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LIEBIG FRANCESE - PARIGI

LE CHROMO DAL 1900 AL 1921
TUTTE LE LIEBIG DEL XX SECOLO REALIZZATE IN VERSIONE ESCLUSIVAMENTE FRANCESE AD ECCEZIONE DELLA SERIE 1094 EDITA IN PIU' EDIZIONI MA RIPORTABILE SOLO NELLA VERSIONE FRANCESE PERCHE' MENO RARA.

DA SERIE 0663 A SERIE 1094

LE SERIE

PRESENTAZIONE

SERIE 0752 3

1. PREMESSA

Il metodo scelto dal sito che prevede la pubblicazione, in primis di tutte le serie italiane, poi di quelle belghe francofone con esclusione di quelle già pubblicate in versione italiana, poi delle tedesche che, escludendo quelle già pubblicate in edizione italiana o in edizione belga, erano, di fatto, le 17 serie tedesche del XX secolo pubblicate esclusivamente in edizione tedesca, e, ugualmnete per le edizioni francesi rimanevano da pubblicare le sole 7 serie del XX secolo che furono realizzate esclusivamente per la Francia, di cui sotto si riporta l’elenco:

serie 0663 – 1901 – Comedies francaises;

serie 0670 – 1901 – Jeux d’enfants a la mer;

serie 0728 – 1903 – Costumes d’anciennes provences;

serie 0752 – 1903 – La vie sous le directoire;

serie 0822 – 1905 – Machines de guerre antiques;

serie 0841 – 1905 – Louis XIII (histoire de France – 6°);

serie 0898 – 1907 – Invention du XIX siecle;

serie 1094 – 1913 – Grands navigateurs.

 

2. L’OTTAVA SERIE, QUELLA CHE NON DOVREBBE ESSERCI

In realtà le serie in elenco sono 8 e non sette, ciò è dovuto al fatto che la ottava serie non avrebbe dovuto comparire in versione francese perché è una serie edita in versione italiana, in versione belgo-francofona, in versione tedesca.

Tuttavia questa, che è la serie di gran lunga più rara di tutta la produzione Liebig del ‘900 ed una delle più rare in assoluto dell’intero quadro delle serie Liebig, deve la sua rarità ad eventi legati all’entrata in guerra dell’Italia nel maggio del 1915.

La serie francese era stata distribuita in Francia nel 1914 proveniente dalla tipografia che all’epoca stampava quasi tutte le “cromo” della Liebig e che era una tipografia sita nel nord della Germania.

Era un piccolo anticipo di produzione di una cinquantina di serie che, evidentemente per prassi, venivano inviate alla sede centrale della Liebig in Belgio, come per permettere quelle rimanenti azioni che il protocollo Liebig prevedeva per le Serie appena uscite dalla tipografia.

Il 28 giugno del 1914, a Sarajevo, fu assassinato l’Arciduca Francesco Ferdinando assieme alla moglie Sofia e, come conseguenza gli Imperi centrali (tedesco e austro ungarico ed ottomano) dichiararono guerra al Regno di Serbia.

A ricaduta, Francia, Impero Russo, Regno Unito (luglio 1914) ed in un secondo momento (1915) gli Stati Uniti d’America, l’Impero giapponese e l’Italia, entrarono nel conflitto.

Lo scatenarsi della guerra, per il movimento delle figurine Liebig, ha comportato il sorgere di moltissime dinamiche e molte Serie hanno risentito di tali problematiche e risulta facilmente comprensibile come un evento così devastante abbia influito con modalità e tempistiche variabili nel tempo e per singola edizione e per singola serie.

Credo che addirittura sia stata proprio la guerra, il modo disumano in cui gli eserciti si affrontarono, incapaci di applicare concetti tattici e strategici nuovi ad armi moderne e devastanti, finirono per logorare intere generazioni di cittadini in una guerra di posizione dove i fanti, da una parte e dall’altra erano mandati al macello quasi senza ragione, come se morire fosse necessario per vincere la noia delle trincee, un continente di trincee lungo confini vecchi e nuovi dove non succedeva mai nulla di nuovo.

La Francia che per ragioni Geografiche aveva subito sul proprio territorio quelle lunghe stagioni di morte e di dolore, più di ogni altra nazione, risentì dei postumi della guerra vinta ed uno dei prezzi che pagò fu certamente il distacco viscerale da tutto ciò che era tedesco, figurine Liebig comprese (che poi erano tedesche come lo era “Sitting bull”….)

Per una migliore comprensione va fatta mente locale a quella che era la filiera di produzione delle figurine Liebig.

Ricordiamo che queste figurine sono delle “cromolitografie” e quindi sono delle realizzazioni di pregio con un sistema di stampa per nulla semplice e per nulla veloce, tale che era necessario, per la Liebig, di procedere, con una accurata pianificazione, alla realizzazione delle serie, alla loro assegnazione alle varie edizioni nazionali, alla assegnazione delle serie ai bozzettisti per la realizzazione ed infine, dopo diversi altri passaggi attraverso la catena di controllo veniva appaltato il lavoro di stampa attraverso contratti con ditte esterne (la Liebig non aveva tipografie in proprio ma appaltava i lavori ad un certo numero di tipografie sparse sul territorio europeo).

3. LE SERIE DAL 1914 AL 1920

Buttando una occhiata al catalogo Sanguinetti ci si accorge immediatamente di un fenomeno strano seppur spiegabile, ovvero ci sono una certa quantità di serie, concentrate nel periodo che il catalogatore ha individuato come “1914/20”, ma anche nel 1921 che hanno quotazioni elevatissime e grande rarità.

Queste sono:

Serie 1088 – “Costumi della Svevia” abbastanza rara in versione italiana e quotazione elevata per la versione belga e tedesca. Non realizzata perché non prevista la edizione francese;

Serie 1089 – “Costumi e vedute dell’Austria”, come la serie precedente; – “Grandi Navigatori” serie super rara in edizione italiana, belga e tedesca e con una rarità decisamente inferiore per la serie francese;

Serie 1094 – “Grandi navigatori” serie rara ma non rarissima in edizione francese (pare ne furono distribuite una cinquantina di serie), rarissima in edizione italiana (8 serie superstiti) e rarissima in versione belga (pare solo 6 serie superstiti) e rarissima in edizione tedesca (anche questa sotto le 10 unità).

Serie 1098 – “In Palestina” serie abbastanza rara in versione italiana e con quotazioni consistenti per le versioni belga e tedesca, mentre la serie francese non era contemplata;

Serie 1105 – “In Tunisia” molto rara in versione italiana e di elevata quotazione nelle versioni belga e tedesca, mentre anche in questo caso l’edizione francese non era contemplata;

Serie 1113 – “Canali II” molto rara nella versione tedesca e di elevata quotazione nelle versioni italiane e, soprattutto belga.

Serie 1114 – “Il compositore Gluck”, di elevata quotazione nella versione italiana ma di buona quotazione nelle versioni tedesche e belghe;

Serie 1119 – “Giganti 1” di quotazione altina nella edizione italiana, molto alta ella versione francese ed estremamente rara nella versione belga;

Serie 1123 – “Il mondo antediluviano” di elevata quotazione per l’edizione italiana, rara in edizione francese e molto rara in edizione belga.

Con questa serie la Francia saluta la raccolta Liebig ed esce di scena definitivamente.

Voglio ricordare che le figurine Liebig non erano numerate dalla Liebig ma la numerazione che noi oggi usiamo (che differisce a seconda del catalogatore) è quella che il catalogatore ha assegnato a ciascuna serie sulla scorta di un lavoro che è frutto di ricerca, sintesi del lavoro di generazioni di catalogatori, dove nessuno si è svegliato una mattina e ha deciso di dare un numero ad una serie.

Purtroppo poi, nel tempo nessuno dei catalogatori ha voluto rinunciare a qualche cosa di proprio per cercare di realizzare una unica catalogazione che sarebbe stato un grande momento di confronto, di studio ulteriore e di accordo tra gli storici del settore.

Forse e sono costretto ad usare il condizionale perché non ho tra le mani un testo che per quello che voglio significare è basilare, ovvero il catalogo “Unificato” che è in ristampa e in riedizione e di cui non si trova più una copia lisa neppure su marte, la numerazione di quel periodo l’avrei trattata in maniera leggermente differente rispetto alla modalità “Sanguinetti” che nel suo catalogo, probabilmente fa valere il periodo di emissione di una serie, non la sua realizzazione o la sua commissione o la data di inizio progetto.

Resta il fatto che se il catalogo “Unificato” mi numera la serie “Canali II” come serie numero 1093 mentre Sanguinetti me la numera 1113, mi sento di dire che la classificazione delle “Unificato” mi appare più congrua perché la Serie dei Canali è certamente una di quelle serie prossime alla 1094 che subirono le conseguenze dello “scempio di Lugano”.

Ad ogni modo questo è un aspetto che va studiato molto ma molto attentamente senza dare ragione a nessuno, qui ho espresso una mia sensazione che vale meno della pipa di “Braccio di ferro”.

 

4. PERCHE' IL VALORE DELLE SERIE PASSA DA 7 A 20 MILA EURO?

La guerra, certamente si la guerra, ma non con un colpo di fulmine o con un colpo di spugna, o un colpo di cannone, ma attraverso processi lenti, realizzazioni e commesse concluse, frontiera da attraversare, dinamiche politiche ad alto livello, situazioni doganali differenti, una geografia del commercio profondamente cambiata rispetto ad un sol anno prima.

E poi è indubbio che la situazione italiana era la più politicamente compromessa verso tutti, verso gli imperi centrali al cui fianco saremmo dovuti entrare in guerra visto che eravamo loro alleati nel 1914 e verso gli alleati al cui fianco entrammo nel conflitto mondiale partendo da potenziali nemici…

Le realizzazioni differite nel tempo di serie erano prassi alla Liebig, macchina complessa dalla gestione non certo semplice e che i catalogatori non sempre hanno posizionato in raccolta nel medesimo anno.

Osservando proprio le serie particolari elencate sopra è evidente le serie del 1921 erano già in commessa di stampa negli anni 1913 – 14 e che subirono ritardi nella consegna perché le vicende, belliche e non, portarono la Liebig a non cercare più spazi quando non c’erano o passaggi rischiosi quando il rischio consisteva nella perdita dell’intero carico.

Le serie 1113, 1114, 1119, 1123 che risultano emesse nel 1921, furono serie probabilmente mandate in lavorazione negli ultimi mesi del 1913 o nei primi del 1914 in tipografie tedesche, lavorazioni che ad un certo punto divennero parziali e non completate perché era impossibile ricevere i pagamenti o consegnare la merce, quindi questa o si distruggeva o si immagazzinava in attesa di tempi migliori.

Quando questi vennero, certi rapporti furono riallacciati, si recuperò il prodotto, si saldarono i conti ma certe collaborazioni finirono lì.

Ecco perché certe serie, catalogate come “del 1921” furono sì commercializzate e distribuite dalla Liebig nel 1921, ma erano già quasi pronte per esserlo nel 1914 o al massimo nel 1915.

Le vie del commercio e dello scambio merci cambiano perché tra Germania, Belgio, Olanda e Francia non passa più uno stuzzicadenti e le uniche cose che passano sono i gas tossici di Ypres….

Bisognava trovare nuovi passaggi strategici e commerciali ed il più facile e naturale era costituito dalla Svizzera che, come nazione neutrale, aveva aperti i suoi confini da sud a nord da est ad ovest.

E’ proprio attraverso la Svizzera che le figurine Liebig stampate in Germania dovevano raggiungere l’Italia, il Belgio, la Francia.

Ora è certo che il passaggio delle figurine dalla tipografia tedesca alla distribuzione francese avvenne, probabilmente per una prima tanche di fornitura, prima dello scoppio della guerra, seguendo la tradizionale via aperta di scambi commerciali tra Germania e Francia, mentre la o le successive ulteriori parti di fornitura non avvennero più dati gli eventi bellici.

In ogni caso la serie Francese 1094, come da pianificazione Liebig era stata parzialmente consegnata e quindi distribuita in un discreto numero di esemplari.

5. l'ENTRATA IN GUERRA DELL'ITALIA NEL 1915 E PROBLEMATICHE CONSEGUENTI

E’ altrettanto certo che si decise di inviare molto materiale già realizzato dalle tipografie tedesche alle destinazioni finali volute dalla Liebig attraverso la Svizzera e attraverso l’Italia (da qui verso Ventimiglia e la Francia) che, ancora, non era entrata in guerra ed era, fino a prova contraria, all’interno della “Triplice alleanza” assieme agli imperi centrali.

Ma l’Italia era titubante se intervenire nel conflitto anche perché le motivazioni della dichiarazione di guerra al Regno di Serbia non erano quelle contemplate dal reciproco patto di alleanza all’interno della triplice ed anche perché nelle trattive con gli alleati l’Italia ottenne che in caso di vittoria avrebbe ottenuto l’annessione del Trentino.

La triplice intesa invece promise all’Italia che in caso di vittoria avrebbe ottenuto l’annessione del Trentino ed anche dell’Alto Adige, del Veneto, del Friuli Venezia Giulia sino alla città porto di Trieste.

La triplice intesa fece la “smargiassa” con l’Italia (d’altro canto non le veniva dato alcun pezzo di terra che fosse sotto il loro dominio e, contemporaneamente si andava a ridimensionare e anche indebolire, in caso di vittoria finale, l’impero Austro Ungarico privandolo di mezza pianura padana, e soprattutto del porto di Trieste, vitale per l’economia asburgica) e, conseguentemente, non fu possibile rinunciare a simili proposte e quindi a maggio del 1915 l’Italia entrò in guerra contro gli imperi centrali.

Con questi presupposti la “Grande Guerra” divenne la quarta guerra di indipendenza per riportare all’Italia unita territori di grandiosa virtù patria, di grande prosperità e di irredenta, quindi fortissima italianità.

 

6. LO SCEMPIO DI LUGANO

Nel frattempo, visto il corridoio aperto tra Germania – Svizzera - Italia e Francia (poi Belgio) una ingente quantità di materiale giunse in quel di Lugano (è molto più probabile sia giunto negli ultimi mesi del 1914 piuttosto che nei primi mesi del 1915) ad un tiro di schioppo dalla nostra frontiera ma si fermò a lì, in un magazzino noleggiato alla bisogna dal signor Danzi che era un distributore locale, il di cui figlio sarà, anni dopo a capo delle Liebig Svizzera che nascerà proprio per le “insistenze” del Signor Danzi nei confronti della sede centrale della Liebig internazionale.

Sono certo che se si fosse deciso di congelare le cose allo scoppio della guerra, tutto questo sfacelo non sarebbe successo.

Il materiale sarebbe stato conservato in Germania presso la tipografia ed una volta terminata la guerra sarebbe stato saldato e consegnato.

Invece si tentò di farlo comunque passare ma passò solamente una frontiera neutrale e non entrò mai in Italia.

Le vicende belliche prendono una strada che pone l’Italia contro gli imperi centrali e da Berlino parte l’ordine di distruggere il carico, come piccola ritorsione verso l’Italia e il suo governo e verso la Francia.

E’ all’interno di questo magazzino che si compie il misfatto.

Il signor Danzi le prova tutte pur di evitare lo scempio, ma i dipendenti della ditta tedesca di trasporto sono inflessibili e dichiarano che eseguiranno gli ordini e che da lì non uscirà alcuna figurina di quelle serie.

Danzi comprende che nulla potrà evitare il destino di quelle serie ed allora durante una fase concitata della discussione apre un collo che magari era già aperto, afferra un mazzo da 100 figurine della figurina numero 1 della serie 1094 (Magellano)e con abile mossa, simulando un atto estremo, spinge a terra e rovescia il carico, nascondendo le 100 figurine “prelevate” sotto l’impermeabile e, immagino imprecando ad alta voce se ne uscì di scena!

Cosa c’era in quegli scatoloni?

Anche se sembra fantascienza non è difficile da dire, senza scomodare i grandi maghi o Nostradamus.

In primis c’erano i bozzetti originali e tutte le lastre ricavate per la realizzazione delle stampe cromolitografiche delle serie portate a termine di stampa come da commessa (1088 – 1089 – 1094 – 1098 – 1105 – 1113 - 1114 – 1119 – 1123).

C’era sicuramente la serie 1089 nella versione italiana che solo parzialmente era stata consegnata nel 1914 (prima della guerra) e di cui andò distrutta la rimanente e corposa parte della fornitura composta principalmente da copie della edizione italiana.

Identico discorso per la serie 1089, solo parzialmente consegnata nel 1914 e poi andata distrutta a Lugano con una grande quantità della serie in edizione italiana.

La serie 1094 di cui era stata distribuita solo una piccola quantità di serie francesi, prima della guerra e di cui andarono perdute l’intera produzione italiana, belga e tedesca.

La serie 1098 era già stata consegnata prima della guerra, tuttavia a Lugano andò distrutto il carico delle italiane che non erano poche e la coda della produzione della serie in edizione belga e tedesca.

Della serie 1105, di cui prima dell’inizio del conflitto la tipografia aveva consegnato il grosso delle produzioni delle edizioni belga e tedesca ed una prima consegna della serie in edizione italiana, andò distrutto il grosso della edizione italiana e la coda delle edizioni belga e tedesca.

Sicuramente nel materiale distrutto a Lugano c’erano anche le figurine della serie 1113 tra cui una coda di fornitura della edizione italiana, una abbondante fornitura della edizione belga e praticamente una buona parte delle serie in edizione tedesca.

Certamente andarono distrutte molte serie della edizione italiana della 1114 e la coda della fornitura delle edizioni di Belgio e Germania.

Presente sicuramente tra il materiale a Lugano anche una coda finale abbondante di consegna della serie 1123 nella edizione italiana ed il grosso delle edizioni francese e belga, quest’ultime in quantità ancora maggiori.

Non escluderei affatto che nel materiale distrutto a Lugano ci fosse anche una coda di consegna della serie 1130 in edizione italiana e, soprattutto un consistente fetta delle stampe della edizione tedesca.

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