LIEBIG BELGIO - ANVERSA
LE CROMOLITOGRAFIE DEL BELGIO
1900 - 1962
INTRODUZIONE ALLA RACCOLTA
1. NEL QUADRO GENERALE
Le Liebig belghe, la cui Compagnia fu stanziata ad Anversa non sono una raccolta minore tra le diverse raccolte Liebig nazionali.
C’è da dire, a proposito di Anversa, che questa città (a livello collezione Liebig) non è una città qualunque, è la città sede della Compagnia Liebig (la casa madre, per intenderci), anche se all’inizio la sede legale era stata posta a Londra mentre la sede operativa per le figurine era, ovviamente a Parigi dove questa tipologia di figurine aveva preso il via grazie all’ingegnosa astuzia del proprietario del “Au Bon Marchè e dove l’esperienza degli stampatori francesi, grazie alle esperienze maturate con le “Au Bon Marchè” era, all’epoca certamente la scuola che aveva risultati qualitativi migliori ed anche prezzi più competitivi.
Ci vorranno anni prima che la tecnica delle “chromo” tedesche riuscisse a pareggiare quella francese e ad essere anche economicamente più conveniente, tanto che già prima della fine secolo le stamperie tedesche la facevano da padrone per quanto riguardava le produzioni della Liebig.
È ad Anversa, difatti che avviene la Liebig ha il “cervello”, la sede operativa che gestisce le serie di figurine da realizzare, assegna a ciascuna serie le nazionalità verso cui quella serie deve essere destinata, stabilisce il bozzettista, ne approva le tavole, controlla le varie iscrizioni nelle varie lingue ed infine affida alla tipografia il compito realizzativo vero e proprio.
Naturalmente c’è poi la fase di controllo della qualità del realizzato e tutte le seguenti fasi dello smistamento delle serie alle varie sedi Liebig per la diffusione verso i clienti.
E’ una macchina organizzativa che subirà, nel tempo, degli aggiornamenti e su cui, forse perché si tratta di lavoro di routine, fatto nell’ombra e dietro le quinte, nessuno mai si è soffermato a ribadirne l’importanza e a sviscerarne le modalità attuative di cui, conseguentemente esiste assai poca, per non dire nulla letteratura.
Eppure questi aspetti sono proprio quelli che ad un certo punto hanno portato a quel vulnus di reperibilità di produzione che si è avuto nel periodo dal 1914 al 1920-22, che molta falsa letteratura ha affibbiato ad un poco verosimile incendio, di una sede (quale?), qualcuno sostiene a causa di un bombardamento (bombardamenti nel 1914 non ce ne sono stati e la Liebig non teneva certo il suo deposito sulla linea del fronte…) in cui erano stipate figurine italiane, francesi, belghe e tedesche (ma non le olandesi, chissà perché!?).
Ma di questa vicenda parlerò con maggiore dovizia di dettagli in un apposito spazio dedicato, qui mi sembra sia parzialmente fuori tema, anche se, bisogna dire che quello sconquasso ha colpito in misura più grave proprio le serie Liebig del Belgio la cui serie 1094, Grandi navigatori, è in assoluto la serie più rara di tutta la produzione Liebig mondiale in quanto si ha contezza di sole 5 o 6 serie che si sono salvate mente molte di più (relativamente) sono le tedesche e le italiane di cui si contano una decina di serie complete, oggi disponibili. Le francesi sono si rare ma assai meno anche perché le serie francesi erano già state distribuite nel 1914 mentre i fatti che portarono alla perdita di molti esemplari sono fatti da datare alla fine del primo semestre o primi inizi del secondo (insomma tra fine maggio e primi di giugno del 1915…
Ma ritorniamo alla raccolta Liebig targata Belgio.
Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, accostando le figurine ad un discorso commerciale, le Liebig prodotte in Belgio, rappresentano una vera anomalia.
Infatti il mercato di consumatori belgi era certamente piuttosto limitato, vista la popolazione negli anni 1872-1962.
Se prendessimo in considerazione, a termine di paragone, la popolazione italiana negli stessi anni, per non dire di quella tedesca, risulta che le serie prodotte in Belgio sono state più numerose di quelle in lingua italiana, considerando anche che le serie italiane sono andate avanti per 13 anni dopo la chiusura definitiva del 1962 della edizione belga.
Se poi ci mettiamo sopra che un grandissimo numero di serie (380) sono state realizzate oltre che nella versione francofona o vallone, anche in lingua fiamminga (sono tutte le serie belghe dal 1930 al 1962, solo tradotte e stampate in lingua fiamminga) avremo uno sforzo editoriale enorme per un "mercato", quindi per una popolazione, estremamente ridotta!
Possiamo anche supporre che il Belgio fosse ben più ricco dell’Italietta nostrana, ricchezza che gli veniva anche dalle colonie africane, ma questo non giustificherebbe comunque mai una sostanziale parità tra la produzione numerica delle serie delle due raccolte italiana e belga.
Nemmeno lo può giustificare la location in Belgio della sede della compagnia Liebig, sarebbe fuori da ogni logica, una sorta di paternalismo verso un paese che solo adottivamente era “Liebig”, le origini erano altrove.
Ripeto, se le figurine fossero state, come effettivamente avrebbero dovuto essere, una veicolazione pubblicitaria, chi mi spiega perché la Liebig abbia prodotto 1330 serie, di cui ben 139 esclusive per il Belgio, addirittura aggiungendo, dal 1930, la produzione di pari numero di serie in lingua fiamminga, quando per l’Italia, 42 milioni di abitanti contro 8 e con una superficie territoriale 10 volte quella del Belgio ne ha prodotte solo1319?
Chi me lo sa spiegare?
Ci metto il carico da 90: escludo l’Italia dal ragionamento e prendo in considerazione i Paesi Bassi (molto più simili al Belgio che non il nostro "Bel Paese"), dalla superficie di 41.543 km quadri (un po’ più grande del Belgio ma di poco) ed un numero di abitanti, nel 1930, di circa 9 milioni di persone.
Il Belgio ha avuto 1330 serie e l'Olanda (o Paesi Bassi che siano) solo 750 con nessuna, dico nessuna serie esclusivamente olandese.
Se le serie di figurine fossero "miracoli", senza esitazione non potrei esimermi dal dire che "Dio" è belga!
2. LE RACCOLTE BELGA ED ITALIANA ED IL DISFACIMENTO DELLE COLLEZIONI LIEBIG
Detto, a premessa, che le figurine fiamminghe compaiono dal 1930 e che si spegneranno come quelle francofone nel 1962, le escluderò a piè pari dalla nostra trattazione, visto che costituiscono certamente una realtà nei confronti del reale bilinguismo belga, magari costituiscono una bella mole di figurine per chi della Liebig (figurine) colleziona tutto di tutto, ma non rappresentano un aspetto ulteriore rispetto a quanto nel precedente capitolo considerato.
Analogamente nel nostro discorso escludiamo, non senza però darne almeno un cenno, la produzione belga del XIX secolo: che fu abbondante, forte di 338 serie, a fronte delle 326 serie italiane, inferiore solo alle serie francesi ( 486 ) ed a quelle tedesche ( 473).
La raccolta belga del '900 ( e parimenti anche quella italiana) ha avuto un andamento particolare, col trascorrere degli anni, vediamo di capire cosa si tratti ed il perchè.
La raccolta tedesca ha camminato come un treno fino alla prima guerra mondiale, più numero di serie di tutti, mentre la Francia ha denotato una crescente stanchezza rarefacendo le sue serie a partire dal 1910 e "mollando" definitivamente con lo scoppio della prima guerra mondiale (1914).
Italia e Belgio, invece, non sono state molto rallentate negli anni del conflitto, non prima, (ergo la causa deve ascriversi esclusivamente al conflitto stesso) ed hanno ripreso di gran lena la produzione delle proprie raccolte e nel periodo tra le due guerre mondiali, tanto che possiamo dire che ambedue le raccolte non hanno "perso un colpo".
La guerra, anzi i due conflitti hanno cambiato la radice della collezione Liebig, quando le raccolte cominciano a differenziarsi e compaiono invece serie di carattere esclusivo nazionale.
Già nel 1934 era nata la Compagnia italiana Liebig, nel tempo sempre più autonoma, mentre la Liebig tedesca (Liebig Gesellschaft m.b.H., Koeln) aveva promosso ed imposto la pubblicazione di due serie dedicate nominalmente alla gioventù femminile e maschile tedesca, ma in realtà dedicate alla gioventù del Terzo Reich (la famigerata Hitler jugend), con tanto di bandiera del partito nazista, non del vessillo nazionale, di fatto politicizzando la raccolta (la Liebig storica non sarebbe mai caduta così in basso).
In realtà la Compagnia tedesca Liebig aveva imposto che ogni anno almeno una serie fosse dedicata ad aspetti socio-storico politici legati al potere politico, e la prima cosa fu la sparizione della intestazione inglese (Liebig Companys fleisch-extract) dalle sue figurine, poi l’adozione dei caratteri autoctoni gotici dalla serie 1385 in poi e la scelta della serie dedicata ai “Maestri Cantori di Norimberga” opera di Richard Wagner che sappiamo essere il compositore idolatrato da Hitler, la qual cosa non è certo casuale.
MI viene di ricordare che per una immagine, in cui i bambini italiani più che dediti allo studio o al gioco o al lavoro (attività che i nostri bisnonni e nonni affrontavano sin da bambini), erano stati rappresentati a mendicare/o infastidire i turisti per le vie italiche, si era scatenato da parte italiana un putiferio che costrinse la Liebig a ritirare quella serie sostituendo la figurina incriminata.
Dove era la Liebig e/o l'opinione pubblica europea quando il vessillo nazista apparve sulla serie 1300???
Erano tutti moribondi, distratti, succubi o terrorizzati?
È stato questo un fatto tangibile del cambiamento, della progressiva perdita di controllo e coesione Casa Madre sulla collezione generica e sulle raccolte nazionali, tanto che queste prendono il sopravvento.
Non bisogna essere dei geni per capire come bastò sussurrare all’orecchio di qualcuno che o la Liebig concedeva le libertà che il governo nazista chiedeva oppure la Liebig sarebbe stata bandita dal mercato tedesco con gravissimo danno economico?
Quando diventi ricattabile è meglio che lasci perdere ogni forma di collaborazione, e te ne vai senza salutare, ma, si sa “pecunia non olet” (il denaro non puzza) e Parigi (il mercato tedesco) val bene una messa (una figurina ogni tanto).
Resta però lo schifo morale e la vergogna di aver ceduto ad un ricatto.
Ma se un "concetto" può essere ribaltato dalle differenti visioni politiche (di allora e di oggi), allora osserviamo il fenomeno non più dal lato esistenziale ma dal lato semplicemente numerico.
Alcuni dati numerici ci aiuteranno a meglio comprendere.
Periodo 1907 1912
- Italia - serie prodotte - 187 di cui esclusive italiane 5;
- Belgio - serie prodotte - 184 di cui esclusive belghe nessuna.
Il che significa 184 serie a fattor comune, ovvero che circa il 98%;di quanto prodotto per le due nazioni era identico (per disegno, numerazione e testi, naturalmente cambiava la lingua.
Periodo 1950 - 1955
- Italia - serie prodotte - 64;
- Belgio - serie prodotte - 96;
serie comuni - prodotte - 6, circa il 3,75%;
Tra 98 e 3,75 %, c’è una enorme, pesante e significativa differenza!!!
Le due raccolte, prima parallele, frutto di una comune regia "Liebig", dopo la guerra del '39 '45, sembrano appartenere a due "cortine differenti" dove il singolare prevale sul comunitario e dove le cicatrici della guerra sono ancora ferite sanguinanti.
In questo percorso in cui assistiamo alla disgregazione della internazionale comunità d'intenti Liebig (una sorta di regia occulta ma presente e fattiva), più si andrà avanti più si noteranno le diversificazioni dei programmi proposti, dove il "comune" che nel secondo decennio del secolo era il 99% diviene a poco a poco il 3%, fino a che il Belgio (nelle edizioni vallone e fiamminga) scompare assieme all'Olanda, mentre l’Italia da sola perseguirà il cammino per altri ulteriori 13 anni.
E poi dicono che sono "figurine”!
E sono "figurine"!
Ma bisogna guardarle queste "figurine", capirle, identificarne le ragioni, la storia, i perché, il significato, il valore il percorso, che nelle Liebig, come in nessun'altro è elemento determinante dell'intera longeva collezione.
La collezione Liebig, nata piccola e subito divenuta affollata, compatta, univoca e possente, entra in coma, abbandonata già nel 1962, agonizzando per altri anni nella solitudine italiana, e muore, sciolta negli acidi della diffidenza, della singolarità, delle incomprensioni post belliche, prima, e delle leggi e delle servitù mentale alle immagini in movimento che permea la società europea negli anni ’60, procurando una fine per consumazione preventivabile e preventivata.
Ma mentre, acri, i miasmi degli acidi si diffondono nell'aria, nasce il germe che negli anni a venire darà pace, solidità unione politica e monetaria all’EUROPA stanca di sbagliare, stanca di non saper vedere un palmo avanti al naso, stanca di vedersi divisa da un muro, da una cortina di ferro o di latta che fosse, stanca di essere un nulla nelle grinfie degli "altri".
Come una metafora vediamo oggi il Regno Unito, all'inizio protagonista nelle Liebig, anche su un po' svogliato, solo 87 serie nell''800 e poi ciao ciao Liebig, 2 sole serie nel '900, così come oggi, dando uno schiaffo all'europeismo, forti di un improvvido, fulmineo, quanto sbagliato e capzioso referendum, dicono ciao ciao all’EUROPA, senza nemmeno voler rispettare i patti sottoscritti!
3. LA RACCOLTA BELGA NEL SUO SIGNIFICATO CULTURALE E DI CONTENUTI
Se fino al 1940 il percorso delle Liebig belghe è stato parallelo a quello delle Liebig italiane, dopo il secondo conflitto mondiale, come abbiamo detto, c’è stata una vera e propria scissione di questo parallelismo.
Nel capitolo precedente abbiamo evidenziato ed analizzato la ragione di questo fenomeno.
Ora, prendiamo atto che, sotto il profilo "creativo" la realtà post bellica ci ha consegnato una quantità di serie differenti inusitata, nell'ambito del percorso della collezione Liebig maturato nei quasi 80 anni di ininterrotta produzione.
Questo aspetto si traduce in più serie, in più cose da conoscere, da approfondire, da studiare, da apprezzare, da collezionare.
Consideriamo che delle (1871-609 =1262) 1262 serie che costituiscono la produzione della collezione Liebig del XX secolo (in questo conteggio non vengono considerate le serie che sono delle varianti ), la raccolta italiana completa, sommata alle serie belghe non pubblicate in italiano lasciano il posto a sole 17 serie tedesche e a sole 5 serie francesi, considerando che Olanda e Spagna e Svizzera non hanno serie esclusive, anche se la serie svizzera 1405, essendo edita in lingua italiana, si è preferita alla corrispondente serie belga e la medesima cosa per l’altra serie svizzera non edita tra le serie italiane, ma in lingua italiana, la serie 1423, tra l’altro anche abbastanza rara che oltre che in lingua italiana uscì in lingua tedesca.
Ecco perché anche nell'ambito di una collezione personale che voglia comprendere almeno tutte le 1262 serie prodotte nel corso del XX secolo (varianti escluse), la produzione belga (francofona) è fondamentale con le sue 272 serie (varianti incluse) sconosciute alla edizione italiana.
Avremo modo di segnalare qualche dettaglio attinente al corpo delle serie che compongono la raccolta belga negli articoli di presentazione dei due volumi virtuali nei quali è stata inserita la produzione Liebig belga composta dalle serie non edite in lingua italiana.
Diciamo che, fondamentalmente, le serie belghe hanno uno stile di disegno un po' particolare anche perché moltissime di queste, quasi tutte quelle storiche e di costume, sono state affidate ad un disegnatore, illustratore, pittore belga, James Thiriar (Bruxelles 1889 - Bruxelles 1965) il cui stile, rapido ed acquarellistico, secondo il mio modesto parere, proprio perché manca della "linea" - mancanza tipica nella pittura ad acquerello - risulta un po' scivoloso, etereo e poco incisivo ed ad un altro illustratore, la cui firma è poco chiara "Din Lossgoff" che firma diverse cromo anche di carattere storico, un campo che era quasi sempre appannaggio di Thiriar.
Un altro illustratore belga che firma diverse serie di Liebig è Huber Dupond (hub dupond, come si firmava) che è un grandissimo illustratore famoso per essere specializzato nel ritrarre uccelli nel loro habitat naturale.
Frans Proost (1866 - 1941), pittore di discreta fama, sia di interni che di esterni, firma alcune serie a partire dalla metà degli anni '30 a soggetto architetturale paesaggistico.
Bella la serie di 12 figurine (1303) firmata da "f" Fabian Triemmery (ma il nome non credo sia esatto); Charles Michel (Liegi 1874-1972), illustratore e pittore ben noto, firma alcune serie attorno alla fine degli anni '40.
Belle le cromo di Irene Nagy, sicuramente di origini magiare; ci sono poi diverse altre firme, come "lr" in un cartiglio circolare specializzato nel disegno di elementi naturali, r k con la r rivolta verso sinistra, Valentin, Soler, e diversi altri, ricordando che il Belgio è la patria di grandi disegnatori a partire da Magritte, Delvaux e Hergé, il padre di Tin Tin.
Peccato non siano firmate la stragrande maggioranza delle serie di contenuto botanico, marino o lacustre e della vita degli insetti.
Per quanto concerne i contenuti culturali ed informativi, le serie edite in Belgio hanno alcune connotazioni tipicamente locali come novelle, favole racconti presi dalla tradizione popolare fiammingo-vallone, mentre per aspetti paesaggistici e di architettura rurale - storica, anche se si tratta di elementi "locali" la godibilità è altrettanto elevata anche se fossero (ma non lo sono state) riprodotte in altre lingue.
Molto presenti sono le serie dedicate alla storia di stati europei, anche queste potenzialmente trasferibili su altre raccolte che non fosse la sola raccolta olandese.
Nel complesso, le 272 serie del Belgio non pubblicate in lingua italiana sono assolutamente imprescindibili nel quadro di ricostruzione di una raccolta personale che voglia annoverare, in un modo "intelligente", tutte le serie realizzate nel '900.
4. ALCUNE SERIE PARTICOLARI
Esclusivamente di interesse collezionistico per noi italiani sono alcune serie particolari.
Mi riferisco alle serie storicamente rare della raccolta italiana ovvero alle serie numero:
- 956 a - episodi di vita dei fanciulli - nella versione italiana considerata R2;
- 1088 - costumi della Svevia - nella versione italiana con valore superiore ai 1.000 euro;
- 1089 - costumi e vedute dell’Austria - nella versione italiana ben oltre i 1.200 euro;
- 1098 - in Palestina - nella versione italiana sui 1.00 euro;
- 1105 - in Tunisia - nella versione italiana considerata una R2;
- 1114 - il compositore Gluck - nella versione italiana sui 750 euro.
Ebbene, queste serie, nella versione belga (francofona) hanno un valore decisamente più accessibile rispetto alla corrispondente serie italiana e costituiscono una soluzione per chi desiderasse avere una raccolta italiana senza buchi o mancanze.
Io ho fatto così.