serie di630 figurine numerate con album di cui 480 destinate ai vincitori olimpionici delle 4 olimpiadi precedenti quella romana e 150 ai vincitori olimpici della 17 esima edizione dei Giochi olimpici.
Conosciamo, attraverso elementi riportati sull’album, che la Heco interessò Ambasciate e Consolati delle varie nazioni per ricevere materiali (immagini) inerenti i loro campioni olimpici delle precedenti olimpiadi, una metodologia diremmo molto sui generis, certamente di scarso o nessun costo di approvvigionamento delle immagini, ma dai tempi lunghissimi e dall’esito incerto delle richieste.
Ritengo che per adottare una strategia di tale fatta, molto estemporanea, devi sapere che corri il rischio di fare un buco nell’acqua e di ritrovarti senza molte immagini anche perché, sinceramente, i buoni rapporti diplomatici non nascono dall’accontentare privati cittadini che fanno richieste decisamente fuori dal normale ad Ambasciate straniere, che non sono certamente deputate a smistare immagini sportive quando ci sono agenzie che a questo sono deputate.
Inoltre mi immagino che la qualità, la dimensione e la tipologia delle immagini inviate fosse certamente priva di ogni standardizzazione, per cui penso ad immagini pervenute alla redazione in mille formati e tipologie: in negativo, immagini stampate in bianco e nero, a colori di formati tra i più svariati… un modo forse idoneo per risparmiare soldi, non certo per progredire rapidi, senza intoppi e con un prodotto di qualità!
La massa delle immagini così ottenute, disomogenea per qualità e formato, non può che essere parificata secondo il principio del minimo comune multiplo ovvero con la scelta di trattare le immagini in un modo da renderle uniformi alle più scadenti, un metodo assolutamente idoneo a far sprofondare la qualità del prodotto finale.
Preso atto di questa “filosofia” di acquisizione degli elementi base di una raccolta, quali sono le immagini, vediamo come progettualmente la raccolta fosse concepita:
Frazionamento fisico in due parti con figurina dalla numero 1 alla numero 480 dedicate ai campioni olimpici del passato e 150 figurine numerate dalla 481 alla 630 dedicate ai vincitori dell’Olimpiade romana.
Questo frazionamento non è solo numerico ma viene evidenziato sull’album perché tra le due serie di figurine la HECO inserisce un importantissimo Elenco diviso per Sport, (in ordine alfabetico, ad esempio il primo Sport è Atletica leggera) e poi all’interno di ogni Sport l’elenco delle specialità sportive: corsa 100 metri piani, salti alto ecc., per l’Atletica Leggera o, per il Pugilato, Pesi piuma, Pesi leggeri, Pesi welter ecc.).
Nell’elenco, per ciascuna specialità sportiva vengono riportati in ordine cronologico i 4 vincitori di quella specialità sportiva, in ciascuna delle olimpiadi considerate, con riportato anche il tempo o la misura o il punteggio che hanno decretato il loro successo olimpico.
Ciascun vincitore olimpico ha, sul capo riga un numero stampato in neretto ben evidenziato che si riferisce non al numero della figurina in cui l’atleta viene raffigurato, bensì è un numero proprio dell’elenco, numero che viene però riportato sotto ciascuna delle figurine incollate.
In altri termini è possibile transitare dalla figurina all’elenco attraverso il numero riportato sotto la figurina ma non è possibile passare dall’elenco alla figurina in cui è effigiato quel campione.
Facciamo un esempio: sotto la figurina numero 1 Consolini è riportato il numero 79. Se vado a consultare l’elenco, al numero 79 troverò Consolini come vincitore nella specialità del lancio del disco nella olimpiade di Londra 1948 con la misura di metri 52,78.
Se sfogliando l’elenco mi imbattessi nella riga in cui leggo Consolini vincitore a Londra ecc. ecc., l’unico numero che trovo è il numero 79, ma andando alle figurine per vedere quella di Consolini, mi troverei di fronte alla figurina numero 79 che raffigura lo statunitense Yorzyk.
Nel realizzare l’elenco in Excel della Serie è stato fatto in modo di poter passare dalla posizione numerica fisica delle figurine all’elenco delle specialità olimpiche dove la figurina compare ed anche vice versa, una possibilità che l’informatica ci offre e che la carta di allora non poteva offrirci.
A qualche precisino che si lamentasse perché anziché descrivere le figurine mi soffermo a parlare dell’album rispondo significando che questa è una serie enciclopedica e senza un album non avrebbe avuto ragione di esistere perché sarebbe stata solo una ampia accozzaglia di figurine e non una grande raccolta di portata unica sportivamente e collezionisticamente parlando.
3. REALIZZAZIONE DEL PROGETTO
Solitamente questo non è un argomento che viene considerato quando si realizza uno studio analitico di presentazione di una serie di figurine e questo perché se è importante conoscere e descrivere genesi e risultati della fase progettuale, altrettanto non lo è per questa specifica fase di realizzazione del progetto, perché quando la macchina creativa ha elaborato un progetto, si da il via alla fase operativa che riguarda operazioni di “routine realizzativa” che, nella stragrande maggioranza dei casi, non hanno elementi che possano interessare il collezionista.
Solo molto raramente, per alcune edizioni si è accennato a problemi di realizzazione quando ad esempio si è riscontrato che da un certo punto in poi - è un banale esempio – il supporto cartonato di una edizione, magari di colore grigio (inizialmente) veniva sostituito da un supporto di colore diverso, per la semplice ragione che, di ristampa in ristampa, la tipologia di cartoncino iniziale era terminata e si doveva ricorrere alle scorte di magazzino che, magari, erano di un colore diverso (spesso giallo paglierino) – questo è un fenomeno riscontrato ad esempio sulle Orvedo calcio 64-65 – n.d.r..
Ma allora perché, in questo caso la realizzazione del progetto assume una così grande importanza?
Le ragioni stanno nella realtà delle cose, in quello che aggi noi sappiamo da ciò che negli anni i collezionisti hanno raccolto e dalla storia che una collezione si è venuta a creare all’interno del mondo collezionistico.
Abbiamo detto che la problematica nasce dalla realtà delle cose e lo ribadiamo.
Ci sono due realtà del tutto particolari:
- La modalità di realizzazione dell’album;
- La tipologia di figurine che sono arrivate sino a noi.
a.La realizzazione dell’album
Normalmente all’epoca un album era dotato di un numero pari di fogli che, piegati a metà e stampati su ciascuna della 4 facciate, una volta impilati correttamente, venivano spillati al centro con una, o molto spesso con due o molto raramente con tre “spille ad “U” che infilate dall’esterno, passando per la copertina e tutte le pagine impilate, venivano ripiegate nella pagina centrale dell’album che, con quest’ultima operazione così risultava terminato nel suo montaggio.
Sappiamo bene che esistono degli album che hanno tipologie differenti di “legatura” e tra questi, senza dilungarmi faccio riferimento all’album della F.I.D.A. di Roma che era un album rilegato con costa (in ragione di evitare che le pesanti figurine lo “gonfiassero” come un pallone con risultato il distacco certo delle pagine centrali) oppure l’album della Franck tedesca dedicato alle olimpiadi di Berlino 1936 in cui la copertina molto robusta era dotata di un sistema a grandi e lunghe linguette metalliche foderate e pieghevoli che, alzate, permettevano l’estrazione di tutte la pagine dell’album.
Questo sistema fu adottato dalla Franck proprio per un album “Olimpico” perché la Ditta iniziò a commercializzare le figurine della prima parte, dedicata ai campioni nostrani tedeschi, speranze olimpiche, ai campioni di altre nazioni, anche loro speranze olimpiche e, infine, ai giochi invernali del 1936 a Garmisch-Partenkirchen e quindi emise anche l’album, producendo le ulteriori pagine e figurine a Olimpiade berlinese conclusa.
Ma quale sistema è stato adottato per l’album della HECO?
La domanda è strettamente legata alla tempistica di distribuzione delle figurine che sono l’elemento che tratteremo nel successivo sottoparagrafo b.
Appare chiaro che se le figurine dalla 1 alla 480, riguardando campioni olimpici già da anni consegnati alla storia, erano fisicamente ricavabili e commercializzabili in tempi anche ampiamente antecedenti l’inizio della olimpiade romana, le figurine dalla 481 alla 630 non avrebbero mai potuto essere commercializzate prima di un periodo minimo di 30-50 giorni dal termine dei Giochi olimpici (stima considerando: scelta delle immagini, riduzione dei campioni in raccolta, controllo della correttezza dei dati, realizzazione del progetto delle pagine dell’album, stampa delle pagine dell’album, stampa delle figurine lavorate e con l’inserimento del numero, inserimento nelle bustine, distribuzione e vendita,,,).
Ora, osservando l’album realizzato dalla HECO si scopre che è un album “tradizionale a spillette centrali”, quindi questo ci fa pensare che le figurine furono commercializzate tutte assieme e in contemporanea con l’album.
Osservando meglio l’album, però ci si accorge, non in maniera immediata, che è formato in realtà da due semi album unti assieme grazie ad un incollaggio della parte finale della seconda parte dell’album sulla copertina e di incollaggio della parte iniziale della seconda parte dell’album sull’ultimo foglio della prima parte dell’album.
Naturalmente questa seconda parte di album è realizzata attraverso una spillatura centrale che ovviamente non comprende la copertina.
Per capirci osserviamo le foto a seguire
Dalla foto 1 si vede chiaramente la prima spillatura che unisce la prima parte dell’album copertina inclusa. Nella foto 2 si vede chiaramente come la seconda parte dell’album sia spillata a se stante nelle sue pagine centrali.
La 3a immagine ci mostra l’incollatura esistete tra l’ultima pagina della prima parte e la prima pagina della seconda parte.
La 4a immagine ci mostra nel dettaglio l’incollatura ( che risulta ora “saltata”) tra la copertina e la fine della seconda parte dell’album, comunque testimoniata da più di un residuo della colla impiegata per la bisogna. Infine nella 5° immagine siamo in grado di vedere il doppio sistema di spillatura centrale adottata.
Prendendo atto anche di questo fatto, ci ritroviamo nel baratro perché dall’album non abbiamo indicazioni che ci facciano risalire ad una possibile commercializzazione differita tra figurine della prima parte (1 - 480) e quelle della seconda parte (481 – 630).
Un album si fatto non può essere stato commercializzato inizialmente nella sola copertina spillata alla prima parte e poi completato dal collezionista con l’incollaggio di una seconda parte.
Ciò per due ragioni, la prima perché questo fatto non sta scritto da nessuna parte sull’album, mentre, se fosse stato effettivamente questo l’iter, sull’album dovevano comparire scritte che spiegavano in primis come procurarsi la seconda parte dell’album, in secundis le istruzioni su come incollare alla prima parte una seconda sua parte.
Sull’album troviamo le istruzioni su come ordinare le figurine mancanti e non quelle su come ci si poteva procurare la seconda parte dell’album!
Quindi mi sento di poter dire che dall’album, seppur in maniera non esaustiva, emerge assolutamente una “stranezza” realizzativa ma non emergono elementi che ci consentano di pensare una distribuzione al pubblico in due tempi separati.
Credibile, ma di difficile applicazione pratica, l’ipotesi che, a guadagno di tempo, si sia realizzata una prima parte dell’album ed in un secondo tempo la seconda e successivamente l’assemblamento delle due parti perché questa è una operazione complicata, inutile che avrebbe comportato una perdita di tempo non un guadagno.
Il mistero dunque resta tale.
b. Le figurine arrivate sino a noi.
Abbiamo detto che questa serie di figurine è ben nota e si conosce da lunga data la difficoltà di reperimento delle figurine in genere, anche se è altrettanto noto ai collezionisti che negli album e tra le figurine sciolte disponibili presso i rivenditori specializzati, le figurine dei campioni olimpici di Roma 1960 sono in nettissima minoranza.
Negli anni ho sfogliato diversi di questi album, trovandone solo pochissimi con quasi tutte le figurine della prima parte, altri con un basso numero di queste figurine, ma la costante è quella di trovare sempre pochissime figurine di quelle romane (481 – 630).
Insomma, più facile trovare album semi vuoti (1-481) e senza neppure una sola figurina di quelle dal 481 al 630 oppure, ancora più comprensibile, lo standard degli album che solitamente sono passati per le mani dei collezionisti sono album fortemente semivuoti.
Questa sensazione dello scrivente è avvalorata anche da quello che viene riportato dalla già citata pubblicazione della serie sul volume 2° nuova edizione “Album di figurine” di Marco Mario Valtolina – Mencaroni Editore – Bari – 2023 che, come da immagine da all’album una difficoltà di reperimento media 3 su 5 e alle figurine una difficoltà più elevata calcolata in 3 su 4 .
Quanto è riportato sul Volume testé citato è certamente condivisibile per quanto riguarda gli album dato che con 3 su cinque la reperibilità di questi manufatti va stimata come leggermente superiore alla media (2,5), ma non lo è per quello che riguarda le figurine dove una reperibilità di 3 su 4 sarebbe condivisibile per le figurine della prima parte (1 – 480) mentre quelle della seconda parte le avrei considerate di reperibilità molto rara con un valutazione massima ovvero di 4 su 4.
3. IL FALLIMENTO E L’ABBANDONO PRECOCE DEL PROGETTO
Accertato che c’è una indubbia, quanto nettissima preponderanza di figurine della prima parte dell’album sia tra le sciolte che si vedono su eBay o sui mercatini rispetto a quelle della seconda parte, dopo aver visto al precedente punto a. che l’album non ci indirizza verso una soluzione chiara con distribuzione anticipata della prima parte di figurine, non siamo in grado di sciogliere o considerare risolto nessuno dei dubbi e delle problematiche su certi fatti o su certe inconfutabili realtà a meno di provare a fare una ipotesi non documentata e quindi una mera ipotesi.
Qualche cosa è successo a questa raccolta, perché la realtà dei fatti non torna con lo studio analitico dei fatti, delle esperienze, dei ricordi delle risultanze oggettive di quanto analizzato.
Una delle ipotesi è che la commercializzazione delle figurine attraverso le classiche bustine sia cominciata con un certo anticipo rispetto all’evento olimpico romano e che l’album sia stato disponibile al pubblico verso le metà di ottobre 1960 a circa un mese dalla fine dell’olimpiade. Considerando che ad esempio tra la fine delle gare di nuoto e quelle dell’atletica leggera passava una settimana di gare per cui lavorando alacremente a metà olimpiade (primi di settembre) potevi già avere metà delle foto e metà dell’album predisposto, con le scritte generiche da aggiornare poi solo con nome e tempo/misura/ o punteggio..
Probabilmente fu proprio fatto così e questo spiega perché l’album fu parte realizzato prima a guadagno di tempo, poi stampate velocemente le8 pagine per le figurine “romane,,, assemblati gli album con due spillette e due strisce di colla e portati alla distribuzione.
L’operazione più complessa fu quella di realizzare le figurine, ma anche questa deve essere stata una operazione comunque riconducibile a non tantissimi giorni e poi comunque prima c’erano da smaltire le scorte dei primi pacchetti dove erano state inserite solo le figurine dei 480 ex campioni olimpici.
Questo già ci spiega il perché le figurine da 1 a 480 siano estremamente più diffuse delle altre ulteriori 150 “romane”.
Poi è anche possibile che la serie non abbia ricevuto una buona risposta dal pubblico, che a olimpiade terminata le attenzioni dei collezionisti si siano spostate come da tradizione, con l’apertura delle scuole ai primi di ottobre sulle figurine dei calciatori del nuovo campionato.
L’esperienza mi dice che in Italia non c’è olimpiade che tenga di fronte al campionato di calcio ed anche che un evento trascorso “tira” assai di meno di quello che deve cominciare e che ci accompagna sino alla primavera inoltrata successiva.
Vogliamo anche inserire il fatto che proprio nel 1960 impazzavano le grandi cartonate da dispenser che davano, oltre la gomma delle spettacolari figurine ”pesanti”, coloratissime molto belle, mentre quelle offerte dalla Heco erano leggere, cartacee molto tanto troppo grigie e scure da attirare assai di meno un bambino.
Per me questo è alla base di tutto, la certezza che la Heco deve aver avuto, analizzando l’andamento delle vendite, che ogni ulteriore “azione” volta a salvare la sua traballante iniziativa fosse comunque una rimessa economica.
Ora è anche il momento di ricordare quanto scritto in precedenza e relativo alla casa editrice:” , avendo probabilmente una ragione etica di non creare sovrastrutture inadeguate per una organizzazione probabilmente nata per “sparare un solo colpo” …
Forse la Heco si accorse di questo prima che fosse troppo tardi e, per evitare l fallimento, sempre pregiudizievole per degli imprenditori, dichiarò il proprio fallimento da sola, chiuse i battenti e ordinò di non distribuire più la serie e di mandare al macero tutte le rimanenze, fossero album, pacchetti di figurine o fogli di figurine fresche di stampa e ancora non distribuite.
Ma questa non la verità, è solo una delle tante inutili ipotesi che si possono fare, comunque non è una ipotesi balzana o priva di probabilità di essere quella giusta.
Ma che cosa si è salvato della produzione di figurine dedicate ai campioni della XVII olimpiade di Roma 1960?
Impossibile rispondere con dati reali, certamente poco dato quello che si è sino ad ora ritrovato, ma un recente ritrovamento presso Torino ha riacceso le speranze di molti collezionisti, dato che è finalmente venuto alla luce un reperto di grandissima importanza perché ci presenta la sequenza delle figurine da 481 a 630 praticamente completa a meno di 3 figurine.
Il mondo del collezionismo lo conosciamo e conosciamo quanto, certe convinzioni siano facili ad essere sfatate, magari dopo 50 anni.
Questo ritrovamento ci dice che con certezza le figurine furono realizzate e stampate tutte e credo, ne sono convinto, che dopo la pubblicazione di questa serie di articoli su questa raccolta, forse qualche poco più che attempato signore, oppure suo figlio, si decidano a tirare fuori della propria polverosa libreria questo albo così particolare e le sue non bellissime figurine però tante e alcune molto significative.
4. ASPETTI GRAFICO TIPOGRAFICI
Le figurine della serie hanno dimensione 6 x 4,5 cm e sono sia a sviluppo orizzontale che a sviluppo verticale.
Per la precisione le 480 figurine che la compongono sono 260 verticali e 220 orizzontali, mentre le 150 figurine sono 36 a sviluppo verticale e 114 a sviluppo orizzontale per un totale complessivo di 296 figurine verticali e di 334 figurine orizzontali per un totale di 630 figurine.
Il supporto è di tipo cartaceo, piuttosto leggero, tanto che una inchiostratura leggermente abbondante “colora” di sfumature di grigio filtrate le figurine al retro.
Visto che siamo finiti sul retro diciamo subito che il retro delle figurine è privo di qualsiasi scritta sia di testo che di tipo editoriale.
La figurina è concepita come una “en plein air” cioè una figurina in cui l’immagine è senza alcuna limitazione dovuta ad una cornice sia essa spessa o filiforme. La figurina è quindi completamente occupata dall’immagine che quindi respira aria esterna, pura, senza confini.
Questa scelta grafica editoriale, decisamente positiva, però, spesso, deve fare i conti con le esigenze tecniche di stampa nel senso che le figurine, solitamente stampate in grandi fogli sono state realizzate dalla tipografia una adiacente all’altra, senza soluzione di continuità, per cui a volte basta un minimo di scostamento o di imprecisione nell’allineamento del foglio durante le operazioni di taglio perché una piccola striscia della figurina accanto finisca con i dare alla nostra figurina una cornice che non doveva esserci… Va bene, sono i “difetti del fare” a fronte dell’”immaginario della perfezione”.
Il numero di cui ogni figurina era dotata, era posto in rettangolino nero con caratteri bianchi in basso sul lato sinistro.
Questo numero era realizzato ponendo a mano, sul negativo finale una pecetta prefatta, forse anche dotata di una punta di collante per evitare che potesse spostarsi durante le operazioni di realizzazione della immagine finale e nelle successive operazioni di stipaggio degli originali in archivio.
Le immagini, non hanno la stessa “regia” e sarebbe stato impossibile che l’avessero perché tra Berlino 36 e Roma 60 corrono 24 anni, una guerra mondiale devastante, una guerra civile ed un mondo pesantemente spezzato in due dalla “Guerra fredda”, dalla “Cortina di Ferro”, oltre ad un notevole passo avanti tecnologico della produzione e realizzazione e conservazione e riproduzione della immagine (questo in generale, non riferito al mondo della figurina).
Probabilmente un minimo di unità grafica dell’immagine si dovrebbe trovare nelle 150 immagini della olimpiade romana, mentre quelle che vengono dal passato sono immagini con pose varie, più o meno dettagliate dove si passa da una staffetta con atleti a bordo vasca medagliati in tuta ad una staffetta sempre di nuoto in cui si vede uno dei quattro componenti la squadra da solo, mentre è in piena azione agonistica, si passa dai campi lunghissimi a primi piani veramente esagerati.
Personalmente, tra le 630 figurine ce ne sono diverse che hanno attirato il mio sguardo, ma ritengo che la più bella ed elegante sia la numero 42 dedicata alla schermitrice italiana Irene Camber, triestina, un’atleta incredibile con una storia avvincente, ma a me la figurina è piaciuta perché pur essendo una foto di posa, non una istantanea, ha la rapidità del guizzo, l’eleganza delle forme, la solidità dei dettagli (il colletto, lo stemma sulla manica, la maschera su cui poggia.)
Leggetevi la storia di questa Donna con la D maiuscola, una delle atlete più incredibili del mondo della scherma, dotata di una classe immensa e di un fisico eccezionale!
5. I SOGGETTI
Con 630 immagini di campioni olimpici, parlare di soggetti è impossibile senza dover riscrivere tutti i nomi dell’album!
Tuttavia possiamo fare un ragionamento sulle figurine assegnate a ciascuna nazione che è molto interessate con almeno un paio di dati che mi hanno lasciato un po’ perplesso.
La Nazione con più medagliati in figurina sono, nemmeno a dirlo, gli Stati Uniti con ben 139 figurine (singoli atleti e formazioni nei giochi di squadra o staffette varie).
Al secondo posto l’Unione Sovietica (sull’album riportata sempre come URSS) con 88 figurine, al terzo posto la Germania con 50 figurine mentre l’Italia conquista la medaglia di legno del quarto posto con 44 figurine.
Interessantissimo il numero di figurine alle tante medaglie d’oro dell’Ungheria (ben 34) decisamente molte di più di quelle che mi sarei immaginato.
Poche le presenze di figurine con medagliati inglesi e francesi rispettivamente con 18 e 16 figurine, ma questa è una scelta editoriale dovuta forse alla disponibilità limitata di immagini.
Comunque, album ed elenco in mano o sul pc con una buna connessione ad internet è possibile conoscere la storia di tutti gli atleti, ovviamente partendo dalla loro singola figurina…
Il mondo dello sport è pieno di sorprese.
Ad esempio se domandassi in quale località il cavaliere svedese Kastenman ha vinto la medaglia d’oro individuale nel completo di equitazione delle olimpiadi di Melbourne 1956 molti di voi (sottoscritto incluso) non saprebbero rispondere, o risponderebbero Melbourne…ma è proprio la risposta che ci lascia di stucco!
Kastenman vinse la sua medaglia olimpica a i giochi di Melbourne 1956 gareggiando a…Stoccolma!!!
Sembra impossibile ma è così e non la vinse per “corrispondenza” o “video conferenza”, ma tutte le gare di equitazione in quella Olimpiade furono svolte in Svezia perché l’Australia, per ragioni sanitarie, proibì l’ingresso agli animali, sicchè tutto fu spostato nel teatro europeo; non lo sapevo; … simpatiche certe scoperte, basta usare le figurine per crescere ed aumentare le proprie conoscenze e non essere pigri al mondo e alle storie dello sport.
Una figurina delle 150 di quelle romane ha attirato la mia attenzione perché è una figurina potenzialmente collezionisticamente molto interessante.
Sappiamo tutti che alle olimpiadi, all’epoca, partecipavano solo i dilettanti, quindi atleti che ufficialmente non guadagnavano per l’attività sportiva che facevano, tanto è vero che in alcuni sport particolari dove il professionismo rappresentava il futuro di un atleta di valore quali il calcio, il ciclismo, la Pallacanestro, il Pugilato ecc. alle olimpiadi andavano solo coloro che erano ancora privi di contratti professionistici quindi atleti giovanissimi, universitari dei college americani, oppure i dilettanti per modi di dire dello sport d’oltre cortina dove facevi sport a tempo pieno pur essendo un impiegato del ministero della difesa.
Molti di questi ragazzi, magari ritardavano l’ingresso nel mondo del professionismo nella speranza di una prestigiosa vittoria olimpica per poi transitare medaglia al collo nel mondo del professionismo spillando contratti ancora più importanti.
Forse l’atleta che più di ogni altro ebbe fama mondiale assoluta dopo la sua partecipazione ai giochi della XVII olimpiade è stato Cassius Clay, allora 18 anni e 7 mesi che a Roma stravinse l’oro Categoria dei Pesi Medio Massimi.
Passato al professionismo subito dopo la vittoria olimpica è stato una dei pugili più importanti dell’intero panorama mondiale di tutti i tempi di questo sport nella categoria in assoluto di maggior prestigio.
Questa figurina del 18enne ragazzo di Louisville è certamente la prima figurina di questo atleta comparsa nel nostro Paese con una edizione che dovrebbe essere attorno alla metà di ottobre del 1960.
In tale ottica si è provveduto, in accordo con la proprietà, di pubblicare l’immagine della figurina con un vistoso “pecettone” che ne ricopra la parte centrale, così da evitare copiature imbarazzanti e proteggere la rarità della figurina che in tale maniera appare del tutto impossibile da riprodurre.
6. ASPETTI COLLEZIONISTICI
Le figurine di questa serie sono molto rare e poco diffuse, in particolar modo quelle relative alle olimpiadi romane sono di una rarità assoluta.
Parlare di valori non ha un reale senso perché venderle singolarmente, in contesti in cui i collezionisti per la maggior parte ne abbisognano di oltre 200 per terminare la raccolta, non avrebbe senso commerciale per il compratore, riferendosi alle figurine della olimpiade romana che sono le più rare in assoluto.
Per le prime 480 il discorso è molto più abbordabile e il prezzo se tiene conto delle rarità delle figurine deve tenere conto anche della rarità di collezionisti disposti a spennarsi per prendere poche figurine a fronte di mancanze complessive, nella propria collezione, ancora di tipo abissale.
Quando scarsa offerta si coniuga con scarsa domanda, il mercato si stabilizza e tende a trovare soluzioni di compromesso verso il basso.
Come sempre: Buona collezione!!!!