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PANTANELLA – ROMA

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LA STORIA

 

Per chi non è romano il nome “Pantanella” può evocare qualche ricordo di figurine o di biscotti, mentre chi è di Roma ha ben altra sensazione sentendo questa parola.

Una sensazione di “deja vù”, come di un nome sentito più volte ma chissà perché e chissà da chi!

A Roma “Pantanella” è una parola legata ad un edificio in particolare, che poi era la sede dei mulini che portavano il nome dei Pantanella anche se poi non erano i “veri” storici edifici della Pantanella.

Ma andiamo per ordine a scoprire questa affascinante storia che lega la farina, il pane alla città di Roma della fine ‘800, ai suoi monumenti, alla storia che attraversa tutto il ‘900 nelle sue sfaccettature architettoniche, sociali, politiche e industriali.

Il capostipite, Michelangelo Pantanella (1823 – 1897), originario di Arpino nel frusinate (ad Arpino era nato anche Cicerone), viene a Roma dopo alcune traversie di lavoro e con la moglie inizia a vendere pizze di granturco per strada, poi, avendo messo su un piccolo gruzzolo acquista una bottega di fornaio in Via della Fontanella, che riscuote, da subito, gran successo di clientela.

All’epoca, a Roma, l’attività di rifornimento del pane e dei derivati della farina era divenuta quasi monopoli della “finanza cattolica” (leggi Banco di Roma) che ne imponeva, attraverso la “Società dei Molini e Magazzini Generali di Roma” prezzi, qualità e gestione.

Il Pantanella però tira dritto per la sua strada e nel 1861 investe importanti capitali per l’acquisto di un grosso fondo edificabile in via dei Cerchi (tra il tempio di Vesta, il Getto ebraico e la chiesa di Santa Maria in Cosmedin dove c’è nel pronao la famosissima “Bocca della verità”), come primo passo per la costruzione della sede dei propri “mulini”.

Infatti, di li a qualche anno, in questo grande lotto di terra posto veramente in posizione strategica, giusto in fondo al Circo Massimo, il Pantanella fa costruire a partire dal 1878 un grande edificio dove inserisce ben 10 forni di panificazione e la sede della sua “Società dei Molini e Pastificio Pantanella” che viene inaugurato nel 1881.

Come dato che sembrerebbe accessorio ma non lo sarà, va detto che nel 1871 due piemontesi da tempo operanti a Roma come panificatori (Pietro Duccio e Francesco Valle) ottengono i permessi necessari per la costruzione di un grande centro di panificazione posto nella zona di Piazzale Labicano nei pressi della stazione Termini, con possibilità dell’arrivo delle materie prime direttamente via treno.

A fronte di queste due eccellenze di qualità dei prodotti finiti, la “Società dei Molini e Magazzini Generali di Roma”, controllata dal capitale cattolico e direttamente collegata al “Banco di Roma”, viene spodestata dal mercato e da quasi monopolistica diviene la terza forza dietro la “Duccio e Valle” e la “Pantanella”.

Posta in una posizione critica, grazie al capitale disponibile, la Società controllata dal Vaticano, mette in atto ogni tentativo per acquisire la Pantanella, ma questa resta sotto il pieno controllo e la proprietà dei Pantanella.

Tuttavia la “Società dei Molini e Magazzini Genarali di Roma” riesce ad acquisire la “Duccio e Valle” e quindi anche il suo pastifico di via Labicana (1882).

Nel 1992, la Pantanella accede ad un considerevole prestito dal suo istituto bancario di riferimento la “Banca Romana” la quale però viene travolta da un grave scandalo finanziario immobiliare dovuto ad attività illecite del proprio governatore, tanto che la nel 1894 la “Banca Romana” venne liquidata dal neonato istituto di credito nazionale la “Banca d’Italia”.

Non sembra neppure un semplice caso l’incendio che nel febbraio 1992 distrugge due piani della sede della “Pantanella” in via dei Cerchi, ma questo evento e la contemporanea perdita della banca di riferimento e la posizione debitoria verso quest’ultima, costringono la Pantanella ad entrare nell’orbita della Società controllata dal “Banco Roma”.

La fusione tra queste due realtà genera la “Società Molini e Pastificio Pantanella” dove il capitale è detenuto dalla Famiglia Pacelli (quella di Pio XII) dalla Banca Romana (in liquidazione per lo scandalo) e dal “Banco di Roma”.

Al figlio di Michelangelo Pantanella, Tommaso resta una partecipazione in azioni fortemente minoritaria.

La fusione impone ai Pantanella l’accettazione di vedere utilizzato il proprio nome come sinonimo di garanzia e qualità dai propri nemici storici.

Qui finisce la storia dei Pantanella ma non della “Pantanella”!

Nel 1928 il governo, nel quadro di ristrutturazione del centro storico di Roma, decide di utilizzare il complesso di edifici di Via dei Cerchi come nuova sede del Museo di Roma costringendo la “Società Molini e Pastificio Pantanella” a trasferirsi con tutta la struttura, nello stabilimento di Via Casilina -Piazzale Labicano, non prima di aver effettuato tutta una serie di lavori di ampliamento e ammodernamento.

Durante la seconda guerra mondiale la zona fu devastata dai bombardamenti alleati del 19 luglio 1943 e pertanto nel 1950 furono effettuati lavori di ripristino ed allargamento delle strutture.

Nel 1961 fu inaugurato il biscottificio, completando così la sistemazione strutturale di una ditta oramai quasi centenaria (Questo aspetto assume importanza collezionistica perché proprio per sostenere la produzione del biscottificio la Pantanella decise di realizzare la serie di figurine che troviamo nel sito).

Negli anni ’50 e ’60 del novecento la “Pantanella” fu un’azienda di rilevo europeo, non solo nazionale, anzi a detta di più d’uno era il primo pastificio europeo per capacità di produzione.

Nel 1970 dopo diversi passaggi di proprietà, lo storico panificio entrò in crisi finanziaria (il primo stabilimento ad essere chiuso fu proprio l’ultimo nato cioè il biscottificio) e non riuscì più a sollevarsi, finendo così il suo percorso produttivo.

Gli stabilimenti, terminata ogni attività, pur avendo una proprietà formale e sostanziale furono lasciati in un totale stato di abbandono per un decennio sino al giorno in cui divenne rifugio di extracomunitari e diseredati, sotto il molto parziale controllo della Caritas di Don Di Liegro.

Alla fine degli anni ’90 la struttura venne sgomberata con l’intervento delle forze dell’ordine e non senza problemi di carattere sociale ed ambientale e fu vandalizzata oltre ogni limite comprensibile.

Le strutture furono acquisite dalla Società “Acqua Pia Antica Marcia” che affidò all’Architetto Bruno Moauro la riconversione a residence.

Il marchio “Pantanella” è stato acquisito dal pastificio Favellato di Isernia che ne fa, con il nome di “Pantanella – Roma dal 1882” uno dei suoi due marchi di spicco, specie per la vendita all’estero.

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