INDUSTRIA ITALIANA SURROGATI DEL CAFFE' TOSTATO BRASIL
DI ERMINIO BERTOLDO - VICENZA
SERIE
" GRANDE CONCORSO TOSTATO BRASIL "
ANNI 1958 - 1966?
FIGURINE
PRESENTAZIONE
1. ELEMENTI
Nel quadro della produzione dei succedanei del caffè, è un errore puerile pensare che questi fossero prodotti di serie B, dei prodotti "ciofeca" di bassissimo valore organolettico ed ancor meno di qualità scadente.
La produzione, che troviamo ben avviata e con discreto volume di affari sin dalla metà dell’800, si era andata a mano a mano perfezionando.
Va tenuto presente che all’epoca la distribuzione era molto lenta, difficoltosa e costosa (si usavano i carri con i cavalli) sicché le grandi produzioni in realtà dovevano frazionarsi in piccole fabbriche stanziate a rete, sul territorio e queste subivano la concorrenza di piccoli ma agguerriti produttori locali.
Era una produzione certamente basata su una materia prima autoctona e di basso costo, specie se raffrontata ai caffè, tutti di origine coloniale od extra europee, ma altrettanto certamente era una produzione di altissima tecnologia applicata che si era andata mano a mano raffinando, sostituendo la cicoria con cereali quali, inizialmente il malto, che ben conosciamo come componente di prima qualità nelle birre e, successivamente, l'orzo, che ancora oggi viene servito in tazzina nei più rinomati bar del mondo.
Lentamente, con il diminuire dei costi di produzione e di trasporto del caffè, anche i prezzi cominciarono a contrarsi sicché anche le industrie dei succedanei cominciarono a produrre caffè in proprio e comparvero sul mercato delle specialità non più di solo malto od orzo ma di miscele miste, a volte dette "olandesi".
La Bertoldo che iniziò la sua produzione relativamente tardi, aveva dalla sua l'operatività di molte delle trovate e degli accorgimenti per confezionare una tipologia di prodotti di vasta gamma di fruibilità e di buon successo di vendita, una per tutti "l'Orzo Bimbo" con cui ha fatto colazione una buona fetta dei bambini e dei ragazzi degli anni '60, '70 ed '80 ed oltre.
Nel classico quadro del supporto ad un prodotto o ad una serie di prodotti e nel contesto generalizzato dei concorsi legati ad una prodotto (Mira Lanza, Lazzeri, Fratelli Filippi, Tide, Angelino ecc. ecc.), con una filosofia applicata anche da altre ditte, seppur con metodologie differenti (Concorso del Leone che coinvolgeva più ditte, dalla Lavazza di Torino alla Cora di Torino, alla Ligure Lombarda ecc.), si inserì anche la ditta Bertoldo di Vicenza con le sue figurine punto distribuite attraverso una serie di prodotti della casa.
2. IL PROGETTO
La Bertoldo non creò delle figurine da collezione ma sul fronte delle sue figurine inserì una serie di immagini disegnate o fotografiche, tutte facenti riferimento con la vignetta ad uno dei prodotti di casa.
Come per tutte le figurine punto, l'elemento base era il punto ed i punti disponibili erano frazionati secondo la seguente scala: 5 punti, 10 punti, 15 punti, 30 punti, 50 punti, ed infine i 100 punti.
Non è il caso di addentrarsi nell'aspetto distributivo delle figurine, nel senso che non sappiamo se queste fossero inserite in maniera casuale su ciascun prodotto, a prescindere dal valore punto oppure se i valori eleati di punto fossero solo su confezioni plurime dai costi più alti, ma questo, in fondo, non è importante in quanto non attiene alla figurina in senso stretto.
Per ciascun "valore punto" il progetto prevedeva non un’unica immagine legata ad un prodotto, ma, a volte anche più immagini, per cui alla fine fu realizzato un complesso di figurine di numero certamente superiore alle 50 unità, anche perché se le varianti punto erano 6, le varianti prodotto erano 6, cui aggiungere poi immagini prodotte e distribuite in tempistiche diverse anche, a volte, per aggiornamento della primitiva immagine per adeguarla alla nuova confezione del prodotto (vedi variante di immagine del 1962 per il malto).
3. LE VARIANTI
La Bertoldo non ebbe le necessità della Mira Lanza che, probabilmente per ragioni legate al controllo territoriale del consumo creò figurine codificate con almeno sei variabili, ma si limitò ad "inserire" (non volutamente) due sole varianti su ciascuna figurina, una riferita alla data di concessione ministeriale (elemento discriminante obbligatorio) ed una relativa alla tipografia, elemento questo che diviene una variante solo nel 1963 in quanto il dato della tipografia risulta mancante solo in alcune serie di figurine realizzate fino al 1963.
Questa variante non la si trova più nelle figurine punto di ultima generazione riportanti la scritta "aut. Min. Concessa"
In buona sintesi la variante tipografia si, tipografia no è solo relativa alle figurine del 1963 e quindi ha una influenza molto limitata nel novero finale della produzione di interesse collezionistico.
Una particolare variante è rappresentata da un asterisco azzurro, ben visibile, in genere posto sul fronte basso della figurina il cui significato sfugge decisamente.
Fino ad ora è una variante ritrovata solo su due figurine, una con datazione 1959 e l'altra datata 1960, quindi trattasi di una variante del primo periodo di produzione ma manca la certezza del suo permanere nel tempo e, essendo sconosciuto il significato resta impossibile stabilire frequenze e motivazioni di realizzazione.
4. ASPETTI GRAFICO TIPOGRAFICI
Come quasi tutte le figurine punto queste della Bertoldo misurano cm 4,3 x 6,7 e sono tutte ad orientamento verticale.
Il supporto cartonato è di medio spessore e a grana color bianco paglierino, più bianco che paglierino e presenta degli abbrunimenti leggeri specie nelle figurine degli anni 58 e 59; le figurine post 1963 sono quasi tutte decisamente più chiare e non solo per effetto del minor tempo di esposizione "alle ingiurie del tempo".
Degna di rilievo è la stondatura dei bordi, molto più accentuata che nelle Mira Lanza, il che rende la figurina molto leggera.
La qualità di stampa non è delle migliori e risulta un po' "fumosa" non nitidissima, a volte come sfocata, soprattutto nelle fotografiche, mentre le disegnate sono spesso meglio realizzate anche perché sono meno “cariche” di immagine e sono quindi più "sintetiche", il tutto rilevabile specie nelle prime edizioni.
5. I SOGGETTI
Sino ad ora sono stati identificati 23 soggetti, alcuni proposti in più valori punto, altri proposti in versione unica di valore punto, ma in questo caso meglio non sbilanciarsi, c’è necessità di disporre di un elevato numero di figurine (che al momento non c’è) per avere più certezze.
In uno solo dei soggetti fino ad ora in raccolta si ha la sola presenza di una tazza con cucchiaino ed il prodotto senza alcuna presenza "umana".
In altre due serie troviamo, come elemento "umano", solo la mano che versa dalla caffettiera la bevanda nella tazza, mentre nelle rimanenti serie la figura umana appare in maniera fortemente definita.
In tutti i soggetti, sempre in primo piano troviamo il prodotto di riferimento nella sua confezione di vendita.
In un caso relativo all'orzo bimbo troviamo una variazione dell'immagine dovuta al cambio della confezione sul mercato, per cui l'immagine fu aggiornata.
6. IL RETRO ED I TESTI
Diciamo subito che, se l'immagine sul fronte è puramente descrittiva ed evocativa del prodotto associato, il testo sul retro non fa alcuna menzione dell'immagine e ne è completamente scollato.
Questo dovrebbe far sì che il retro sia un fattore comune a tutte le figurine della raccolta con le sole eccezioni degli elementi variabili (numero e data di autorizzazione e tipografia si/no.
In realtà esiste un retro che è valido dall' edizione 1958 alla edizione 1960 inclusa in cui in intestazione compare, sottoposto alla scritta "tostato Brasil" anche il prodotto " Portorico caffè ".
Nelle edizioni a partire da quella del 1961 la scritta Portorico caffè viene abolita ed il retro cambia definitivamente.
7. ASPETTI COLLEZIONISTICI
Queste figurine punto non sono molto ricercate e non hanno una pletora di collezionisti alla loro disperata ricerca.
Contestualmente non ce ne sono grandi disponibilità sul mercato.
Alla fine le due cose si compensano.
Non dovrebbe essere una raccolta particolarmente vasta ed è, quindi affrontabile con la speranza di poterla "completare" in tempi non biblici e, soprattutto non impiegando mai capitali per terminarla.
Sul termine "terminare", ovviamente ho delle remore perché le figurine punto non hanno un album non sono numerate e, spesso non rispondono a logiche collezionistiche, quando non sono tarate da "dipendenze" di carattere geografico dovute ad una distribuzione mirata su parametro geografico di certi soggetti particolari.
Riguardo alla valutazione diciamo che, se prese in blocco le figurine non hanno valore superiore ai 50 cents massimo 1 euro, mentre se le prendiamo singolarmente la valutazione può salire anche sino a 2 euro e su eBay qualcosina in più per via dei diritti di piattaforma informatica.
È una raccolta di oltre 60 anni fa e quindi abbastanza datata e quindi ha un suo estrinseco fascino, ma anche le figurine dopo un po' si fanno amare ed emanano un proprio intrinseco fascino.
Buona collezione !!!!!!!!!!!!