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EDIZIONI HECO - ROMA

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LA STORIA

 

Nel quadro generale di fine anni 50, si sente che il prossimo avvento degli anni ‘60 sarà portatore di un’aria nuova, definitivamente nuova, capace di scacciare, con una salubre ventata di novità, i residui di un regime sbagliato, di una guerra sbagliata, di una liberazione sofferta e fratricida, elementi pesanti, scorie resistenti che per crescere dovevano essere “lasciate lì”, impossibili da trascinarsi dietro se si voleva crescere.

Tutti volevano crescere, usciti al sole dopo anni di oscurità: la Società civile (la gente), la convivenza sociale, le famiglie ed il problema del sostentamento attraverso il lavoro e la natalità, ed anche noi che allora, bambini, di crescere ne avevamo più di tutti diritto e voglia!

In questo quadro generale, alcuni personaggi di cui purtroppo non conosciamo il nome (ma solo perché la ricerca non si è spinta sino al punto di ricercarli, altrimenti attraverso gli archivi dei tribunali li avremo trovati di certo), sicuramente dotati di intraprendenza e non lontani per formazione dal mondo dell’editoria, magari in un bar tra amici o in un “salotto buono”, compresero che la fiamma che avrebbe acceso, illuminato e riscaldato il cammino di questo Paese sarebbe stata la fiamma olimpica che di lì a qualche anno sarebbe stata accesa dall’ardito tedoforo col sacro fuoco di Olimpia nel braciere posto in alto, sotto il profilo dell’ottavo colle romano, Monte Mario!

Consci che l’idea di fare impresa nel mondo dell’editoria, specie in Italia, era complesso e che ci volevano investimenti alti e capacità di selezione di autori emergenti, questi sconosciuti Signori decisero di realizzare un progetto: una raccolta di figurine olimpiche che celebrassero le olimpiadi romane tanto attese attraverso le immagini delle gesta e dei campioni delle specialità olimpiche delle 4 olimpiadi precedenti l’edizione nostrana, cioè Berlino 1936, Londra 1948, Helsinki 1952 e quelle appena trascorse di Melbourne del 1956.

La HECO è nata così: per realizzare un progetto.

Non ha dei precedenti editoriali, non ha un seguito editoriale, non ha un logo, non ha una struttura editoriale propria perché ha una sede “pensante” e amministrativa a Roma, in via Sicilia 154 (zona quartiere Ludovisi, non lontano dalla Via Veneto della “Dolce vita”, la sua tipografia è a la “Fratelli Pozzo-Salvati-Gros Monti &C” di Torino, la diffusione e distribuzione affidata alla milanese “Ingoglia”, con sede in Via Gluck 59 a Milano (si proprio la via Gluck della canzone di Celentano che vi abitava da anni al numero 14, quindi a pochi isolati dalla “Ingoglia” che era al 59.
Questa viene ricordata anche per essere stata, tra l’altro, la prima distributrice storica dei primi fumetti di Diabolik di cui, per conto delle Edizioni Ausonia, curò gli aspetti distributivi dei primi 17 numeri.
La distribuzione passò poi alla Sodip, una ditta più strutturata dato che il successo editoriale e quindi la mole di lavoro distributivo non era più sopportabile dalla Ingolia.

Questo elemento ci conferma come la distribuzione a cui la HECO si appoggiò era effettivamente di piccolo cabotaggio ed anche di scarsa voglia di crescere, perché se hai in mano per due anni la distribuzione di Diabolik (un enorme successo editoriale) devi saper cogliere l’occasione e crescere come ditta appresso al prodotto che distribuisci, altrimenti sei fuori…difatti…

Delle problematiche di cui l’unica produzione di questa casa editrice ha sofferto, appunto la raccolta “Vincitori olimpionici”, parleremo ampiamente nella presentazione delle figurine, significando qui che il progetto non andò così bene da far pensare all’editore di provare con una nuova, magari più matura, prova editoriale che quindi restò unica.

La storia ha poi, nei 64 anni successivi, provveduto a cancellare ogni traccia, mentre la Heco è continuata ad essere la “casa romana” delle figurine delle olimpiadi che hanno sempre avuto una particolare conoscenza da parte dei collezionisti italiani che però sempre in meno si sono appassionati a questa raccolta, in primis perché le figurine erano abbastanza rare cosa che invece non si poteva dire per l’album, ma gli album sul mercato erano spesso con pochissime figurine incollate.

Il secondo motivo di questo lento disiteressamento collezionistico verso la serie sta nella lontananza sempre maggiore dall’evento sportivo di riferimento.

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