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BRIOSCHI – MILANO

LA STORIA

 084 Ancona G

 

1. IL SUO FONDATORE

Achille Antonio Brioschi nacque a Milano il 25 luglio del 1860 da una famiglia lombarda molto attiva nel campo della imprenditoria, essendo suo padre il titolare di una Ditta di trasporti (con carrozze a cavalli) tra Milano e Vienna.
Ma Achille non seguì le orme paterne e si impiegò, poco più che bambino nel ramo chimico farmaceutico, prima come tirocinante e poi come impiegato.
Dalla esperienza maturata presso queste Società chimico farmaceutiche, trasse, a soli 20 anni la convinzione di poter fare strada in quel mondo ed impiegando i pochi capitali che gli derivavano dalla famiglia, nel 1880, iniziò a produrre in proprio una polvere effervescente, derivata dal prodotto chimico “citrato di magnesio”, peraltro ben noto in Inghilterra, che chiamò “Effervescente Brioschi”.
Il successo ottenuto, peraltro non senza difficoltà lo portò ad aprire una succursale in Brasile, dove il prodotto venne commercializzato con successo.
Nel ventennio successivo la “Achille Brioschi &c” come, dal 1907, si chiamava la sua Società, oltre che in Italia, aveva fabbriche anche negli U.S.A. ed in Svizzera ed il suo prodotto, nel frattempo ulteriormente perfezionato, era già un prodotto di successo e l’azienda aveva, finanziariamente, basi assolutamente solide.
Nel prosieguo Achille Brioschi ebbe una eccezionale intuizione acquisendo i diritti di commercializzazione di un disinfettante che ancora oggi è in commercio, il “Lisoformio”.
Per 60 anni la “Achille Brioschi & c” ha svolto attività nel settore della chimica del benessere fisico e dell’igiene personale e della casa.
Le vicende post belliche (secondo conflitto mondiale) generano una lentissima ma costante crisi societaria che la portano, nel 1967, a cambiare ragione sociale in “A. Brioschi Istituto Biochimico”.
Nel 1970 la svolta che vede la “Brioschi” ritirarsi dalla produzione industriale per divenire, nel 1975, “Brioschi Finanziaria SpA”.
Ancora ulteriori vicende manageriali e di sviluppo portano nel 2007 l’azienda a cambiare di nuovo ragione sociale in “Brioschi Sviluppo Immobiliare”.
Dell’effervescenza di un tempo, almeno quella chimica, non c’e’ rimasto proprio più nulla!
Beh…proprio più nulla non direi, difatti “l’Effervescente Brioschi”, è ancora in produzione col suo nome originale, commercializzato dalla ditta anglo italiana “Manetti & Roberts” …si quella del borotalco…che evidentemente ne aveva rilevato i diritti a suo tempo…

 

2. LA BRIOSCHI E LE FIGURINE

Siamo attorno agli anni 20 del 20esimo secolo.
L’Europa, appena uscita da un conflitto bestiale ed inumano, era sprofondata in una epidemia influenzale (la “Spagnola”, un ceppo molto simile al coronavirus odierno), che aveva decimato la popolazione (si stima fece tra i 50 ed i 100 milioni di morti, specie tra la popolazione giovane), e doveva risollevarsi in fretta!
Tutto andava in fretta in quel periodo, i futuristi ed il loro culto della velocità, la politica che trasformava, con la propria lentezza e scarsa lungimiranza delle "marce" in eventi storici, e poi c’erano le figurine che, già da quasi 40 anni, la Liebig utilizzava in appoggio ai propri prodotti facendolo diventare un po’ il vezzo dell’epoca, ma anche il vanto delle case produttrici.
Poter offrire una figurina da collezione ai propri consumatori era un vanto che solo solide organizzazioni commerciali potevano permettersi, specie se le figurine avevano lo standard qualitativo dettato dalla Liebig (disegni originali di alta qualità e realizzazione delle figurine attraverso il procedimento di stampa della cromolitografia).
Achille Brioschi non poteva accettare che la sua Ditta ne fosse priva e decise di adottare una linea del tutto originale nella scelta del soggetto delle “sue” figurine.
In quel periodo storico si stava affermando, contro i torti subiti dall’Italia vincitrice di una guerra mondiale e, malgrado ciò, costretta a compiere colpi di mano “pirateschi” (i legionari di Ronchi che partirono alla conquista di Fiume) per vedere annesse le italianissime terre dell’Istria, un distinto nazionalismo, ben più logoro di quello con il quale il Paese era uscito dalla guera, basato sulla sfiducia nei confronti degli alleati, un nazionalismo di perdenti, di frustrati, un nazionalismo da vinti e non certo da vincitori.
Proprio da quei luoghi, teatro delle più sanguinose battaglie della guerra appena terminata, si sviluppò una mentalità separatista (nei confronti del contesto europeo) ed autarchica, poi, di lì a molto poco, sapientemente ripresa e abilmente "cavalcata" dal regime fascista.
Queste dinamiche politico-sociali certamente suggerirono l’ispirazione di un prodotto editoriale squisitamente italiano, che fosse in linea con il processo di crescita dell’Italia, in cui l’Italia si era fatta ma restavano da fare gli italiani.
In tale ottica la prima guerra mondiale appena terminata era da tutti considerata l'ultima delle guerre risorgimentali in cui l’Italia, con la sua vittoria, aveva redento tutti gli italiani (?) e consegnato le loro case all'interno dei patrii confini.
L’idea fu di pubblicare diverse serie di stemmi delle città d’Italia, l’Italia un paese fatto di tanti comuni quanti erano i suoi campanili!
Fu un successo.
La “Achille Brioschi & c” ci ha lasciato, nel corso di un ventennio e più, una raccolta di ben 600 stemmi di altrettanti comuni italiani, che diventano però 800 figurine, essendo le prime due serie di figurine (200 comuni) realizzate tanto in formato “grande”, quanto in formato “piccolo” (il formato si riferisce agli stemmi e non alla dimensione della figurina che restò sempre la medesima.
Dalla terza alla sesta serie si produsse solo in formato “grande”.
Dallo sfrigolare del citrato...oh pardon! dell’“effervescente Brioschi”, che ancora oggi continua è rimasto, questo ormai consegnato alla storia, il rigore e la bellezza di 800 meravigliose figurine!

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