COMPAGNIA ITALIANA LIEBIG S.p.A. – MILANO<
SERIE
“ ESERCITO ITALIANO “
FIGURINE FUSTELLATE DI GUERRA
FIGURINE
PRESENTAZIONE
1. PREMESSA
La Compagnia Italiana Liebig nasce, con sede a milano, nel 1934.
Unica nel suo genere tra le fila delle distributrici Liebig nel mondo.
La sua missione era la produzione e la distribuzione delle figurine Liebig e la realizzazione di materiale di supporto alla collezione, quali album raccoglitori, foglietti esplicativi, messaggi pubblicitari ecc. ecc.
Quando la guerra sconvolse l’Europa anche il sistema Liebig ne rimase tramortito in maniera feroce ed alcune produzioni, come la tedesca finirono proprio definitivamente con la Seconda Guerra Mondiale.
La realtà italiana, invece, fu solo parzialmente toccata dalla guerra, tanto è vero che proprio la C.I.L., nel 1941, probabilmente di fronte ad una buona tenuta del prodotto sul mercato interno, ed alla contemporanea rarefazione della produzione e distribuzione delle preziose figurine, decise di produrre in proprio e solo per il mercato nostrano delle bellissime figurine cartonate e fustellate con argomento di stampo militare (queste di cui stiamo trattando), ma anche una piccola serie molto particolare dedicata al Presepe.
2. IL PROGETTO
Il periodo, la retorica del primo della classe ed altri fattori, di cui la C.I.L. era impregnata, certamente hanno influito sulle nostre possibilità di avere una visione ufficiale e reale del progetto di questa serie gioiello.
Tuttavia dobbiamo ricordare che la serie è del 1941, anno in cui la guerra è globale e si combatte in Africa, Asia, Europa meridionale, Leningrado è sotto assedio, ma sono, per ora solo successi tedeschi, mentre le forze italiane subiscono continui rovesci dalla sconfitta eroica della seconda battaglia dell’Amba Alagi nell’odierna Etiopia, alla rovinosa battaglia navale di capo Matapan nell’Egeo meridionale.
C’era poco da progettare, forse in quel periodo….
Certamente ci sono più cose ancora da approfondire e certamente a breve queste note saranno ampiamente integrate, tuttavia ritengo che di base la filosofia progettuale Liebig non sia stata completamente stravolta.
Le figurine in mio possesso e pubblicate sono 25.
Erano contenute in un pacchettino molto particolare che le fa sembrare messe all’interno di una busta di color cartone, una busta molto particolare che ha anche una sorte di meccanismo che ne facilita l’estrazione.
Le 25 figurine erano dedicate alle tre forze armate e ad alcune armi dell’esercito:
5 figurine – Arma di Artiglieria;
4 figurina – Regia Aeronautica;
3 figurine – Regia Marina;
3 figurine – arma di fanteria – specialità Alpini (Fanteria di montagna);
3 figurina – Carristi;
2 figurina – Arma di Fanteria - Fanteria;
1 figurina – Genio Trasmissioni;
1 figurina – Corpo di Sanità militare
1 figurina –arma di Fanteria – Specialità dei Bersaglieri;
1 figurina – Arma di Cavalleria;
1 figurina – motorizzazione corpo automobilisti;
per un totale, appunto di 25 figurine anche ben assortite.
L’ideazione e la realizzazione di queste figurine fustellate si deve alla ditta milanese Lasco.
Questa casa editrice di giochi da tavolo, era specializzata nella produzione di giochi per ragazzi che spessissimo venivano offerti come omaggio da numerose ditte dell’epoca anche perché essendo giochi di carta o cartoncino avevano costi molto contenuti, sopportabili per una economia sofferente per gli eventi bellici.
Abbiamo ampia documentazione in merito alla produzione Lasco realizzata per Cibalgina, crema nivea, Nestle’ (una bellissima serie di costumi regionali) ed altre, tra cui, ovviamente la Liebig, tramite la C.I.L.
3. ASPETTI GRAFICI E TIPOGRAFICI
Le figurine sono realizzate in maniera fustellata, ovvero parte delle figurine pretagliate, si può sollevare mettere perpendicolarmente al piano della figurina, realizzando così una figurina verticale che resta in piedi sfruttando come appoggio la gran parte della figurina stessa che resta sul piano.
Una trovata geniale che fa di queste figurine non solo un oggetto da collezione ma anche un vero e proprio gioco da …” pavimento”, magari da giocare in associazione con delle biglie di vetro.
Il cartoncino è abbastanza spesso e resistente e la realizzazione grafica è attenta ai dettagli, tanto che la figurina “espansa” offre una specie di scenario, a volte su più piani di profondità visiva (al massimo tre (ad esempio prendiamo la figurina in cui delle truppe vengono trasportate con motofurgoni, in primo piano troviamo a destra un albero, in secondo piano il gruppo di militari trasportati ed infine, sullo sfondo una montagnola/cespuglio).
La tipografia che realizzò le figurine, dietro alle figurine Liebig non è citata espressamente, mentre nelle stesse figurine che la Lasco commercializzò per proprio conto, si fa riferimento specifico allo stabilimento di arti grafiche “T. Termali – Milano” una tipografia milanese fondata da Tancredi Termali a Milano nei primi del ‘900.
Già conosciuta in ambito produzione di quaderni per la scuola e, secondo me anche impiegata per la stampa delle figurine Liebig (a tal proposito ricordo che l’indicazione della tipografia si ritrova solo a partire dagli anni ’50 in poi.
Ma questa è solo una mera supposizione priva di qualsiasi riscontro.
4. I SOGGETTI
È evidente che i soggetti sono tutti di carattere militare, tuttavia ho rilevato una strana particolarità.
Fuori di dubbio che si tratti di una produzione bellica e con teorico e quasi scontato obiettivo propagandistico patriottico e nemmeno privo di retorica “fascista”.
Nell’osservare le 25 immagini disponibili, però, tutto questo manca assolutamente.
Non c’è una bandiera italiana, non un fregio che riconduca al P.N.F. o alla Monarchia.
E questo non tanto nelle divise dei militari, si tratta, infatti, di dettagli troppo piccoli da riproporre in questa tipologia di figurine, quanto sui carri da combattimento, sulle navi, nelle piazzole della artiglieria strategica o tattica di media lunga gittata!
L’unico riferimento alla nostra bandiera lo troviamo su tre figurine di carattere aeronautico, dove il piano di coda è tricolore!
Con altrettanto distacco viene trattato il nemico (quello reale, gli alleati anglo americani) visto che ne’ la nave colpita da un aerosilurante ne’ l’aereo abbattuto dalla contraerea, ne’ quello che esplode in terra con il pilota che si salva con il paracadute, hanno simboli di riferimento che riconducano al “nemico”.
Nel cercare di darmi una logica spiega di questa particolarità avevo pensato che le “figurine gioco” altro non erano che bersagli da colpire da parte dei giocatori e quindi prive di riferimenti ai nostri “colori” (sarebbe stato come sparare addosso ai “nostri”,) ma poi la presenza dei colori della bandiera italiana sui piani di coda dei velivoli ha impedito di proseguire su tale ordine logico.
In ogni caso e per ogni ragione, qui’ non descrivibile, resta il fatto che la serie è priva di simboli retorici e di propaganda bellica.
Non sono esperto di armi, se non di quelle aeree, ma a me sembra che la grafica mostri armi italiane, cannoni e carri, obici e mitragliatrici, oltre, naturalmente alle divise assolutamente appartenenti alle nostre forze armate.
E poi ci sono oltre al titolo elementi esclusivamente italiani, Alpini e bersaglieri su tutti!
La suddivisione delle varie figurine, molto particolare, è già stata oggetto di disamina.
5. IL RETRO ED I TESTI
Le figurine sono completamente prive di didascalie esplicative.
Non si fa riferimento ad un nome del gioco né al contenuto della figurina, ma non dobbiamo dimenticare che la titolazione è chiaramente espressa sulla busta contenitore.
Sul retro delle figurine c’è solo la scritta a destra del retro “omaggio – comp. Italiana Liebig s.a. Milano” e a sinistra un testo in caratteri molto piccoli che fa riferimento alla autorizzazione della Regia Questura di Milano in data 20 2 ’41 – xix….
Certo è un peccato non avere testi descrittivi (avrei voluto vedere se sarebbero stati esenti anche questi da retorica di propaganda e di guerra), ma questa è la realtà, in fondo queste figurine sono “soldatini cartacei” da tempo di guerra…
6. ASPETTI COLLEZIONISTICI
Non sono figurine di facile reperibilità, questo va detto subito, ma nemmeno sono figurine impossibili da trovare.
Certamente non furono stampate in quantità mostruose, visto le limitazioni belliche e molte andarono distrutte proprio perché giocate dai ragazzini di allora.
Questo spiega il perché non siano proprio semplici da trovare e questo incide certamente sulla quotazione.
Altro elemento che incide è l’appartenenza alla grande famiglia Liebig, seppur del ramo cadetto della C.I.L. ed anche questo influisce sul loro valore collezionistico.
Altro elemento da tenere in buon conto è la datazione che ne fa figurine del periodo “anteguerra”, quindi al di là dello spartiacque generato dalla Seconda Guerra Mondiale.
Se ben tenute queste figurine (le Liebig, non le lasco) dovrebbero avere una quotazione attorno ai 10 – 15 euro l’una, mentre le Lasco dovrebbero stare tra i 5 e gli 8 euro.
Trattandosi di un gioco non esiste, ovviamente l’album.
Buona collezione!!!