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IL DISPENSER

J INTERO

1. INTRODUZIONE

Nella pagina seguente sono riportati gli elementi caratteristici di questo fondamentale strumento grazie al quale sono nate le figurine cartonate.

Come già espresso in altra parte del sito, le figurine cartonate sono nate come elemento aggiuntivo per la vendita di gomme o caramelle (in Italia solo gomme da masticare) ed hanno assunto l'aspetto di grandi dimensioni e consistente spessore proprio per essere "emesse" da un distributore automatico dietro il pagamento di una cifra senza che ci fosse l'intervento del venditore.

Ben presto però le figurine presero il sopravvento sul prodotto dolciario che avrebbero dovuto veicolare e nacquero così dei dispenser oppure, “italianamente” dicendo, dei “distributori” capaci di erogare la sola figurina.

Nella barra arancione dei menu posta sopra questa pagina troverete delle finestre che vi porteranno dentro diverse tipologie di dispenser che furono impiegati nell'"epopea delle cartonate" che va dal 1957 al 1967! (attiva da febbraio 2013).

2. DEFINIZIONE

Con il termine “dispenser” in inglese ci si riferisce ad un “dispensatore” ovvero ad un distributore automatico, una macchina capace di distribuire, senza l’ausilio dell’uomo, prodotti di qualsiasi genere.

Il dispenser nasce per coprire l’esigenza di distribuzione di un bene, a pagamento, senza la presenza dell’operatore.

Naturalmente esistono una infinità tipologia di dispenser che noi inizieremo innanzitutto a dividere in tre grandi categorie.

  • Dispenser meccanici;
  • Dispenser elettromeccanici;
  • Dispenser elettronici.

I dispenser meccanici sono quelli che utilizzano esclusivamente componenti meccaniche e non necessitano di energia elettrica per funzionare, energia sia proveniente dall’esterno (rete) sia dall’interno (batterie).

I dispenser elettromeccanici sono di due categorie:

  • Quelli il cui meccanismo di distribuzione è esclusivamente meccanico ma hanno capacità, attraverso il concorso di energia elettrica, di essere illuminati.
    In questi dispenser l’energia elettrica serve solo come illuminazione, per lo più con scopi di richiamo/ visibilità;
  • Quelli che impiegano l’energia elettrica, oltre che per rendersi più visibili e attraenti, anche per azionare i movimenti necessari per erogare il prodotto che custodiscono. Si tratta di movimenti meccanici cui lo “start”, (il via all’erogazione) viene dato elettricamente. Nei dispenser di questa categoria, più avanzati l’elettricità serviva anche per far muovere piccoli servo motori.       L’azione di stop era sempre di tipo meccanico. (micro-pulsante di spegnimento della parte elettrica in funzione)

I dispenser elettronici sono quelli in cui la parte meccanica è presente ma si muove e “lavora” completamente sotto il comando elettrico che ne gestisce la serie di movimenti e le sequenze di erogazione.

Questi dispenser, al proprio interno, dispongono di memorie basate su entità di memoria, chiamate “Eprom” inserite su circuiti elettronici stampati.

In questa tipologia di dispenser il controllo del denaro inserito avveniva in maniera elettro-meccanica (prima parte meccanica –attraverso un misuratore di diametro e di peso per le monete – e seconda parte elettronica – chiusura di una serranda per cui la moneta scendeva verso la buca rifiuti e non verso il cancelletto di accettazione.)

Oggi i dispenser elettronici non hanno più circuiti stampati ed Eprom di memoria ma delle schede madre ed altre schede collegate, secondo il tradizionale sistema del computer.

Le memorie sono contenute all’interno di processori.

Pertanto i dispenser di oggi, sono gestiti da un computer (computerizzati), accettano monete e banconote (con sistema di lettura laser) ed addirittura card e chiavette elettroniche con le quali colloquiano sottraendo l’importo dell’acquistato dall’ammontare del credito; sono in grado di erogare una molteplicità di prodotti differenti a prezzi differenti.

Ovviamente oggi restano in funzione i dispensers meccanici (distribuiscono ancora oggi caramelle dolciumi, noccioline palline biglie ecc. ecc. ed i dispensers elettronici computerizzati, tra cui il più classico è il distributore di bevande multiple calde.

3. QUALCHE CENNO STORICO

I primi dispensers erano semplicissimi e nemmeno “proteggevano” il prodotto.

Tra questi ricordiamo i distributori di giornali, dove il giornale era posto dietro una barra ed infilando il soldino la barra si sbloccava e si poteva alzare a mano, permettendo all’utente di prendere la sua copia del quotidiano in vendita.

Riportando verso il basso la barra il soldino ricadeva nel contenitore e la barra si bloccava di nuovo, pronta a sbloccarsi per una successiva distribuzione.

Naturalmente la presenza ed il movimento della barra erano praticamente “inutili” perché’ il quotidiano poteva anche essere preso, da persone con il pelo sullo stomaco, senza l’ausilio della moneta e del movimento della barra.

Alcuni semplici distributori, capaci però di proteggere il prodotto che distribuivano, furono i distributori di dolciumi e frutta secca, che poi sono i “prodromi” del dispenser combinato che è l’oggetto del nostro interesse collezionistico, in quanto erano sigillati, chiusi ed il prodotto contenuto all’interno era in un contenitore di vetro, quindi ben visibile ed accattivante.

L’erogazione del prodotto avveniva per gravità ed il soldo serviva come chiave di congiunzione tra l’esterno e i leveraggi interni.

Successivamente alla introduzione dell’energia elettrica i dispenser divennero colorati e luminosi anche se andavano posti relativamente vicini ad una presa di corrente, cosa elementare per una casa ma più complicata per l’esterno di un pubblico esercizio a causa delle problematiche di sicurezza soprattutto in giornate piovose.

Tra questi, i primi furono i distributori automatici di sigarette che funzionavano in maniera assolutamente meccanica.

Bastava, infatti, tirare un cassettino il cui comando di apertura era elettrico, per recuperare il pacchetto di sigarette che l’azione di apertura del cassetto liberava dal vincolo e scendeva poi per gravità, il tutto naturalmente dopo aver introdotto il giusto numero di monete (i primissimi prevedevano un solo tipo di moneta e prezzi uniformi per tutte le tipologie di sigarette in distribuzione in quanto non erano in grado di riconoscere che un solo tipo di moneta ed un unico prezzo.

Solo dopo l’introduzione dei dispenser elettromeccanici, fu guadagnata la possibilità di erogare prodotti freschi, in quanto in grado di contenere all’interno tra le altre cose anche un refrigeratore.

Dopo la seconda guerra mondiale la Coca Cola fu la prima ad importare in Italia i distributori automatici per i suoi prodotti che venivano così distribuiti freschi.

Il primo dispenser per figurine fu un dispenser ad azione multipla di tipo esclusivamente meccanico ideato e costruito dalla Master Vending & co di Londra nel 1956.

Questo distributore era in grado con il semplice leveraggio meccanico di distribuire un prodotto per caduta ed una figurina per spinta orizzontale.

Successivamente in Italia soprattutto le grandi ditte produttrici di macchine da caffè spinsero la ricerca in questo campo e produssero macchine in grado di erogare un caffè espresso partendo addirittura dal caffè in grani, non quindi un prodotto liofilizzato.

Il cammino dei dispenser lo abbiamo visto coi nostri occhi.

Oggi ci sono distributori che, gestiti da un computer sanno erogare più di 20 tipologie diverse di prodotti, dalle bevande calde o fredde alle merendine agli snack, fino a prodotti freschi, caricati giornalmente!

4. I DISPENSER PER LE FIGURINE

I dispenser per le figurine, in realtà erano dispenser per i dolciumi, in modo particolare per le gomme americane, così dette in Italia, in quanto i primi veri “dispensers” di gomme furono proprio i soldati americani che risalivano l’Italia nel 43, nel pieno delle operazioni di guerra.

Il termine inglese è Chewingum ovvero gomma da masticare.

In Italia i primi distributori di gomme americane (di sole gomme americane) comparvero nei primissimi anni 50.

L’industria dolciaria angloamericana si inventò un sistema per vendere meglio le sue palline di chewingum e scelse di associarne la vendita ad un prodotto editoriale dal bassissimo costo ma che fosse di grande attrazione e richiamo per i ragazzi.

Cosa meglio di una figurina con il proprio campione di calcio o di cricket ritratto?

I tecnici della Master Vending elaborarono un distributore che aveva le seguenti caratteristiche:

  • Proteggere figurine e dolciume dalle intemperie;
  • Avere un basso costo;
  • Disporre di una meccanica estremamente funzionale e semplice;
  • Avere una buona stabilità statica;
  • Essere parzialmente trasparente in modo da mettere in risalto i dolciumi contenuti;
  • Non essere troppo voluminoso e pesante;
  • Essere di facile e duratura manutenzione;
  • Essere “sicuro”, ovvero poco facilmente manomettibile;
  • Disporre di una apertura semplice ed immediata per ricarica di gomme e figurine e per togliere l’incasso.

Ovviamente la macchina doveva essere in grado di erogare due prodotti.

Realizzare un progetto simile, all’epoca non fu complicato, sotto l’aspetto progettuale; quello che fu più arduo fu realizzarlo dando a ciascuna delle caratteristiche sopra esposte il massimo dei livelli possibili, quindi mirando alla massima qualità ed al minimo costo.

In realtà il prodotto della Master Vending altro non era che un distributore di palline di gomma da masticare al quale era stato abbinato, a latere, un secondo distributore di figurine separato dal primo distributore ma collegato attraverso le leve del movimento che era originato dalla sola rotazione della leva.

Quindi i primi esemplari erano costituiti da due distributori uniti assieme e funzionanti entrambi con un solo movimento.

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5.  LE VARIE FAMIGLIE DI DISPENSER

I dispenser destinati alla distribuzione di figurine possono essere classificati secondo due grandi famiglie:

  • I dispenser di sole figurine;
  • I dispenser di figurine e gomme americane a pallina.

Alla prima famiglia appartengono dispenser:

  • Con una unica colonna erogatrice
  • Con due colonne erogatrici.

Alla seconda famiglia appartengono dispenser:

  • Con distributore di gomme e distributore di figurine collegati ma separati (tipo Master Vending);
  • Con un distributore di gomme ed una unica feritoia per la distribuzione delle figurine;
  • Con un distributore di gomme e due feritoie di distribuzione delle figurine;
  • Dispenser multipli con due manopole di rotazione, due distributori di gomme e ben quattro feritoie per la distribuzione delle figurine.

6. LA PRODUZIONE ITALIANA

Quando, nel 1957, la Master Vending tentò di invadere il mercato italiano costituendo una sua filiale italiana a Roma, l’idea risultò immediatamente vincente, ma i più veloci a comprenderne gli sviluppi e le possibilità non furono i dirigenti delle grandi industrie di dolciumi, ma dei tecnici esperti di macchine elettromeccaniche e meccaniche, casse da negozio, da bar, giochi tipo flipper, slot, bingo ecc. ecc. che lavoravano a Torino in una grande ditta per la produzione e manutenzione di questi strumenti elettromeccanici di svago e non.

Questi signori (quasi tutti ingegneri) studiarono il sistema della Master Vending ed in poco tempo furono in grado di brevettare un bel dispenser dalle elevate capacità e doti massime di efficienza e robustezza capace, in unico “involucro”, di contenere i due dispenser (figurine e dolciumi).

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Questi Signori che poi erano coloro che fondarono la Sidam, furono in grado di produrre, in proprio, i dispensers e le figurine, acquistarono le gomme americane dall’industria dolciaria italiana ed in particolare quella piemontese-ligure che era all’avanguardia e fecero partire il progetto in pochissimo tempo.

Non da meno fu il Polo romano delle figurine che temporalmente il primo a mettere in moto la macchina italiana di produzione e distribuzione di dolciumi e figurine attraverso la Euromatic Record, col suo dispenser a leva ed alla F.I.D.A. di Roma, acronimo di Fabbrica Italiana Distributori Automatici).

Furono, inoltre, prodotti anche dispenser in grado di erogare le sole figurine escludendo dalla distribuzione le gomme o, addirittura, dispenser capaci di aver “bocche di erogazione” multiple selezionabili a seconda del tipo di figurina si volesse acquisire.

Riguardo ai dispenser singoli di sole figurine, poichè questi funzionavano anche loro a 10 lire, sinceramente non riesco a capire la convenienza di prendere una figurina a 10 lire invece che una figurina ed una gomma da masticare per lo stesso prezzo; nei miei ricordi di infanzia ho solo il distributore "doppio" e non quello singolo, per cui va accettato il fatto che i distributori di sole figurine esistevano ed erano anche abbastanza diffusi, basta vedere la varietà di questi dispensers presentata nelle pagine a disposizione, raggiungibili attraverso i menu a discesa arancioni posti sopra questa pagina.

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7. IL MOVIMENTO MECCANICO DEL DISPENSER

Esistono molti tipi di dispenser diversi, tuttavia, pur nelle diversità, in forma di principio, alcune caratteristiche meccaniche sono presenti un po’ in tutti, determinandone il principio di funzionamento.

Analizzeremo qui, brevemente, un ipotetico dispenser “standard” per svelarne i principali elementi costitutivi.

I dispenser di figurine non avevano un unico tipo di movimentazione anche se il più diffuso e funzionale era quello che chiameremo “rotatorio”, ma alcuni (soprattutto i primi) adottarono anche il movimento “a leva”.

Il movimento rotatorio sfruttava il movimento in senso orario (sul piano verticale) della manopola (azione meccanica) che metteva in moto una serie di ruote dentate (sul piano orizzontale) capaci di dare movimento a due differenti parti del meccanismo.

Il movimento “a leva” invece sfruttava il movimento dall’alto verso il basso di una leva (tipo slot machine) per dare il moto a leveraggi che spingevano la figurina per l’espulsione.

 a. LA FUNZIONE DELLA MONETA

Prima di entrare nel dettaglio di questi meccanismi, è però necessario dire che il movimento rotatorio della manopola o verticale della leva era interdetto dalla mancanza di una parte meccanica, mancanza realizzata a bella posta.

Era come se la sequenza fisica, obbligatoria quando si parla di meccanica, fosse stata interrotta.

Per far sì che la sequenza fosse ripristinata era necessaria una ulteriore parte metallica permettesse alla manopola di ruotare.

Questo elemento mancante era la moneta da 10 lire!

Ponendola infatti in posizione era la moneta che con il suo spessore andava a riempire una zona del meccanismo che risultava in depressione, come fosse stata scavata.

Quando la manopola ruotava o la leva scendeva verso il basso, un punzone metallico dotato di molla di spinta veniva appunto spinto dalla molla verso la zona di depressione.

La presenza della moneta , oltre a costituire il “conquibus” la contropartita in denaro rispetto al materiale somministrato era anche un elemento meccanico che entrava negli ingranaggi del dispenser sia per permettere (fisicamente) la rotazione della moneta (primi 180 gradi) moneta inserita che nei secondi 180 gradi (moneta non espulsa, conseguenti alle due necessita base del dispenser ovvero ruotare ed erogar solo in presenza di una moneta e di non erogare più volte con la stessa moneta che andava per forza espulsa dal sistema rotatorio dopo i primi 180 gradi di rotazione.

b. IL MECCANISMO ROTATORIO

Poiche’ il movimento a leva fu presto abbandonato, nel prendere in esame una “macchina standard”, considererò il solo meccanismo rotatorio lasciando la descrizione del meccanismo a leva alla trattazione di un dispenser a leva.

Nel meccanismo tipo Sidam (rotatorio) la moneta (da 10 lire) rimaneva in vista, una volta posta sulla feritoia del dispenser e ruotava verso l’interno del meccanismo finendo poi per cadere per gravità, agevolata da un perno eccentrico espulsore, una volta compiuti meno di 180° di rotazione.
Il meccanismo era tale che la manopola ritornasse nella posizione naturale, dopo aver compiuto una rotazione completa, solo se nella sua fase iniziale di moto la feritoia per la moneta fosse risultata con la moneta inserita.

Il sistema meccanico prevedeva poi, tramite un semplice perno “eccentrico”, di spingere anche se di poco la moneta fuori dall’asse di rotazione e quindi attraverso uno scivolo ad invito fuori dal meccanismo di rotazione!
Questo “perno eccentrico” aveva una doppia funzione ovvero quella di espellere la moneta dall’ingranaggio perché’ questo si potesse ripresentare vuoto per una nuova erogazione e, nello stesso tempo impedire che, incollando la moneta alla sede, si potessero fare infinite rotazioni e, conseguentemente, erogazioni con una sola moneta.
Difatti, anche incollando la moneta non si poteva evitare che il perno eccentrico, destinato a spingere la moneta fuori dalla sua sede, premendo sulla moneta, pur non potendo farla cadere perché incollata, né provocasse, comunque, lo spostamento verso l’esterno con il conseguente bloccaggio di tutto il sistema rotatorio.

Devo dire, avendo studiato il sistema, che i tecnici furono furbi nel posizionare l’eccentrico in una posizione tale per cui fuoriuscita della moneta dalla ruota dell’ingranaggio ed il suo scivolamento nel contenitore sottostante avvenisse prima che il sistema distributivo completasse il processo di erogazione.
Questo comportava due fatti emblematici, il primo era che la macchina, prima incassava e poi distribuiva (alta filosofia commerciale) mentre il secondo fatto era che il bloccaggio della leva di erogazione per mancanza di caduta della moneta bloccava il sistema prima della erogazione evitando che il malintenzionato, incollando un dischetto metallico di nessun valore riuscisse a prendere pallina di gomma e figurina e poi bloccasse il dispenser per l’uso di altri utenti.

Capito il funzionamento del dispenser i malintenzionati non ci riprovavano più ed il fenomeno di bloccaggio degli ingranaggi per “manovra fraudolenta” era, difatti, dopo una prima fase iniziale, divenuto rarissimo.
Va detto però che l’introduzione di un dischetto metallico di diametro pari alle 10 lire era sufficiente per “fregare” la macchinetta, il venditore e la casa produttrice, ma quella era ancora una Italia “onesta”...

c. il movimento dalla leva di rotazione agli organi distributori

Elementare ma funzionante!!!!!

Una leva ruota in senso verticale facendo ruotare un’altra ruota connessa alla prima attraverso denti di ingranaggio in senso orizzontale.

Quindi un semplice ingranaggio dentato veniva messo in moto dalla rotazione della manopola con l’effetto di far ruotare una base orizzontale metallica nella quale erano praticati due fori del diametro della pallina di chewingum.

La zona sottostante il contenitore delle gomme era dotata di un foro di diametro identico a quello della gomma americana.

Quando la base in movimento portava il foro (nel quale era leggermente “seduta” una pallina di chewingum) in corrispondenza del foro nella zona sottostante il contenitore, la pallina di gomma, non avendo più una superficie sottostante che la sosteneva cadeva, per gravità e si incanalava meccanicamente lungo un percorso breve e vincolato che la portava alla “buca di distribuzione” protetta, in genere, da una semplice saracinesca a perni, per impedire che la pallina rotolasse in strada!

Contemporaneamente un’altra parte del meccanismo sfruttava la rotazione della manopola attraverso un braccio metallico collegato ad una placca rotante eccentrica (ovale) collegata alla piastra di espulsione.

Il movimento rotatorio della leva faceva così compiere alla placca di espulsione prima un movimento arretrante (fase di caricamento della figurina) e solo nella seconda fase un movimento avanzante (fase di espulsione della figurina).

La placca di espulsione o anche di erogazione era dotata, nella sua parte posteriore, di un leggerissimo rialzo (pari all’altezza di una figurina, (non un decimo di millimetro di più).

Poiche’ le figurine erano stipate a pressione (meccanica con dei piccoli paesi di piombo) sopra tale placca, quando questa, arretrando portava il rialzo di cui era dotata oltre il bordo della figurina, questa “cadeva” nella sua base e quando la placca iniziava il suo moto in avanti la figurina veniva spinta in avanti prigioniera come era del rialzo della placca.

Per sicurezza i tecnici avevano poi posto, all’interno del dispenser, in corrispondenza della feritoia di uscita della figurina, una regolazione a ghigliottina ovvero una lamina regolabile dall’alto verso il basso in modo che lo spazio di fuoriuscita fosse regolato identico all’altezza della figurina e fossero impedite erogazioni multiple magari dovute a trascinamento della figurina superiore da parte di quella inferiore in fase di erogazione.

 

8.  LA PARTE DEL CONTENITORE E LA “CARROZZERIA”

Oltre la componente meccanica, sopra descritta, il dispenser era costituito fondamentalmente da due parti che chiameremo di “carrozzeria” ma il termine più corretto sarebbe quello di “struttura portante”:

  • una parte di “base” composta dal piano dei meccanismi e dal sottopiano del contenitore dei soldi;

  • una o più colonne verticali destinate a contenere le figurine con, al centro, lo spazio per contenere le gomme. (nel caso di dispenser di ambedue i prodotti, ovviamente).

Il coperchio chiudeva poi tutto il sistema celando alla vista gli ingranaggi ed una serratura lo sigillava alla parte inferiore dove era posta la vasca di raccolta delle monete sulla quale si apriva, di solito, una seconda apertura dotata, anche questa di serratura a chiave che permetteva il recupero dell’incasso.

Le vernici utilizzate erano vernici “alla nitro” trattate a fuoco (tipo automobile), spesso “ribattute” quindi occhio a restaurare il vostro dispenser magari impiegando vernici a smalto ad acqua, che all’epoca non esistevano.
Piuttosto portate i pezzi smontati da un carrozziere e fateveli smaltare a fuoco, il risultato sarà certamente più prossimo all’originale.

Il doppio chassis, era rinforzato sul fondo nel quale erano previsti fori e boccole per avvitare i piedini alla struttura del dispenser.
Utili, ma un po’ traballanti piedini, reggevano quindi il tutto fuori dalle tabaccherie e dai giornalai di allora (non si chiamavano ancora edicole) con noi bambini che li guardavamo con desiderio, dispensatori di cicche, figurine e sogni.

Sostanzialmente il dispenser era tutto qui!

 

9. ASPETTI COLLEZIONISTICI

I dispensers si trovano ancora e sono collezionabili, anzi ci sono molti collezionisti attratti da questi oggetti piuttosto che dalle figurine.

Per un collezionista di figurine un dispenser è certamente un complemento che ricostruisce il mondo della figurina cartonata e da, alla collezione, un sapore diverso, più autentico, più realmente vissuto.

Possedere un dispenser, ovviamente non è affatto indispensabile per una buona collezione di cartonate, ma chi ha deciso di averne uno è un romantico inguaribile, un vero innamorato del mondo delle cartonate e non ha saputo resistere ad avere in casa il "totem" delle cartonate, il magico dispenser.

A volte i dispenser compaiono su eBay con cadenze non frequenti e, solitamente vengono chiamati distributori – distributori meccanici - distributori di figurine e dolce ecc. ecc., tanto per orientare l’eventuale ricerca.Sui dispenser si "scontrano" sempre diversi collezionisti, segno che l'oggetto ha un suo mercato di appassionati.Quelli più comuni sono il Sidam-maxima (quello delle foto sopra) ed il Sidam giallo e rosso, detto “jolly”.

Si trovano addirittura quelli a doppia erogazione di gomme (ne possiedo uno comperato diverso tempo fa ed in ristrutturazione "cronica" che descriverò prossimamente, anche con le note ed i consigli per un corretto restauro.

Il valore è da amatore e va dai 150 ai 350 euro a seconda dello stato di conservazione e del modello e, ovviamente se è in una asta, del numero di agguerriti concorrenti che se lo contendono.

A volte capitano dispenser restaurati (più o meno bene) ed allora dobbiamo correttamente considerare che non possiamo pretendere di pagare zero o quasi zero il lungo lavoro che chi ha restaurato l’oggetto ha dovuto fare sia per smontare e rimontare l’oggetto, ma anche per sverniciarlo, pulirlo e riverniciarlo, spesso con vernici quasi introvabili ecc. ecc.

Se l’oggetto è perfettamente restaurato costerà oggettivamente e giustamente più che un oggetto fresco fresco di cantina.Al venditore e al compratore non resta che trovare un giusto punto di intesa.L’ideale assoluto è un bel dispenser in ottimo stato di conservazione sicche’ non ci sia bisogno di restauri o messe a punto e possa contenere il suo costo in cifre accettabili.

 

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