DITTA PIETRO WUHRER - BRESCIA
SERIE
“ I FILM DI WALT DISNEY “
(TITOLO DI FANTASIA – 1954)
FIGURINE
PRESENTAZIONE
1. PREMESSA
Nel 1954, anno in cui presumibilmente queste figurine furono editate, in Italia circolavano, a pieno regime e con grande successo di pubblico, le figurine della Liebig (da quasi 80 anni) e le figurine della Lavazza (da soli 5 anni).
Questa tipologia di figurine classificabili come di “produzione reclamistica” oppure, secondo la visione tedesca come “figurine del commerciante”, dato che erano figurine non vendute in edicola, ma normalmente ritirate, consegnate da un commerciante di un negozio di alimentari o di dolciumi, non erano, conseguentemente, figurine in commercio perché erano editate non da una casa editrice, e non erano vendute come prodotto editoriale, bensì dal produttore di un prodotto assolutamente estraneo alla figurina la quale finiva con il diventava un semplice specchietto per le allodole, un mezzo di pubblicità e di fidelizzazione del cliente, diremmo con linguaggio moderno.
In realtà, abbiamo visto, come la gran parte delle cartonate da dispenser fossero edite da case produttrici di dolciumi e non da vere e proprie case editrici, esempio più marcato la Sidam per non dire delle produzioni Fidass, Elah, Alba Tortona e via dicendo.
Il fenomeno reclamistico era in realtà, per le cartonate da dispenser, una veicolazione immediata del prodotto di core business (il dolciume), mentre per Liebig & co si trattava di una veicolazione, diciamo così, di seconda mano o a “scoppio ritardato” perché l’acquisto di una confezione di prodotto non produceva un immediato accrescimento della raccolta delle figurine, ma una semplice tappa di avvicinamento.
Inoltre la veicolazione del dispenser era immediata, di strada e rivolta al pubblico “ciccarolo”, ovvero i bambini per strada, mentre le Liebig erano rivolte ad un target più adulto e comunque erano gestite da questi e non dai loro figli, se non altro per la procedura di richiesta delle figurine, non certo immediata e non certo gestibile facilmente da ragazzi o bambini.
Sta di fatto che la Wuhrer di Brescia, non certo una ditta di proporzioni da multinazionale, impegnata nel ramo dei dadi da brodo, stretta tra Liebig, Star e Knorr, Maggi ecc. ecc., cercò, con le figurine, una scelta pubblicitaria che la tenesse a galla nella giungla del mercato.
A livello pubblicitario fallì, tanto è vero che la raccolta non fu pubblicata integralmente, ma la colpa non fu delle figurine che invece erano bellissime, curate e di grande qualità sia nelle immagini dei film Disney sia nei curatissimi testi.
2. IL PROGETTO EDITORIALE
Tra le possibili alternative e proposte di soggetto che la Pietro Wuhrer (la scritta corretta è con la u con l’”umlaut” sopra, ovvero i due puntini di origine tedesca, che in italiano si chiama dieresi e che non è per niente facile riprodurre con le tastiere italiane -non è vero, è abbastanza semplice ma io non ci sono riuscito-), considerò, per dare una fisionomia al suo progetto, certamente la scelta fatta fu la più felice ed intelligente, nonché lungimirante che si potesse fare.
Analizzando, difatti, le produzioni della concorrenza, fu facile individuare come la produzione altrui fosse fatta in maniera autonoma, ovvero le vignette riportate sulle figurine fossero commissionate e realizzate direttamente da originali creati ad hoc per la committenza.
La Wuhrer, proprio per non mettersi sulla medesima strada, rischiando di realizzare un clone imperfetto, poi, sicuramente, percepito dal pubblico come una replica, un plagio, si affidò nientemeno che alla Walt Disney, da cui ottenne una serie di immagini dai film che sino ad allora erano stati prodotti ed avevano riscosso grande successo nel pubblico dei piccoli e piccolissimi; film di animazione, quindi una realtà favolistica nella favola!
È anche molto probabile che la Wuhrer ottenne il permesso di utilizzo delle immagini senza nemmeno dover pagare le royalties alla Disney, la quale, a sua volta, ricavava attraverso pubblicazioni di immagini dei suoi film un altrettanto importante rientro pubblicitario.
La raccolta, quindi, fu pienamente indovinata sotto il profilo progettuale e di contenuti.
A livello di consistenza la raccolta fu pensata in 12 serie da sei figurine ciascuna, per un totale di 72 figurine.
Una serie non fu però mai edita, per cui le serie sono 11 e le figurine 66 in tutto.
Esistono poi due ulteriori serie dette “verticali” di cui trattiamo i dettagli più avanti che non sono altro che la serie V e la serie VI (quelle dedicate al film “Peter Pan”) con un piccolo dettaglio variato nella scritta frontale ed i testi a retro differenti e posti appunto “verticalmente”, per un totale, qual ora si volessero prendere in considerazione anche queste due serie “ripetute” di ulteriori 12 figurine (l’immagine frontale è la stessa che compare nelle figurine delle serie orizzontali).
Considerando anche queste ulteriori 12, le figurine della raccolta da collezionare salgono a 78.
I film da cui le figurine furono tratte sono:
- Pinocchio del 1940, uscito in Italia nel 1947 (serie XI);
- Fantasia del 1940, uscito in Italia nel 1946 (serie III e serie IV);
- Bambi del 1942, uscito in Italia nel 1948 (serie VII);
- I tre caballeros del 1944, uscito in Italia nel 1949 (serie X);
- Bongo ed i 3 avventurieri, del 1947, uscito in Italia nel 1952 (serie VIII);
- Cenerentola del 1950, uscito in Italia nel 1950 (serie IX);
- Alice nel paese delle meraviglie del 1951, uscito in Italia nel 1951 (serie I e serie II);
- Le avventure di Peter pan del 1953, uscito in Italia nel dicembre 1953 (serie V e serie VI anche in versione con retro verticale);
- Biancaneve del 1937, uscito in Italia nel1938, primo film Disney anche in Italia anteguerra, cui doveva essere dedicata la serie XII mai editata.
A completare il bellissimo progetto c’era l’album, un pezzo oggi rarissimo e costoso fuori di misura, concepito come un raccoglitore ma con le caratteristiche da vero album di figurine, dotato di una bella copertina che descriveremo in dettaglio nella apposita pagina dedicata.
3. ASPETTI GRAFICI E TIPOGRAFICI
Le figurine erano di grandi dimensioni, 11 x 7,6 a sviluppo sia verticale che orizzontale nella parte anteriore e di sviluppo orizzontale nel retro ad eccezione delle due serie dedicate a Peter Pan di cui esistono le due serie anche con retro a sviluppo verticale (poi entreremo nel dettaglio).
Le serie sono frontalmente tendenzialmente orizzontali.
Di serie “pure”, ovvero tutte con il medesimo orientamento troviamo:
- La serie II, la III, la VI, la VIII, la IX, la XI, tutte serie completamente orizzontali;
Mentre di serie “miste” troviamo:
- La serie I (solo la prima è verticale, il resto orizzontali;
- La serie IV (solo la prima è verticale, il resto orizzontali;
- La serie V (1 e 3 verticali, le altre orizzontali),
- La serie VII (2, 3, 5 verticali, le altre orizzontali),
- La serie X (solo la quinta è verticale, il resto orizzontali),
Il cartoncino è di qualità discreta, piuttosto leggero ma rispetto alle Liebig sembra più grossolano meno lisciato, ma di peso praticamente identico.
Al tempo le Wuhrer hanno avuto una resa inferiore rispetto alle Liebig, Lavazza e non è facilissimo trovare esemplari perfettamente conservati, almeno in proporzione rispetto alle Liebig o Lavazza.
La stampa è buona ma non è una cromolitografia come le già citate concorrenti.
La figurina appare lucida dai colori piuttosto sommessi, raramente squillanti e sgraziati e capace di restituire spesso le morbide atmosfere dei colori dei film della Disney, colorati, ricordiamo a mano, fotogramma per fotogramma.
Non trattandosi di cromolitografie, sono presenti, in quantità non irrilevante, figurine che presentano qualche difetto di stampa, principalmente quello del disallineamento dei cliché, con il conseguente effetto di sovrapposizione di alcune aree colorate (effetto di immagine” mossa”).
L’impianto grafico è semplice, costituito da una ampia cornice bianca che, nel lato destro per le orizzontali ed in quello basso per le verticali, diviene nettamente più ampio e asimmetrico rispetto a quello opposto per creare, non più una cornice, ma un’area in cui sono stampati gli elementi salienti della figurina, nell’ordine di riga (tre righe):
- Titolo del film, numero di serie numero di figurina della serie;
- Concessione della Disney e riproduzione vietata;
- Intestazione della ditta produttrice.
Tale divisione concettuale degli spazi è identica alle Liebig Lavazza, ma è differente come scelta grafica in quanto gli spazi dedicati alla scritta frontale appaiono laterali alla figurina orizzontale e quindi perpendicolari al verso di visione, mentre nella figurina a sviluppo verticale appaiono a piè di figurina.
Solo nella serie i e ii lo spazio bianco dedicato al testo frontale è caratterizzato da una reticolatura di fondo di colorazione azzurro (serie i) e rosa (serie ii) che individua l’area di stampa.
Tale caratteristica scompare dalle serie successive.
4. I SOGGETTI
Abbiamo già detto dei film Disney interessati dalle figurine e dalla loro ripartizione che, in pratica, a livello figurine e non serie, si articola nella seguente maniera:
- 12 figurine – Peter Pan – Alice – Fantasia;
- 6 figurine – gli altri 5 film presentati.
Va sottolineato che, considerando la variante di serie “a retro verticale” le serie dedicate a Peter pan saranno 4 e non due e le figurine, conseguentemente, saranno per questa pellicola 24, ma le immagini rappresentate saranno sempre e solo 12, essendo la differenza esclusivamente nel retro.
È difficile, anzi impossibile, raccontare un lungometraggio in soli 6 fotogrammi, ricordo che, nel recensire le figurine Elah dei film di James Bond, scrissi che era impossibile descrive un film in 80 immagini ….
Le figurine rappresentano quindi un semplice momento della pellicola, un frammento, una scheggia, seppur significativa, della pellicola stessa, ma per convincersi che non siano state scelte casuali, basta leggere gli ampi testi a tergo per accorgersi di come le immagini siano in funzione del testo e/o viceversa, ma comunque strettamente connesse l’una all’altro.
5. IL RETRO ED I TESTI
L’impostazione del retro è fondamentale perché, abbiamo detto che esiste una variante del retro per cui, alla fine le serie da collezionare (volendolo fare ma è da considerare una opzione e poi vedremo perché) potrebbero essere 13 e non più undici, viste le due serie di Peter Pan con variante significativa del retro.
Nella descrizione del retro, quindi presentiamo le due diverse versioni.
- Versione orizzontale
Questa versione è su tutte e XI le serie edite.
Lo spazio appare con una ampia, molto ampia cornice esterna ricavata con una riga nera al cui angolo basso a sinistra appare il disegno di due scatole di dadi da brodo Wuhrer ed identica funzione pubblicitaria ha la grande scritta posta in alto, esterna all’area delineata dalla cornice: “le minestre che piacciono ai bambini sono quelle preparate con brodo Wuhrer”.
All’interno della cornice il numero della serie (in numeri arabi), il numero della figurina, della serie e poi il titolo della serie, il tutto nella solo prima riga.
Poi il testo, del cui contenuto diremo a fattor comune con una ampiezza che va dalle 12 alle 17 righe, piene senza spazi morti, quasi un tutt’uno, senza soluzione di continuità, eccezion fatta per la punteggiatura. - Versione verticale
Questa versione riguarda solo due delle XI serie edite e precisamente la serie V e la serie VI dedicate al film “Peter Pan”.
La versione verticale è tutta un’altra cosa!
Sul fronte compare una differenza che si nota immediatamente in quanto il testo scritto non è di sole tre righe bensì di 4 righe e nella quarta è riportata in caratteri grandi la sola parola “Brescia” località sede della ditta Wuhrer.
Il retro è, innanzi tutto privo di testi descrittivi della storia e questo sarebbe un grave vulnus alla bellezza delle figurine e della serie che così verrebbe privata forse della sua parte piu’ bella.
Ma in realtà vedremo che non è proprio così
una cornice viene ricavata come da due grandi parentesi quadre ai lati lunghi della figurina e sopra e sotto campeggiano, in caratteri maggiorati, la scritta “caro bambino” in alto e “la cucina italiana è la migliore del mondo”, forse un po’ sciovinista ma affatto sbagliata, in basso! Al centro un “enorme ed inutile pistolotto sul come fare a richiedere le figurine da raccogliere, sul come inviare la busta contenente le “linguette da ritagliare” (mi fa tenerezza questa affermazione “linguette da ritagliare”… oggi le chiameremmo volgarmente “prove di acquisto”… un altro mondo quello di una volta … non necessariamente migliore … ma basta leggere per capire … oggi se mandi una cosa per posta la mandi per raccomandata e la chiudi a triplice mandata di nastro adesivo metallico, allora mandavi le prove di acquisto in lettera “aperta”… aperta!!!!
A parte questo aspetto, analizziamo i testi, i veri testi.
I testi sono splendidi, morbidi, delicati, dolci, sognanti, adattissimi ai bambini, scritti in maniera originale a mo’ di racconto ma portati avanti con una consequenzialità di rara stringatezza e precisione e con tonalità aulica da fiaba, nemmeno da favola!
Ritengo che i testi siano stati composti da mano femminile dolce e preparata a parlare ai bambini in maniera tenera ma non elementare.
Sono testi bellissimi!
6. PERCHÉ’ LE SERIE A RETRO VERTICALE?
Ma allora perché creare due serie di figurine (ricordiamo la V e la VI dedicate a Peter pan) in una versione diversa del testo a tergo (ma c’è anche una piccola differenza sul fronte) senza testi “narranti”e solo con le spiegazioni di come raccogliere le figurine?
La ragione sta nel fatto che le figurine sì fatte erano figurine omaggio ed erano state inserite e distribuite attraverso le scatole di brodo, per rendere edotti i collezionisti potenziali del metodo di raccolta delle figurine.
In altri termini erano figurine diverse nel lato frontale (una piccola diversità grafica nel testo) e con un retro assolutamente differente.
E’ evidente che le motivazioni che avevano indotto la Wuhrer a produrre due serie promozionali ma non identiche a quelle collezionabili erano state dettate da un riscontro non positivo dell’impiego della figurina come ausilio all’ incremento vendite, per cui urgeva fare un qualche cosa che pubblicizzasse meglio il veicolatore delle vendite (la figurina).
Cosa di meglio se non la stessa figurina distribuita però in maniera e forma diversa, con una scritta diversa sul fronte e senza i testi di accompagno?
Tale ragione è avvalorata soprattutto da due fatti:
- Il primo relativo alle serie in cui la figurina omaggio compare, la V e la VI serie, ovvero a metà dell’opera, punto in cui, per solito, si pone una pausa di riflessione critica del rapporto costi benefici di una campagna pubblicitaria.
E’ evidente che l’aver modificato due serie a questo scopo significava che la ragione pubblicitaria non aveva dato, sino ad allora, i benefici sperati e che l’imputazione di tale situazione deficitaria era stata data alla scarsa diffusione del metodo da attuare per avere le figurine a casa. - Il secondo riferito alla dismissione anticipata del progetto, tanto che una serie (la XII) non fu mai pubblicata, segno che la riflessione che aveva portato alla realizzazione delle due serie verticali era assolutamente seria e motivata, quanto, malauguratamente, inutile.
Poiché sono abituato a dire la mia, sostengo che l’errore fu nella scelta di distribuire le figurine come fossero un bene prezioso, tenendole nei forzieri della casa madre e spedendole al collezionista solo dietro invio di “linguette tagliate”!
Liebig e Lavazza non adottarono questo sistema, dando al commerciante le figurine e lasciando che questo le distribuisse a quanti gli consegnavano le famose linguette … un metodo forse non perfetto, ma più agile, spigliato e meno centralista … e di maggior effetto pubblicitario e poi decisamente meno fiscale, se magari mancava una linguetta il negoziante le figurine te le dava lo stesso.
Le figurine dovevano girare in abbondanza perché potessero divenire un fenomeno di massa e coinvolgere il cliente ad un maggior acquisto di prodotto, ma, ragazzi, 50 linguette per sei figurine significava spararsi qualche cosa come almeno 300 dadi da brodo per avere sei figurine …cosa impossibile in una famiglia di tre persone…100 dadi da brodo a testa. Ci voleva una mezza vita a raccoglierle oppure tutto il condominio partecipava per procurare sei figurine al pargoletto della famigliola!
Ecco perché’ il sistema fallì
Non certo perché le figurine fossero poco appetibili, ma perché la loro accessibilità fu esosa, complicata e significativamente macchinosa.
7. ASPETTI COLLEZIONISTICI
Queste figurine sono belle!
Hanno fascino e carisma e testi bellissimi, di altri tempi!
Ma hanno avuto una diffusione problematica, se non difficile e quindi non sono divenute figurine di massa ed anche a livello collezionistico se ne sentono e “pagano” le conseguenze.
Difatti, se le Liebig, tranne alcuni casi piuttosto rari (parliamo del dopoguerra), hanno quotazioni di 5 euro la serie, in molti casi anche meno, per queste figurine parliamo anche di 10 euro al pezzo singolo ovvero di circa 60 euro la serie!
Certo pagare 660 euro una collezione completa delle XI serie (quanto mi sono sentito legittimamente chiedere credo nel 2018 alla fiera di Bologna), fa fare un passo indietro anche ai più innamorati.
Attenzione, se poi consideriamo che si tratta di 11 serie (66 figurine), quando una integrale Lavazza si può acquistare a 800 – 1200 euro e stiamo parlando di ben oltre 270 serie (oltre 1620 figurine), scatta una specie di blocco “morale”.
Tutte le cose rare e più preziose, hanno un costo maggiore di quelle belle ma di facile reperibilità, certamente, ma insomma credo che in questo caso le quotazioni siano francamente esagerate.
Considero un prezzo equo i 6 euro a pezzo, i 36-40 euro a serie, ma andare oltre mi sembra un pochino troppo, specie di questi tempi.
Per fortuna la richiesta non è che poi sia “arrogante”, per cui il venditore un po’ è portato ad abbassare le pretese.
Detto dell’aspetto economico, vorrei soffermarmi sull’aspetto collezionistico.
La raccolta è di 11 serie.
L’esistenza delle due serie “omaggio”, a retro verticale, è puramente perfezionistica, e come tale può essere non perseguita dal collezionista non integralista.
Genericamente le figurine di questo tipo è bene acquisirle in maniera non sfusa, preferendo l’acquisto della serie completa di sei figurine piuttosto che quella spuria di una figurina alla volta.
Tuttavia la limitatezza numerica dei pezzi (66 per la versione orizzontale classica) fa sì che si possa anche pensare una acquisizione di un pezzo alla volta, ma sempre se economicamente valida.
È questo un dettaglio in cui il buon collezionista deve saperci fare per gestire le risorse di cui dispone senza imbarcarsi di doppioni pagati a peso d’oro.
Per chi ama le figurine “tipo Liebig”. Questa è una delle 4 raccolte che compongono questo ramo di cartonate ed è assolutamente imprescindibile.
Buona collezione !!!!!!